Pasqua è tempo di vacanze, spostamenti e magari anche di visita a qualche mostra che possa arricchire il nostro patrimonio culturale e spirituale.
Mi permetto dunque alcuni suggerimenti, tutti relativi alla sfera della storia antica e dell’archeologia, con la premessa – doverosa – di non avere ancora visitato personalmente queste esposizioni: spero però di poterlo fare al più presto, almeno per quanto riguarda qualcuna di esse.
Inizio dunque dalla Grecia antica, e porto i lettori de La Ricerca in Svizzera, in particolare a Martigny. Qui, presso la prestigiosa Fondation Pierre Gianadda, fino al 9 giugno è possibile visitare una mostra di grande livello intitolata La beauté du corps dans l’Antiquité grecque. Si tratta di un evento che è stato organizzato in collaborazione con il British Museum di Londra, e che gli organizzatori definiscono un “matrimonio tra pietra, bronzo e marmo”. Alcune delle statue in mostra – come il “Discobolo” di Mirone o il “Diadoumeno” di Policleto (qui sottoforma di copie marmoree di epoca romana: gli originali bronzei non esistono più!) – sono senza dubbio nell’immaginario collettivo dell’Occidente tra i modelli più alti di armonia e bellezza corporea, e questo giustifica ampiamente un breve viaggio oltre frontiera per ammirarle.
Passando agli Etruschi, ci spostiamo – e dove se no? – in Toscana, e in particolare a Cortona. Qui al Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona, si può visitare l’esposizione intitolata Seduzione Etrusca incentrata sulla nascita della Etruscologia (o meglio “etruscomania”) nel Settecento del Grand Tour; e soprattutto sulla figura del giovane aristocratico britannico Thomas Cooke e della “seduzione”, appunto, che operarono in lui i magnifici reperti etruschi visti nelle gallerie e collezioni private dell’epoca, specialmente a Firenze e a Roma, durante il suo viaggio in Italia. Non mancano però a Cortona anche opere bellissime e famose come le statue bronzee del cosiddetto “Arringatore” e della “Chimera”, di solito esposte a Firenze: una cinquantina di esse sono – tra l’altro – prestiti del British Museum, a testimoniare ancora una volta la vitalità di questa istituzione.
Scendendo verso Sud arriviamo a Roma, dove al Palazzo delle Esposizioni troviamo ancora gli Etruschi, e in particolare quelli della città di Cerveteri, cioè “la più prospera e popolata delle città dell’Etruria”, come scriveva lo storico greco Dionigi di Alicarnasso: la mostra (15 aprile-20 luglio 2014) si chiama infatti Gli Etruschi e il Mediterraneo. La città di Cerveteri. Belli i pezzi esposti, alcuni di provenienza internazionale; tra questi segnalo il magnifico “Sarcofago degli sposi” conservato solitamente al Louvre (Museo che il manufatto lascia per la prima volta), e le misteriose laminette auree iscritte da Pyrgi.
A Roma tra l’altro – e proprio nel più famoso e visitato monumento antico, il Colosseo – ci sarà fino al 5 ottobre anche una rassegna assai raffinata dal titolo La Biblioteca Infinita. I luoghi del sapere nel mondo antico, destinata a un pubblico ansioso di ricostruire la vita culturale e letteraria durante l’epoca classica; si tratta di una mostra (mi dicono) dotta e non troppo spettacolare, forse perché lo spettacolo è dato già dallo straordinario contesto ambientale nel quale è allestita.
Tivoli, sede della magnifica Villa Adriana, da Roma non dista molto. E chi già fosse nell’Urbe, a mio avviso, farebbe bene ad andare nell’antica Tibur per visitare – fino al 2 novembre 2014 – l’esposizione Adriano e la Grecia. Villa Adriana tra classicità ed ellenismo, con prestiti eccezionali concessi dai musei greci, inclusi quelli di Atene, Maratona e Corinto, molti dei quali sono usciti per la prima volta dal proprio Paese: tra questi, mi paiono di particolare interesse alcuni ritratti dell’imperatore filelleno.
Mi piace ora chiudere questa serie di segnalazioni con una riflessione complessiva. Il British Museum fornisce opere alla svizzera Martigny (peraltro città gallo-romana) e all’etrusca Cortona, dove si celebra per di più un erudito settecentesco inglese. Sempre il British, ma anche il Louvre di Parigi, la Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e l’Antikensammlung di Berlino, prestano oggetti alla mostra romana su Cerveteri, mentre i Musei greci aprono i loro cancelli in direzione di Tivoli, quasi ad omaggiare il princeps romano che fu anche arconte di Atene e che “globalizzò” più di ogni altro l’impero di Roma. Insomma, ne emerge un’Europa che celebra il suo passato greco-etrusco-romano, e che nel nome di questa comune identità accantona gelosie e localismi e “mette in comune” anche una buona parte del suo patrimonio archeologico. Noi siamo infatti Greci, siamo Etruschi, siamo Romani, e – perché no? – siamo pure un po’ Galli o Germani: è importante ricordarlo, e chi lo vuole negare e nel nome di un’astratta modernità è del tutto fuori strada. Visitare queste mostre, dunque, significa per noi (ma anche – e soprattutto – per i nostri studenti) “mettere insieme i pezzi” di un composito mosaico identitario. Un mosaico cui, passo dopo passo, si sono aggiunti altri tasselli etnici, culturali e religiosi. Di ciò è un bell’esempio – tra gli altri – il Cristianesimo antico, che si è largamente fuso con la precedente tradizione classica, come dimostrano molti documenti archeologici, alcuni dei quali ora visibili sul nuovo sito web della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E questo sito archeologico virtuale, che si può visitare tranquillamente dal computer di casa propria, è l’ultimo consiglio che trasmetto – insieme con i miei auguri – ai lettori de La Ricerca prima delle vacanze pasquali.