Quando tornerò a Bergamo e a Brescia

Tempo di lettura stimato: 8 minuti
Dove andrò e cosa vedrò quando potrò tornare nelle due città, che insieme sono candidate a “Capitale italiana della cultura” 2023.
Savoldo Flautista
Giovanni Gerolamo Savoldo, Ritratto di giovane flautista, olio su tela, 1540 ca., Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo

Ci sono due città con cui non ho particolari legami affettivi, ma che mi sono state molto a cuore nei mesi del confinamento sanitario: Bergamo e Brescia. Già accomunate, nei ricordi di bambina, dal ritmo della filastrocca imparata per elencare le province della Lombardia (prima che arrivassero Lecco, Lodi, Monza e Brianza): Milano – Bergamo Brescia – Como Cremona – Mantova Pavia – Sondrio Varese, duramente colpite dall’epidemia, e ora unite nell’atto simbolico di candidarsi insieme a Capitale italiana della cultura 2023, in segno di vicinanza e rinascita. La scelta della cultura, quindi, per ripartire dopo mesi difficili e dolorosi.

L’iniziativa Capitale italiana della cultura venne istituita nel 2014 con decreto del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, sulla scia della designazione di Matera a Capitale europea della cultura 2019, allo scopo di incoraggiare e valorizzare le capacità progettuali delle città italiane in ambito culturale.

Non so che effetto mi farà rimettere piede in queste due città, penso che mi darà il senso di una ritrovata libertà e forse proverò un po’ di commozione. Ma so già cosa voglio rivedere quando tornerò a Bergamo e a Brescia. Non si tratta di un elenco di luoghi che meritano una visita (per questo esistono guide e siti appositi), si tratta del mio personale itinerario, quello che risponde di più alle mie corde e alle mie emozioni. Un itinerario individuale che ognuno di noi può crearsi e che è giusto seguire. Ci sono opere, edifici e contesti che, per qualche motivo, ci colpiscono e catturano la nostra attenzione.
D’altra parte, come scriveva Alan Bennett in Una visita guidata (Adelphi, Milano 2008), riferendosi alla National Gallery di Londra, «Non deve per forza piacerti tutto».

A Brescia voglio sicuramente rivedere la scuola bresciana del Cinquecento, con i diversi interpreti di quel realismo lombardo che, come aveva evidenziato Roberto Longhi, avrebbe condotto a Caravaggio, e che trova salde origini in Vincenzo Foppa, pittore bresciano del Quattrocento. Andrò quindi a cercare Romanino, pittore amato da Pasolini, in cui ritroviamo i contatti con i nordici e i veneziani; Moretto, il pittore più richiesto in città, interprete della Controriforma cattolica; Savoldo, con i suoi riflessi e giochi di luce che testimoniano l’incontro con la pittura fiamminga e veneziana.

Romanino Resurrezione Lazzaro
Girolamo Romani, detto il Romanino, Resurrezione di Lazzaro, olio su tela, 1543 ca. e Cena in casa del Fariseo, olio su tela, 1544 ca., Brescia, Chiesa di San Giovanni Evangelista, Cappella del Santissimo Sacramento.

Tornerò quindi sicuramente nella Pinacoteca Tosio Martinengo per rivedere Cristo e l’Angelo e la Cena in Emmaus di Moretto, l’Adorazione dei pastori e il Ritratto di giovane flautista di Savoldo, con la firma del pittore sullo spartito appeso alla parete, ma anche il famoso Angelo, frammento di una pala d’altare, e il Redentore benedicente di Raffaello. E poi visiterò le altre sale della rinnovata Pinacoteca, riaperta nel 2018 dopo 9 anni di ristrutturazione, restauri e riallestimento, alla scoperta delle sue collezioni.

Sulle tracce della scuola bresciana andrò poi a visitare la Cappella del Santissimo Sacramento nella chiesa di San Giovanni Evangelista, decorata con scene dell’Antico e del Nuovo Testamento da Moretto e Romanino, che vi lavorarono insieme dal 1521. Un anno dopo arrivava a Brescia lo straordinario Polittico Averoldi di Tiziano, conservato nella Collegiata dei Santi Nazaro e Celso, punto di riferimento fondamentale per i pittori locali. Questa sarà sicuramente un’altra tappa del mio ritorno a Brescia.

Tiziano Polittico Averoldi
Tiziano, Polittico Averoldi, olio su tavola, 1520-1522

Non conosco ancora il Museo di Santa Giulia, Museo della città, e desidero visitarlo. Qui scoprirò le origini e la storia di Brescia, in un complesso monastico che già da solo vale la visita. E sicuramente desidero vedere la Vittoria Alata, il grande bronzo, simbolo della presenza romana in città, che nell’Ottocento riassunse in sé gli ideali del Risorgimento e che ora assume un nuovo significato di rinascita. Attualmente in restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, la Vittoria Alata, il cui ritorno è previsto per novembre, dovrebbe trovare collocazione nella cella orientale del Capitolium, tempio nel quale è rimasta nascosta fino alla sua scoperta il 20 luglio 1826 (Luca Zuccala, Sulle ali della Vittoria. La rinascita di Brescia attraverso la cultura. Intervista a Stefano Karadjov, in ArtsLife, 26 maggio 2020).

Vittoria alata
Vittoria alata (prima del restauro), bronzo, secondo quarto del I secolo d.C., Brescia, Museo di Villa Giulia.

Ci sono molte altre cose che mi attirano a Brescia, penso, ad esempio, alla Biblioteca Queriniana. Ma nella mia gita immaginaria, in cui il tempo è dilatato, è l’ora di andare a Bergamo.

C’è un pittore, Giovan Battista Moroni, nato ad Albino in provincia di Bergamo, che si forma nella bottega di Moretto a Brescia, ma che poi trova a Bergamo la sua fortuna. È qui, infatti, che esegue i ritratti degli esponenti di spicco della città, nobili e prelati, ma anche rappresentanti del ceto borghese e del clero di provincia.

Lotto Nozze Santa Caterina
Lorenzo Lotto, Nozze mistiche di Santa Caterina, olio su tela, 1523, Bergamo, Accademia Carrara.

L’Accademia Carrara di Bergamo conserva molti dipinti dell’artista, ma so già che lì incontrerò anche un meraviglioso pittore veneziano costretto a lavorare in provincia per lo strapotere del grande Tiziano: Lorenzo Lotto.

All’Accademia Carrara andrò quindi a rivedere Le nozze mistiche di Santa Caterina, dipinto commissionato dal mercante bergamasco Niccolò Bonghi, ritratto alle spalle della Madonna. Una tela grigia neutra sostituisce il brano di paesaggio che era dipinto sullo sfondo, probabilmente asportato da un soldato francese fra il 1527 e il 1528. Nei suoi ritratti Lorenzo Lotto cercava di cogliere non tanto lo status sociale del personaggio, quanto la sua interiorità e le sue caratteristiche fisiche.

Lorenzo Lotto Lucina Brembati
Lorenzo Lotto, Ritratto di Lucina Brembati, olio su tavola, 1518-1523 ca., Bergamo, Accademia Carrara.

L’Accademia Carrara conserva il suggestivo ritratto di Lucina Brembati, moglie di Leonino Brembati, personaggio di primo piano della città. Lo stemma di famiglia è inciso in uno degli anelli della donna, mentre il suo nome è ricavabile dal rebus con le lettere “CI” dipinte all’interno della luna.

Ci sono molte altre opere che desidero rivedere all’Accademia Carrara. Penso, ad esempio, alla Madonna con Bambino di Andrea Mantegna, al Ritratto di Leonello d’Este di Pisanello, di profilo come nelle medaglie antiche, alle Madonne con Bambino di Giovanni Bellini, alla Salita al Calvario di Albrecht Dürer, al San Sebastiano di Raffaello, ma anche a Paolo e Francesca di Gaetano Previati.

E poi le opere di due grandi pittori bergamaschi, Evaristo Baschenis, con le sue nature morte composte da strumenti musicali velati di polvere, a simboleggiare il trascorrere del tempo, e Fra Galgario, molto richiesto come ritrattista anche al di fuori dell’ambito cittadino.

Baschenis Strumenti musicali
Evaristo Baschenis, Strumenti musicali, olio su tela, 1670 ca., Bergamo, Accademia Carrara.

Fino alla fine dell’estate, inoltre, l’Accademia Carrara potrà contare sulla proroga del prestito dei Musici di Caravaggio da parte Metropolitan di New York, in segno di vicinanza e solidarietà. Il dipinto, infatti, doveva essere restituito alla fine della mostra Tiziano e Caravaggio in Peterzano, dedicata a Simone Peterzano, allievo di Tiziano e maestro di Caravaggio, chiusa per l’emergenza sanitaria 20 giorni dopo l’inaugurazione e non più riaperta.

Una volta uscita dall’Accademia Carrara cercherò le tracce di Lorenzo Lotto in giro per la città, per rivedere la Pala Martinengo nella chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano, la pala d’altare nella chiesa di Santo Spirito e la Pala di San Bernardino nella chiesa omonima, movimentata e ricca di invenzioni, con la Madonna e il Bambino in penombra e quell’incredibile angelo di spalle in primo piano, intento a scrivere, che si volta a guardarci quasi sorpreso.

Lotto Pala San Bernardino
Lorenzo Lotto, Pala di San Bernardino, olio su tela, 1521, Bergamo, Chiesa di San Bernardino.

A Bergamo tornerò a visitare la Cappella Colleoni di Giovanni Antonio Amadeo, e poi vorrei passeggiare lungo le Mura venete, patrimonio Unesco dal 2017. Passerò quindi alla scoperta di quello che non conosco e delle iniziative che in un primo momento non avevo considerato, per poi realizzare, come spesso accade, che ne valeva decisamente la pena.

Le iniziative di Parma, Capitale italiana della cultura, 2020 sono slittate al 2021 a causa dell’emergenza sanitaria, anche grazie alla disponibilità delle città candidate per il 2021, la cui selezione è ora prevista per l’anno successivo. Non so quali altre città si candideranno a Capitale italiana della cultura per il 2023. Certo è che la collaborazione di Bergamo e Brescia per promuovere la cultura del proprio territorio rappresenta sicuramente un nuovo, fiducioso slancio verso il futuro.


Per approfondire

Fondazione Brescia Musei https://www.bresciamusei.com/; Pagina Facebook https://www.facebook.com/bresciamusei/

Comune di Brescia – Turismo Brescia http://www.turismobrescia.it/

Brescia Museo diffuso https://museodiffusobrescia.org/

Bergamo, Accademia Carrara https://www.lacarrara.it/

Visit Bergamo, Sito ufficiale del turismo bergamasco https://www.visitbergamo.net/it/news/notizia/161/

Associazione culturale guide turistiche città di Bergamo https://www.bergamoguide.it/

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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