Scrivere un testo teatrale collettivo in classe

Tempo di lettura stimato: 22 minuti
Come è nata l’idea e come l’abbiamo trasformata in realtà: un’esperienza e un esempio di realizzazione.

Alcune letture fatte a scuola, se colpiscono l’immaginario di chi legge, possono essere particolarmente generative e far nascere riflessioni, ampliare orizzonti; tuttavia non è sempre facile trovare il modo per comunicare agli altri i propri pensieri.
La scrittura collettiva ha sempre funzionato bene in tal senso nelle classi in cui insegno, aiutando a far esprimere anche le persone più introverse e timide.
Ogni classe, come è noto, è un mondo a sé: ho capito subito, guardando negli occhi le e gli studenti, che la lettura di un libro come Prima che chiudiate gli occhi stava provocando nella terza del liceo scientifico in cui insegno terremoti e trasformazioni non facili da dire né da accettare. Ancora una volta ho scelto la scrittura collettiva come pratica didattica attiva e fondata sulla cooperazione, certa che fosse la strategia più efficace per far emergere le riflessioni che si agitavano negli sguardi delle e degli adolescenti che avevo davanti.
Credo che sia stato una sorta di binomio fantastico rappresentato da due storie diverse tra loro a far nascere nella classe l’idea del testo teatrale ispirato dal bisogno di parlare di Prima che chiudiate gli occhi: mentre studiavamo Boccaccio ho raccontato loro della significativa esperienza didattica di Alessia Barbagli sul Decameron (Scrivere per resistere. Il Decameron ai tempi del Covid,  L’asino d’oro edizioni, Roma 2021), ritenendo che potesse essere di stimolo ascoltare un’esperienza così ricca in cui studenti più piccoli di loro avevano dialogato con Boccaccio a tal punto da diventare anche loro re e regine di nuove giornate di un Decameron in tempi di Covid.
Poi, quando la moda dei reading party newyorkesi ha raggiunto Roma, ne ho parlato in classe: le studenti e gli studenti hanno cercato articoli su un reading party che si sarebbe tenuto a Roma nella primavera del 2024, sulla scorta delle esperienze americane.
A quel punto, avendo visto quanto fossero rimasti colpiti dall’esperienza della classe di Alessia Barbagli che aveva lavorato sul Decameron durante il lockdown, ho proposto loro di fare un’esperienza di riscrittura, analoga a quella che li aveva appassionati e incuriositi: ho proposto loro di scrivere un testo teatrale in cui i personaggi potessero parlare liberamente di Prima che chiudiate gli occhi.
Non è stato facile passare dalla proposta, che aveva suscitato un grande entusiasmo, alla sua realizzazione: ci abbiamo lavorato quasi sempre in classe, ma a volte anche a casa: davo loro il compito di curare la forma, di rileggere e migliorare quel che avevamo scritto la mattina.
La classe ha deciso di creare dei personaggi dotati di un loro punto di vista sul libro, un carattere e una storia degni di interesse; all’inizio questi personaggi stentavano a definirsi.
Siamo partiti dai diversi punti di vista emersi sul libro scegliendo dei temi o degli argomenti scelti dagli/dalle studenti:
1) bellezza della storia d’amore tra Jezebel e Libero, tema scelto da Martina Elena e Fuji;
2) scarsa credibilità di questo amore, scelto da Cristian, Ilaria e Gabriele;
3) influenza della guerra sul vissuto dei personaggi, scelto da Sara, Leonardo, Giulia;
4) interesse verso la cultura e la storia sinte, scelto da Tommaso e Lorenzo;
5) fatica nel leggere tutte quelle leggende e storie della cultura sinta, scelto da Luca Christian e Valerio;
6) bellezza dello stile poetico del testo, scelto da Sofia, Sveva e Gaia;
7) noia ingenerata dallo stile eccessivamente poetico, scelto da Matteo, Daniel e Paolo.
Avremmo poi creato sette personaggi a partire da queste idee di fondo. E così è stato.
Di seguito trovate il risultato del lavoro.


Un gruppo di ragazzi e ragazze che si sono conosciuti per la maggior parte dei casi sui social, organizzano un reading party in un locale a Roma. L’unica cosa che i ragazzi sanno gli uni degli altri è di aver letto lo stesso libro (che sarà al centro della discussione) e che tutti vivono a Roma o in provincia. Il libro in questione è Prima che chiudiate gli occhi di Morena Pedriali Errani, Giulio Perrone Editore.

PERSONAGGI

Matilde: Studentessa di 18 anni di un liceo classico di Talenti, appassionata di romanzi incentrati su storie d’amore. Una grande massa di riccioli scuri e di vitalità, ma anche di pensieri tristi, soprattutto da quando Michele l’ha lasciata per uno stupido tradimento che non significava nulla.

Michele: È un ragazzo di vent’anni che frequenta l’ultimo anno di un istituto tecnico aeronautico, molto curioso di scoprire realtà diverse dalla sua e a cui piace molto leggere. È l’ex ragazzo di Matilde: lui ha deciso di lasciarla dopo il tradimento di lei. Dopo aver letto il libro “Prima che chiudiate gli occhi” ha deciso di organizzare un “reading party” per fare nuove conoscenze e passare delle ore tranquille a discutere di questo libro.

Irene: È una ventenne romana che studia giurisprudenza e che vorrebbe diventare magistrata; ama leggere libri, la sua famiglia e il suo bassotto Bobby. Va spesso allo stadio con la sua migliore amica Rebecca per vedere la Lazio. Rebecca non ama leggere e l’unica cosa che le due ragazze hanno in comune è la passione per il calcio.

Samir: È un ragazzo romano di 19 anni di origini egiziane, con una passione sconfinata per la lettura. Studia filosofia all’università e, con le sue origini straniere, porta con sé una ricchezza culturale e un punto di vista unico che arricchisce le conversazioni e i suoi racconti. Nessuno si stupisce quando scopre che il suo nome vuol dire “compagno di discorsi”.

Alba: Giovane sinta di 20 anni che vive a Roma da quando è nata; frequenta il primo anno di antropologia culturale alla Sapienza; è una ragazza molto ambiziosa e piena di passioni.

Andrea: È un ragazzo di 22 anni che abita a Frosinone, comune del Lazio, dal quale si allontana solo per motivi strettamente necessari. Ha un carattere molto particolare: è un tipo piuttosto polemico, che critica facilmente ciò che non lo convince, ma che lascia molto spazio anche al pensiero altrui. Ha deciso di abbandonare la facoltà di scienze politiche, forse a causa del suo carattere complicato: durante le lezioni, infatti, era solito polemizzare con i docenti, che la prendevano sul personale e gli facevano domande particolarmente difficili in occasione degli esami. Al momento fa il commesso da Zara. La sua intenzione, tuttavia, è quella di riprendere gli studi il prima possibile, questa volta intraprendendo un percorso totalmente nuovo: la facoltà di fisica.

Nazia: È una donna di 25 anni con uno spirito intraprendente e una grande curiosità; nata a Firenze da genitori di origine giordane, ama esplorare nuove culture attraverso le tradizioni locali e le rispettive gastronomie. Attualmente sta seguendo un corso di fotografia con l’aspirazione di diventare una food blogger.

LA SCOPERTA…

Michele ha letto il libro Prima che chiudiate gli occhi ed è rimasto talmente affascinato dalle vicende dei sinti narrate nel romanzo che ha deciso di organizzare un reading party sul libro. Da quando si è lasciato con Matilde fa cose che non aveva mai fatto prima, e organizzare un reading party come quelli di New York di cui ha letto sui social rientra in una di queste cose mai fatte prima.
Inviterà anche la sua amica d’infanzia Alba per darle l’opportunità di parlare della sua cultura e confrontarsi con altre persone in merito a questo Inoltre vorrebbe avere l’opportunità di discutere con altre persone di un aspetto del libro che non l’ha convinto, ovvero la relazione amorosa tra Jezebel e Libero.
Quindi, per coinvolgere il maggior numero di persone possibile, scrive un post su Instagram invitando tutti coloro che fossero interessati a presentarsi per un aperitivo il 16 maggio a “Caffè del Parco” a Talenti.

Nazia, dopo un pranzo con i parenti, finisce di leggere Prima che chiudiate gli occhi. Rimane affascinata da questo libro perché nella sua libreria personale, accanto ai classici della letteratura e ai trattati filosofici, ama esplorare nuove culture attraverso gastronomia e tradizioni locali, viaggiando con la mente tra le pagine dei libri e con il palato tra i sapori del mondo. La sua curiosità insaziabile e la sua apertura mentale la portano ad accogliere con entusiasmo nuove esperienze, sempre pronta a imparare e a crescere. Con il suo sorriso radioso e la sua saggezza non scontata per la giovane età, incanta chiunque incroci il suo cammino, ispirando gli altri a vivere con la stessa passione.

Samir, dopo aver trascorso una giornata di svago per le strade della città, sta tornando a casa in metro e si ritrova immerso nelle pagine di “Prima che chiudiate gli occhi”. Il romanzo lo cattura immediatamente, tanto da divenire per i giorni successivi suo compagno di viaggio durante le ore di relax. Incuriosito dalla cultura sinta, Samir si immerge nel racconto con entusiasmo, ma non può fare a meno di notare alcune lacune nella descrizione fornita dall’autrice. Pur apprezzando l’opportunità di conoscere una realtà così distante dalla sua, Samir avverte la mancanza di approfondimento e di autenticità in certi passaggi. La sua sete di conoscenza e il desiderio di comprendere il mondo lo spingono sempre verso nuove esperienze, ma non può evitare di esporre i suoi pensieri critici quando si trova davanti a rappresentazioni superficiali della realtà. Una sera, incuriosito da un post su Instagram pubblicato per organizzare un incontro in cui si parla del libro, decide di parteciparvi. 

Matilde ha appena finito di leggere Prima che chiudiate gli occhi, il libro che le aveva consigliato Michele prima che si lasciassero. Soffre molto per la rottura ed è lacerata dai sensi di colpa, dato che è stata lei a tradirlo; dopo aver visto il post su Instagram di Michele, decide di partecipare all’aperitivo, un po’ perché la incuriosisce il confronto sul libro, un po’ per il desiderio di rivedere Michele.
Matilde è rimasta colpita molto dalla storia d’amore tra Libero e Jezebel e in particolare dal tradimento di Libero: ciò l’ha aiutata a comprendere i suoi errori. Matilde è una ragazza affascinata dalle storie d’amore e quindi si è soffermata molto su questa parte del libro.

Irene ha appena finito la sessione di esami e può leggere molto di più rispetto al solito. Adesso ha appena finito di leggere un interessante libro dalla copertina gialla che ha scelto per caso e sente la necessità di confrontarsi con qualcuno su quest’ultimo; tuttavia nessuno dei suoi parenti o amici lo ha letto. Irene, desiderosa di arrivare a una soluzione, apre Instagram e, digitando nella barra di ricerca #primachechiudiategliocchi, vede la storia di un certo Michele, ragazzo di Roma che ha letto lo stesso libro. I due iniziano a discutere online riguardo la loro esperienza di lettura e Michele invita Irene a partecipare ad un “reading party” organizzato da lui. Inizialmente Irene è titubante poiché non è molto convinta di incontrare dal vivo persone che non conosce, ma alla fine si convince: ha molta voglia di confrontarsi con qualcuno sul libro letto; inoltre, poiché l’incontro è destinato a svolgersi in un ambiente pubblico, è alquanto improbabile la presenza di pericoli.

Andrea ha appena finito di leggere Prima che chiudiate gli occhi: è quasi l’ora di pranzo, decide di uscire di casa per prendere qualcosa da mangiare e riflette su ciò che ha letto. I pensieri che frullano nella sua testa sono tantissimi e sente il bisogno di confrontarsi con qualcuno. Andrea abita a Frosinone, città dove ha molti amici, eppure non ritiene che questi possano essergli di aiuto per sfogare le proprie idee in merito al libro. Si mette dunque alla ricerca di un luogo adatto in cui si possa parlare liberamente di diverse tematiche emerse dalla lettura. Su un post di Instagram trova un’iniziativa perfetta per le sue esigenze: un “reading party” sul libro che aveva appena letto. L’incontro si sarebbe svolto a Roma: decide dunque di sfruttare l’occasione anche per fare un bel giro al centro e prenota i biglietti del treno regionale, entusiasta di questa nuova avventura.

Alba ha finito di leggere il libro che le ha prestato il suo amico Michele, Prima che chiudiate gli occhi, e la notte scorsa è rimasta sveglia a pensare, continuando a riflettere su quel libro che l’ha colpita così tanto: in tutta la sua vita non le era mai capitato di leggere di sé. Per la prima volta, leggendo quel libro, si è sentita in qualche modo rappresentata, vista, compresa. La sua cultura era stata finalmente raccontata da qualcuno, le sembrava che avesse acquisito un “posto” nel mondo. Quelle parole contenute nel libro sembrano andare oltre ai pregiudizi che screditano il suo popolo. Poi Michele le aveva chiesto di accompagnarlo ad un incontro in un locale per confrontarsi sul libro e lei inizialmente era stata molto titubante; dopo aver riflettuto però si era convinta: avrebbe raccontato anche lei la sua cultura ad altri.

L’INCONTRO…

(Tutti arrivano al posto dell’aperitivo, “Caffè del Parco” a Talenti. Michele rompe il ghiaccio.)

Michele: Sono contento che siate venuti qui oggi per discutere del libro “Prima che chiudiate gli occhi”. Per poter conoscere a fondo la cultura sinta e le storie che vengono raccontate all’interno del romanzo, ho invitato a questo incontro una mia carissima amica d’infanzia di etnia sinta, Alba.

Alba: Ciao a tutti, è un piacere poter essere qui oggi e poter parlare apertamente della mia cultura.

Irene: Sono entusiasta di aver trovato qualcuno con cui discutere di questo libro e mi rincuora che siate delle persone reali. Vi va se a turno ognuno di noi fa una domanda agli altri e proviamo a rispondere un po’ tutti?

Andrea: Sì dai, comincio io! Posso chiedervi come avete deciso di leggere proprio questo libro?

Irene: Io l’ho trovato per caso in libreria: sono stata incuriosita dal giallo della copertina, ho preso in mano il libro e letto la quarta di copertina. Ho deciso che mi sarebbe piaciuto la storia e leggerlo. Un altro elemento che mi ha portato a voler approfondire la lettura sono i disegni delle ruote o del rosone a seconda delle interpretazioni, presenti sulla prima e quarta di copertina.

Andrea: Strano, la copertina del libro è la cosa che mi ha impressionato di meno. A me è stato consigliato da mia sorella, che conosce bene i miei gusti, e mi sono fidato.

Nazia: Io ho cercato su internet libri con questo tema e ho trovato questo, senza guardare la copertina ho deciso di leggerlo.

Michele: Io mi sono avvicinato a questo libro per caso. Ero molto curioso di approfondire alcuni aspetti della cultura di Alba e quando ho visto il libro in libreria non ho potuto non prenderlo.

Matilde: Io ho conosciuto questo libro grazie a Michele, dato che me lo ha consigliato quando…quando… ancora stavamo insieme.

Samir: Sembra che questo libro abbia portato qui una “variegata” compagnia! Confesso che l’ho letto per puro caso, ma ora che vedo quanto significativa sia stata la vostra scelta, mi sento fortunato ad essere qui.

Alba: Come ha già detto Michele, io e i miei famigliari siamo sinti e l’aspetto che mi ha colpito maggiormente del libro è stata proprio la testimonianza sulla mia cultura. Mi hanno colpito sia la scelta stilistica dell’autrice di riportare alcuni racconti sinti, sia l’immagine della mia cultura che viene delineata tramite descrizioni, pensieri, dialoghi… in particolare i racconti sono stati ciò su cui ho riflettuto maggiormente: credo che nessuno di essi sia stato inserito in modo casuale, ma hanno tutti un significato nascosto in relazione alla storia. E a voi cosa ha colpito di più?

Andrea: Per quanto mi riguarda, le digressioni sulla cultura sinta sono state in assoluto le parti del libro che ho trovato più noiose, poiché interrompevano la vicenda in continuazione e non erano particolarmente interessanti.

Alba: Io invece non penso siano state interruzioni fini a loro stesse, ma credo che abbiano arricchito notevolmente il libro con spunti di riflessione.

Matilde: Ragazzi, per me la parte più coinvolgente del libro è stata la storia d’amore tra Libero e Jezebel poiché mi ci sono molto immedesimata. Mi ha colpito molto come Libero abbia tradito in modo così spietato la protagonista, dato che fin dal loro primo incontro in chiesa sembravano molto coinvolti entrambi: mi aspettavo infatti un finale felice per questa coppia. La parte in cui lui la difende dal lancio dei sassi è molto commovente.

Michele: Come al solito non ci capiamo proprio io e te…La relazione tra Libero e Jezebel non mi è piaciuta affatto! A me non ha colpito minimamente il fatto che Libero abbia tradito Jezebel: alla fine lo ha fatto per salvare sua madre dalle violenze del padre… mi rendo conto del fatto che siano state uccise moltissime persone per salvarne solo una cara a Libero, ma questo mostra solo quanto lui tenesse alla madre. E, tra parentesi, trovo strano che ti abbia colpito proprio il tradimento… Lasciamo perdere che è meglio! Per il resto mi è sembrata abbastanza “normale” come relazione, credo che si possa trovare tranquillamente in altri libri con amori impossibili.

Matilde: Mi ha colpito molto proprio perché ho fatto in qualche modo lo stesso errore.
(a bassa voce, guardando Michele)
Anche se io non ho causato la morte di nessuno, eh. Leggere una situazione analoga, nero su bianco, ha fatto nascere in me delle riflessioni personali, come d’altronde tutto il libro. Io penso che questa storia mostri una crescita personale di Jezebel sia come persona sia nell’affrontare il tradimento. Mi è piaciuto molto come è stata strutturata la narrazione della storia, perché anche se finisce in modo molto negativo non possiamo negare la presenza di colpi di scena e momenti coinvolgenti.

Irene: Scusate, stavo ancora pensando a quel che diceva Michele e non avevo proprio pensato a questo aspetto… A me invece ha colpito davvero molto il modo in cui viene trattato il tema della violenza e come variano le emozioni durante un conflitto mondiale. È particolare il modo in cui tutti coloro che sono coinvolti nel combattimento tendano a subire un “lavaggio del cervello” da parte degli ufficiali: i combattenti vengono indotti a diversi cambiamenti. Tra questi c’è quello sull’atto di combattere, che diventa più importante rispetto al pensare a sé stessi:

(Mentre parla, Irene spesso alza gli occhi per cercare il consenso di Michele… Lo fa di nuovo e poi apre il libro, leggendo a pagina 173).

Aggrotta le sopracciglia e io so che sta combattendo contro sé stesso. Ammiro il fatto che sia ancora in grado di farlo. Invidio il fatto che sia ancora in grado di farlo.

(Dopo aver letto la citazione ad alta voce, Irene si esprime su quanto letto.)

Da questo passo, è possibile notare che i combattenti non siano in grado di pensare a sé stessi; pensano solamente agli altri, senza tuttavia riuscire a identificare il tipo di relazione con loro. L’esempio più significativo è la relazione di amore-odio di Jezebel e Libero. Ciò avviene perché la loro percezione di “odio” è stata alterata, così come quella di “amore” di conseguenza. Ma meglio se non mi ci soffermo, o non finisco più…quanto mi sta antipatico Libero, avrei da ridire di tutto su di lui!

Michele: Mentre parlavi pensavo al fatto che il tuo nome “Irene” significa “pace” o “tempo di pace” e forse non è un caso che ciò che ti ha lasciato un segno nel corso della lettura siano proprio le situazioni in cui la pace e la serenità vengono meno a causa del conflitto che sconvolge chi ci si trova coinvolto o coinvolta.

Samir: Irene, anch’io ho notato che in questo libro le varie emozioni che la protagonista prova in guerra sono descritte in modo estremamente dettagliato. Sinceramente questo aspetto non mi ha entusiasmato particolarmente perché mi ha fatto provare delle sensazioni molto forti e tristi. Avrei preferito se il libro si fosse concentrato maggiormente sulla narrazione della vicenda, poiché secondo me si sofferma troppo sulle emozioni che la ragazza prova in guerra e ciò ha reso il libro fin troppo “poetico” e spesso il filo della trama si è perso e la storia è stata oscurata da passi totalmente descrittivi che mi hanno fatto un po’ annoiare.

Alba: A me invece il libro è piaciuto molto anche per la profondità con cui sono descritti i vari stati d’animo e per tutti quei dettagli con cui è stato curato. (apre il libro a pag. 15) Uno dei passi che ha colpito di più è stato questo:

Una volta non c’era solo la mia gonna piccola a balze. Una volta ce n’erano tantissime, e tutte si muovevano nel vento. […] Sembravano seta ai piedi di principesse scalze e io, bambina, le guardavo incantata muoversi impazzite intorno al fuoco della notte, ci disegnavo addosso il volo delle rondini e ogni nome di ragazza mi suonava all’orecchio come la canzone più bella. Sorridevo degli uomini che buttavano il piatto quando la stoffa di una gonna accidentalmente lo toccava, dei loro versi acuti mentre rimproveravano la donna in questione perché i bordi della gonna erano marxisme, erano impuri, sorridevo di loro che poi, dimentichi e quieti, si sedevano di nuovo e parlavano di vino e di cavalli mentre le donne, divertite, tornavano a ballare. Le gonne lasciate sul prato quando il circo apriva, sostituite dai costumi di scena, scintillanti e magnifici su corpi semi denutriti.
Un altro passo che mi ha colpito riguarda la storia di Frinkelo. Era una delle storie che di solito mi raccontava la mia famiglia prima di andare a dormire. Mi faceva sempre riflettere molto sulle nostre origini e sulle numerose discriminazioni subite nel tempo dagli europei.

Nazia: A me ha colpito molto questo libro per la storia che c’è dietro e per la cultura che viene presentata nelle pagine di questo romanzo. Mi sono subito immedesimata in questo libro per via delle mie origini giordane: sono nata in Italia ma la mia famiglia è giordana. Vivere in Italia ed appartenere ad un’altra cultura non è facile, abitare qui con la consapevolezza di essere una minoranza non apprezzata da buona parte della società non aiuta. Questo libro rispecchia la mia storia, anche se la mia cultura è diversa da quella sinta: mi sono identificata facilmente con la protagonista e mi ha appassionato scoprire ogni sfaccettatura della cultura dei sinti, le cui storie mi hanno rapita: come per magia ero lì con loro a danzare attorno al fuoco. Non mi sono mai sentita parte di qualcosa di così unico e speciale.

Matilde: Poiché mi affascinava molto il personaggio di Jezebel, sia dal punto della sua relazione con Libero sia per la cultura da cui proviene, quello che dici mi ha fatto venire molta curiosità anche sulla tua cultura, quindi se hai degli aneddoti o particolarità di cui ti va di parlarci, ovviamente non adesso, sarei molto felice di ascoltarli.

Nazia: Sì, piacerebbe anche a me.

Irene: Scusate, stavo ancora pensando a quel che ha detto Michele poco fa. Che bello, Michele, che conoscevi il significato del mio nome… io invece vorrei leggervi questo passo che mi è rimasto molto impresso, spero capirete il perché:
Nonostante sia ormai lontano, nonostante non abbia più sue notizie da anni, sento ancora la voce di mio padre urlare furibonda al vento: “La violenza è come cancro, come pece. Se ti sporca sei perso per sempre, Jezi.
Non so se ricordate questa frase, a me ha colpito perché, nonostante la protagonista avesse ricevuto un’educazione che le ha fatto interiorizzare il rifiuto verso la violenza in ogni sua forma, lei finisce comunque per macchiarsi di questo peccato e arriva addirittura a uccidere un suo coetaneo.

Andrea: Scusate se adesso vi sembrerò brusco e troppo diretto, ma ho dovuto prendere un regionale per venire qua e devo tornare a casa perché domani mattina mi sveglio all’Alba: non vorrei sentire solo cosa ci ha colpito, ma anche ciò che non ci è piaciuto. Ad esempio a me del libro non è piaciuta particolarmente la parte iniziale: era troppo lenta, per niente interessante e quasi poetica – e io detesto la poesia! La vita non ha niente di poetico, – a tratti ho avuto difficoltà a continuare a leggere questo libro perché non trovavo una motivazione per andare avanti. L’ho finito perché sono testardo.

Nazia: Secondo me non è per niente carino rivolgersi così a noi: è la prima volta che ci vediamo, stiamo provando a conoscerci meglio ed è più semplice fare amicizia condividendo esperienze piacevoli per tutti. In secondo luogo non è semplice aprirsi e bisogna dare tempo agli altri in maniera pacifica e non in modo così aggressivo.

Irene: Magari lo ha detto in modo un po’ aggressivo ma capisco quel che dice Andrea, sembra che qualcuno abbia trovato solo lati positivi in questo libro e non è credibile! Per non parlare di chi è venuto ed è intervenuto pochissimo… Però ringrazio tutti voi altri per esservi espressi, ciò che avete detto mi ha arricchito ed è stato prezioso per riuscire a cogliere aspetti del libro a cui non avevo dato peso.

Michele: Giusto! Ragazzi, se siete venuti qui per rimanere passivi facevate prima a non venire direttamente, sprecate il vostro tempo e ci fate sprecare pure il nostro… per esempio quello di Andrea che ci metterà un po’ a tornare a casa.

Andrea: Nazia, per carità tu avrai pure ragione, ma dopo tutta questa strada per arrivare fino a qua, vedere che la metà delle persone non dicono ciò che pensano veramente mi fa un po’ arrabbiare.

Nazia: Andrea io lo capisco, però bisogna rimanere calmi e soprattutto il rispetto è fondamentale sennò questo incontro non ha senso.

Samir: Mi dispiace se sono sembrato poco critico, ma ho veramente apprezzato il libro. Quanto alla mia partecipazione limitata, preferisco ascoltare a lungo prima di parlare: credo che così si cresca di più. (tra sé e sè, in arabo) يا اهبل  (“sciocco”).

Irene: Vogliamo andare a mangiare una pizza e riprendiamo il discorso dopo cena? Andrea, facciamo presto, giuro!

Nazia: Va benissimo! Effettivamente questa discussione mi ha fatto venire fame…

(Dopo la discussione i sette ragazzi vanno in una pizzeria lì vicino dove Michele viene costretto a offrire la pizza a tutti, così la prossima volta ci penserà due volte a organizzare un reading party!)

THE END

 

 

 

 

 

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Silvia Vitucci

Insegna Italiano e Latino al Liceo scientifico “Nomentano” di Roma

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