Sto sfogliando un piccolo testo, Il Libro dei Giochi dell’editrice AVE di Roma, terza edizione nel 1939. L’AVE, Anonima veritas editrice, nata sotto la presidenza della Società della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC) di Angelo Raffaele Jervolino, dal 1938 pubblicò il famoso settimanale cattolico a fumetti “Il Vittorioso”, che ospitò, fra le altre, le storie di Jacovitti. Come sottolineato nel sito dell’AVE, lo scopo della casa editrice, fin dalle origini, è sempre stato quello di sostenere la formazione religiosa e culturale di adulti, giovani e ragazzi.
Questo ci introduce alla scelta e all’impostazione dei giochi proposti, per educare, intrattenere e, soprattutto, formare il carattere dei ragazzi della GIAC. È nel gioco che si svela liberamente la propria personalità: “Il giovane giocando impara ad adattarsi, a subordinarsi agli altri, ad essere tollerante e giusto, leale e disciplinato, a saper comandare, a sacrificarsi, a sentire la sua forza e la sua destrezza e a metterla in valore” (p. 4). Il direttore del gioco avrebbe dovuto utilizzare l’attività per elevare il pensiero dei ragazzi a un’applicazione spirituale, in modo da correggere difetti e indurli a perseverare nella virtù. Una serie di note pratiche rivolte a chi dirige i giochi aprono il libretto, dalla scelta ai preparativi e, soprattutto, al bellissimo “Codice di un buon giocatore”.
“Un buon giocatore:
1. Non lascierà [sic] mai il gioco.
2. Non discuterà.
3. Non si vanterà dei successi.
4. Saprà perdere graziosamente.
5. Non ingannerà.
6. Non domanderà ciò che lui non accorderebbe.
7. Sarà sempre pronto a lasciare all’avversario il posto migliore.
8. Non stimerà un avversario meno del suo valore, né si stimerà più di quel che vale.
9. Stimolerà i giocatori con i suoi incoraggiamenti.
10. Rispetterà il gioco che pratica. Chi gioca onestamente e con tutta la sua energia guadagna anche se perde.” (p. 10).
Nel testo, le attività proposte sono suddivise fra giochi di osservazione, di attenzione, di corsa e agilità, giochi umoristici e grandi giochi. “La raccolta dei fiori” è indicata per inculcare lo spirito di gruppo e l’obbedienza al capo. In 10 minuti i ragazzi devono, collaborando fra loro, cercare foglie e fiori di piante diverse. Il capo passa in rassegna le raccolte, si fa dire il nome e possibilmente la specie. Vince non solo chi ha raccolto una maggiore varietà di fiori o foglie, ma chi ha saputo fornire il maggior numero di spiegazioni. Nell’intento del gioco c’è anche quello di far imparare ai ragazzi nozioni di botanica.
Mi viene in mente un post che circolava tempo fa su Facebook, chiedendo di riconoscere alcune marche dal loro logo, e alcune piante dalle foglie. Probabilmente molti di noi sono più a proprio agio nel riconoscere le marche: la mela sbocconcellata, il coccodrillo, una grande M tondeggiante, la F di Facebook. Senza contare che oggi avremmo in aiuto la tecnologia: la Columbia University, l’University of Maryland e lo Smithsonian nel 2011 hanno lanciato Leafsnap, un’app che consente di riconoscere una pianta dalla fotografia di una sua foglia, un fiore o un seme, attualmente limitata ad alcune aree geografiche, ma in ulteriore sviluppo. Esistono inoltre altre due app simili, Like the Garden, e iForest, relativa al centro Europa (Rossella Grasso, Tre app per riconoscere le foglie di alberi e piante).
Continuo a sfogliare il libro. Alcuni giochi sono ancora simpatici e attuali, altri mi fanno sorridere. Fra i giochi di attenzione è proposto “Il vortice”, con lo scopo di “inculcare la disciplina e la gentilezza di modi, sviluppare la prontezza e la precisione”. Trovo geniale l’idea di “inculcare” la gentilezza. I giocatori in cerchio, ognuno con un cappello in testa, devono prendere con una mano il cappello dalla testa del compagno di destra e passarlo sulla propria, continuando così fino all’alt del capo. Fra le indicazioni: “Proibire scappellotti o colpi in testa affinché non succedano litigi”.
Alcuni giochi di corsa e agilità sono ottimi “per far muovere un po’ i pigroni”, per “inculcare la lealtà” o “sveltire i ragazzi”. E per “rafforzare le braccia, le spalle e i polmoni” è raccomandato Braccio di ferro. Senza alzare il gomito dal tavolino, mi raccomando.