Progettare Erasmus

Tempo di lettura stimato: 18 minuti
Come realizzare un buon  progetto di mobilità nella scuola? Lo chiediamo a Carmelina Maurizio, insegnante e valutatrice Erasmus.

Da oltre trent’anni chiunque senta dire “Erasmus” associa il nome allo scambio studentesco, al viaggio e ai valori europei. La storia di questo progetto, che da molti anni è alla base della mobilità di giovani e studenti, deve la sua origine alle intuizioni della docente e pedagogista Sofia Corradi, che già alla fine degli anni Sessanta cominciò a divulgare l’idea in ambito istituzionale, prendendo in considerazione, dapprincipio, il mondo degli studenti universitari.

Il 1987 è l’anno in cui venne per la prima volta messa in atto la pratica dello scambio: da allora, come vedremo, i numeri delle partenze, dei Paesi coinvolti, dei successi formativi sono andati sempre crescendo. Nel corso del tempo la mobilità ha poi riguardato anche le scuole primarie e secondarie e si sono aggiunti altri percorsi, dedicati alla formazione del personale docente e dirigente della scuola, diventando il motore del Lifelong Learning Programme, il programma europeo per l’apprendimento permanente.

Dal 2014, infine, tutta la progettualità europea di mobilità si è ulteriormente trasformata, integrando i percorsi precedenti in Erasmus+1. Chiunque sia partito o abbia partecipato per brevi o lunghi periodi a uno a più dei progetti Erasmus ha riportato nelle scuole, all’università e negli ambiti istituzionali di riferimento una ventata di energia positiva e costruttiva, e per molti la presenza nel curriculum vitae tra le proprie esperienze pregresse di uno scambio europeo ha fatto la differenza nella ricerca del lavoro, nelle scelte personali, diventando un’attitudine, un modo di vivere che si tramanda di generazione in generazione.

I potenziali partecipanti – dalle scuole di ogni ordine e grado alle università, alle associazioni di volontariato e a quelle che provengono dal mondo dello sport, dagli alunni più piccoli della primaria agli adulti delle organizzazioni no-profit – hanno l’opportunità di proporre candidature, che saranno valutate per ricevere i finanziamenti per la mobilità.

Quali sono le carte da avere per ottenere non solo l’approvazione delle Agenzie Nazionali a ricevere i finanziamenti per le partenze, ma anche avere l’opportunità di entrare nel canale europeo dei partenariati? Parleremo di seguito di Erasmus e di Erasmus+ in chiave diacronica e sincronica, per scoprire le potenzialità, spesso poco note, del più importante progetto di mobilità del mondo, e capire quali sono le chiavi del successo per realizzare una candidatura efficace.

Erasmus: cenni storici e dati

Erasmus nasce dunque ufficialmente nel 1987, l’anno in cui i primi studenti iniziarono ad ampliare la loro formazione universitaria andando a studiare nei Paesi europei partecipanti. Il primo “restyling” al progetto venne apportato nel 1995, con la nascita del progetto Socrates/Erasmus, che si rivolgeva sempre agli studenti universitari, per facilitare il loro effettivo spostamento in un’università straniera, e prevedeva che anche i docenti potessero insegnarvi, con riconoscimento finale del percorso da parte dell’Ateneo di provenienza. In questo modo sono partiti nel corso di 20 anni circa un milione di studenti.
Nel 2006 è nato il nuovo programma, Lifelong Learning Programme (LLP), che racchiudeva in sé tutti i programmi e i progetti di cooperazione per i settori dell’istruzione e della formazione. Tra questi c’erano i sottoprogrammi di mobilità Comenius (per le scuole, con la possibilità di usufruire della Formazione in Servizio per i docenti), Erasmus (per l’istruzione superiore), Leonardo da Vinci (per l’Istruzione e formazione professionale) e Grundtvig (per gli adulti), tutti coordinati direttamente dagli Stati membri. Nel 2014 è nato Erasmus+, il cui ciclo di vita è di sette anni e che raccoglie tutte le esperienze di mobilità in un unico contenitore.Inoltre completavano la ricca serie di proposte un Programma Trasversale e il Programma Jean Monnet, azioni che intendono “incoraggiare e diversificare le tematiche legate all’Unione europea nei curricula proposti dagli Istituti di Istruzione Superiore ai propri studenti, innalzare la qualità della formazione professionale su tali tematiche, attraverso moduli ad esse dedicate o estendendole a nuove materie, stimolare l’impegno dei giovani accademici nell’insegnamento e nella ricerca in tale ambito, favorire il dialogo tra il mondo accademico e i responsabili politici, al fine di migliorare la governance delle politiche dell’Unione”2 sui temi europei del processo di integrazione e sulla ricerca negli istituti di istruzione superiore, coordinati dalla Commissione Europea.

A partire dal 2014 è nato Erasmus+3, il cui ciclo di vita è di sette anni (durerà fino al 2020) e che raccoglie tutte le esperienze di mobilità in un unico contenitore, con proposte di scambio, studio, partenariati, tirocini, job shadowing4, formazione in servizio.

Erasmus+

Il programma5 combina e integra tutti i meccanismi di finanziamento attuati dall’Unione europea fino al 2013,permette di avere una visione di insieme di tutte le opportunità e mira a facilitare l’accesso a esse. Le attività possibili sono:
– le azioni chiave KA1, KA2, KA36;
– le attività Jean Monnet;
– lo sport;
– le attività transnazionali.

Ci sono inoltre i vari settori all’interno dei quali Erasmus+ individua delle priorità di azione, in merito alla tipologia delle attività stesse e soprattutto considerando destinatari e beneficiari. C’è il settore scuola, che prevede mobilità per l’apprendimento, partenariati strategici eTwinning, il settore dedicato all’università, vero successore dei primi Erasmus, e vi sono anche aree dedicate alla formazione, alla gioventù e allo sport, agli adulti e alla ricerca.
In un quadro così articolato e complesso, non sono pochi gli ostacoli che incontra chi vuole presentare una candidatura per le azioni sin qui indicate, coerentemente con i propri profili di studio e professionali.

L’Agenzia Nazionale INDIRE7, sia attraverso le pagine del sito ufficiale, sia attraverso materiali multimediali e seminari e incontri in tutta Italia per la promozione del programma, fornisce indicazioni aggiornate e istruzioni per l’uso, al fine di favorire al massimo la partecipazione dei cittadini italiani alla ricca progettualità Erasmus +: uno sguardo ai moduli per l’application, ai materiali messi a disposizione, ai tutorial e ai manuali può fornire importanti indicazioni per aumentare le chance di successo.

Tra i potenziali beneficiari delle azioni in un settore importante, che in questo caso si muove per la prima volta in modo significativo e mirato, c’è la scuola, che può organizzare mobilità, partenariati e scambi anche virtuali con modalità, temi e strumenti che saranno l’oggetto di questa non esaustiva descrizione dei passi da compiere per realizzare un buon progetto.

Prima di Erasmus+, la mobilità del personale docente per la formazione era un percorso individuale, con la candidatura fatta dal singolo insegnante; in alternativa si muovevano classi e docenti di un singolo istituto; ancora, si creavano partenariati e reti tra scuole. Con le azioni KA1 e KA2 il mondo della scuola ha accesso a diversi percorsi di scambio europeo, che mirano – come vedremo – a privilegiare azioni significative dell’istituto che si candida, con una prospettiva di tipo internazionale, volta a potenziare le politiche educative nazionali ed europee.

Progetti per la mobilità del personale scolastico

Gli obiettivi Erasmus+ per la mobilità scolastica, così come declinato dal documento che illustra le azioni KA1 e KA2 e secondo il quadro strategico “Istruzione e formazione 2020”8, sono:
– migliorare le competenze del personale della scuola e rafforzare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento;
– ampliare la conoscenza e la comprensione delle politiche e delle pratiche educative dei Paesi europei;
– innescare cambiamenti in termini di modernizzazione e internazionalizzazione delle scuole;
– creare interconnessioni tra istruzione formale, non formale, formazione professionale e mercato del lavoro;
– promuovere attività di mobilità all’estero per gli alunni e lo staff delle scuole, anche a lungo termine;
– accrescere le opportunità per lo sviluppo professionale e per la carriera del personale della scuola;
– aumentare la motivazione e la soddisfazione nel proprio lavoro quotidiano9.

Vedremo ora i punti fondamentali da tenere in considerazione nella presentazione di un progetto, e i difetti da evitare che potrebbero determinare una bocciatura o l’attribuzione di punteggi non sufficienti a ottenere il finanziamento.
In Italia vengono mediamente promosse e quindi finanziate più o meno il 10% delle candidature proposte: si va dal 9% del 2014 e del 2015 al 12% del 2016.Le indicazioni che verranno date qui di seguito cambiano in base all’azione per cui ci si candida, con focus specifici sui soggetti della mobilità, sui risultati di apprendimento attesi e sui numeri e le cifre; si tratta pertanto di spunti di riflessione e di idee, che in una prospettiva molto ampia possono essere prese in considerazione da tutti coloro – scuole e associazioni – che volessero lanciarsi nell’avventura europea.
Prima di procedere, va detto che in Italia viene mediamente promosso e quindi finanziato più o meno il 10% delle candidature proposte: si va dal 9% del 2014 e del 2015 al 12 % del 2016 (dati Indire). Addestrarsi e formarsi per acquisire le giuste competenze per la presentazione di una candidatura di successo potrebbe quindi essere una strada da intraprendere quando si comincia a pensare di sottoporre un progetto.

Azione KA1

L’azione chiave KA1 riguarda i progetti di mobilità per la formazione del personale della scuola, per la crescita professionale e lo sviluppo di nuove competenze, rivolte sia ai docenti sia ai dirigenti scolastici, ma anche agli amministrativi e ai direttori dei servizi generali amministrativi DSGA, che per la prima volta sono coinvolti in percorsi formativi di respiro europeo, con una visione internazionale globale dell’istituzione scolastica in cui lavorano10.

1) Prima di presentare un’application per l’azione KA1, la scuola o un consorzio di scuole, coordinate dal locale Ufficio Scolastico, devono seguire alcune procedure preliminari, che prevedono l’Eu login attraverso il sistema di autenticazione della Commissione Europea (ex ECAS), seguita dalla registrazione in URF, Unique Registration Facility, il portale europeo del partecipante per ottenere il codice PIC identificativo di ogni organismo valido per tutte le candidature Erasmus+; se l’istituto, per precedenti candidature, è già autenticato al sistema europeo, già registrato in URF ed è in possesso di un codice PIC, non è necessario ripetere la procedura, esso resta infatti valido per ogni nuova candidatura Erasmus+. Successivamente si scarica l’e-form, che va compilato e inviato online, rispettando puntualmente la scadenza, indicata con chiarezza all’atto della candidatura.

2) Tra i primi passi da compiere, oltre a quelli formali appena indicati, può essere molto utile creare un gruppo dedicato all’interno dell’istituto scolastico, che abbia soprattutto l’obiettivo di seguire e curare il progetto in tutto il suo ciclo di vita: dalle attività da compiere alla selezione del personale in mobilità, dalla preparazione prima delle partenze al follow-up.

3) Altrettanto utile può essere confrontarsi preventivamente con le esperienze già realizzate nell’ambito dell’azione KA1, consultando questa piattaforma online. Essa rappresenta sicuramente un punto di partenza “per trovare ispirazione, capire cosa è già stato realizzato intorno a una certa tematica, quali sono le organizzazioni che a livello nazionale ed europeo hanno attivato progetti nell’area di interesse e con quali risultati ed è sicuramente una strada efficace per avviare contatti, cercare partner e creare reti”11. La banca dati viene aggiornata automaticamente con le sintesi di tutti i progetti approvati subito dopo la firma dell’accordo finanziario da parte dei beneficiari: l’inserimento dei risultati dei progetti nella piattaforma di disseminazione, infatti, è un obbligo contrattuale per tutti i partenariati strategici e i progetti realizzati nell’ambito dell’azione AK2, mentre è per ora facoltativa per i progetti nell’ambito dell’azione AK1. Molto utile si rivela infine la piattaforma eTwinning12, che può essere utilizzata prima della redazione del Piano di Sviluppo Europeo, per trovare partner e agenzie formative in tutti i Paesi europei, potenziali destinazioni dei proponenti; può essere anche considerata come uno strumento prezioso per la preparazione dello staff in partenza e anche durante e dopo il viaggio di formazione, poiché consente di avere contatti costanti con l’istituto estero ospitante.

4) La prima parte del modello di application chiede ai proponenti di inserire il progetto13 all’interno di un Piano di Sviluppo Europeo che riguarda strategicamente l’intero istituto. Ciò comporta che:
– si dovrebbe sempre indicare come le mobilità del personale sono inserite in un piano scolastico ampio;
– si dovrebbe specificare che le mobilità siano rilevanti per i singoli partecipanti e per l’intera istituzione;
– si dovrebbero programmare le partenze sin dall’inizio dell’anno scolastico, al fine di poter verificare meglio la ricaduta;
– si dovrebbe individuare con estrema coerenza, tra quelle previste, il tipo di attività funzionale per il proprio istituto scolastico: corso strutturato, job shadowing, attività di insegnamento.

Il valore aggiunto europeo dovrebbe essere trasversale a tutto il progetto: il respiro internazionale va costantemente affermato e motivato.Per quel che riguarda gli aspetti del progetto, ai proponenti si richiede di declinare con estrema puntualità e coerenza la tematica gli obiettivi dell’azione; ogni anno all’interno della Guida al Programma vengono indicate le tematiche prioritarie, per esempio per il 2017 sarà data particolare attenzione a sostenere quei progetti che hanno al centro la formazione dei docenti su tematiche interculturali, relative all’insegnamento dell’italiano L2, rivolte soprattutto a migranti, a rifugiati e a minori non accompagnati. Non va assolutamente trascurato, inoltre, di dichiarare in dettaglio come verrà svolta la preparazione all’attività di formazione (per esempio corsi di lingua e cultura del/i Paese/i scelti per la formazione all’estero).

Il valore aggiunto europeo dovrebbe essere trasversale a tutto il progetto: il respiro internazionale va costantemente affermato e motivato, per esempio spiegando la scelta delle destinazioni, indicando esplicitamente come e quando disseminare i risultati raggiunti in contesto europeo tramite il contatto con i partner, la permanenza presso una scuola/agenzia formativa che ha una forte tradizione internazionale nella sua offerta, ma anche realizzando, tramite le tecnologie per esempio, azioni di diffusione del progetto anche a livello territoriale. Alcune scuole, per esempio, creano pagine Facebook dedicate, blog e forum attivi prima, durante e dopo la partenza. Erasmus+, inoltre, mette a disposizione dei potenziali partecipanti il portale School Education Gateway14, all’interno del quale non solo si trovano molte informazioni sui potenziali partner e sulle scuole o sulle agenzie formative da contattare, ma è soprattutto il luogo virtuale all’interno del quale i partecipanti (vedi punto 3) pubblicano e condividono la loro esperienza. In altri casi le scuole che hanno avuto una mobilità creano sul proprio sito una pagina dedicata a Erasmus+, per rendere pubblica e visibile per chiunque la propria esperienza internazionale.

È molto importante anche dichiarare con precisione e chiarezza quali sono i risultati attesi, alla luce e coerentemente con quanto progettato nella prima parte dell’application, e soffermarsi sull’impatto atteso sulla scuola nella sua totalità. A questo si collega la parte finale del modulo di candidatura, che chiede ai proponenti di esplicitare nel dettaglio le modalità di valutazione del progetto e le fasi della disseminazione. Quest’ultima è spesso il tallone di Achille di molti progetti, che non insistono sufficientemente sul valore della condivisione di buone pratiche e dell’esperienza vissuta con la mobilità. Punti a favore si acquisiscono proprio dimostrando, negli intenti, di collocare l’azione progettuale a livello territoriale, coinvolgendo gli studenti e le loro famiglie, ma anche le associazioni e i media. Spesso i proponenti riassumono in poche parole cosa intendono fare e descrivono il follow-up in modo sbrigativo.

Il budget viene calcolato in base a parametri internazionali, che si rifanno a dati standard che prevedono costi e spese in base alle distanze, al Paese di destinazione e naturalmente alle attività che si intendono svolgere. Questo rende la fase economica del progetto paradossalmente semplice: l’application infatti calcola in automatico gli importi. La precisione e l’accuratezza di chi propone la candidatura sono però importanti soprattutto in questa fase, in cui si devono evitare incoerenze (come dichiarare che partirà un certo numero di persone e poi in fase di calcolo ne compaiono meno o più, oppure inserire nella somma dei costi anche eventuali spese che si sosterranno per scambi con i partner di progetto o per visite in Italia di docenti coinvolti nell’azione). A volte i valutatori, pur dando un buon punteggio al progetto nel suo insieme, riducono il budget proprio laddove emergono dati incoerenti o non ammissibili.

I valutatori e i criteri di valutazione

Le singole candidature vengono valutate in una prima fase dall’Agenzia Nazionale, che si preoccupa di una valutazione formale e attua in questo modo una prima scrematura rispetto ai numeri di application giunte; segue poi la valutazione da parte esperti esterni, selezionati con regolare bando pubblicato sul sito dell’Indire-Agenzia Nazionale, i quali, una volta vinto l’incarico, sono costantemente formati e aggiornati dall’agenzia. I valutatori lavorano individualmente per tutti i progetti che hanno un budget al di sotto di una somma stabilita dalla Commissione Europea (intorno e sotto i 60.000 euro), mentre per quelli che hanno costi elevati la valutazione viene fatta da due diversi valutatori in team. La validazione delle valutazioni avviene in una giornata interamente dedicata a questo, quando tutti i valutatori fanno un ultimo e finale controllo prima di passare i progetti nuovamente all’Agenzia Nazionale, che provvede a un’ulteriore revisione formale. I progetti entrano poi a far parte di una graduatoria ufficiale, pubblicata sulla pagina del sito della sezione italiana dell’Erasmus+ e, come già scritto, tra coloro che raggiungeranno le prime posizioni ci sono i progetti vincitori del finanziamento, che in Italia negli ultimi anni sono circa il 10% dei proponenti.

Conclusione

Abbiamo sin qui visto che presentare un progetto europeo per la mobilità del personale è un’azione corale di tutta l’istituzione scolastica, che spesso all’atto della candidatura incontra da un lato l’entusiasmo di coloro che si faranno carico dell’intero ciclo di vita del progetto, dall’altro si misura con criticità e ostacoli. In molti casi, le stesse scuole che non hanno ricevuto il finanziamento per la partenza e alle quali i valutatori inviano una dettagliata spiegazione dei punti di forza e di criticità del progetto “non ammissibile” al finanziamento, riprovano con ulteriore motivazione a riproporre la candidatura alla prima occasione utile; altre volte invece il progetto, soprattutto quando diventa realtà, cambia totalmente e fa crescere l’intera scuola, creando reti virtuali a livello internazionale, diventando nel territorio un punto di riferimento per la diffusione dei valori europei. Vale la pena ricordare ancora una volta che fare un buon progetto significa soprattutto saper declinare con accuratezza, profondità e coerenza bisogni autentici e aspettative sostenibili.

Partecipare dunque alla progettualità Erasmus+ rappresenta in ogni caso un’importante, e spesso unica, opportunità di mettersi in gioco, di rendere la routine scolastica più motivante e stimolante e dare davvero un “plus” alla propria professionalità.

NOTE

1. Si usano entrambe le diciture per il programma: Erasmus Plus e Erasmus+.
2. Il programma Jean Monnet è stato ereditato da Erasmus+ nella sua integrità, da LLP, http://www.erasmusplus.it/jean-monnet/
3. Sito ufficiale italiano: http://www.erasmusplus.it/erasmusplus/erasmus/.
4. Il job shadowing, ovvero “lavoro ombra”, è un’attività di formazione di tipo più informale che si svolge solitamente in una scuola o in un’organizzazione che si occupa dell’istruzione scolastica (ad esempio una ONG o un’autorità pubblica). Molte sono le attività che si possono svolgere durante il periodo di job-shadowing:- osservazione;- insegnamento nella propria lingua /nella lingua di unicazione/nella lingua del Paese ospitante;- scambi di esperienze con i colleghi stranieri;- acquisizione di nuove strategie di insegnamento, di valutazione. Il job-shadowing, dunque, è un’occasione per fornire ai partecipanti competenze, tecniche e metodi da applicare concretamente nell’attività didattica e per favorire lo scambio di esperienze e buone pratiche. Inoltre questa esperienza stimola l’uso delle lingue straniere, il lavoro di gruppo e la collaborazione fra insegnanti di Paesi diversi, contribuendo a realizzare concretamente la tanto auspicata dimensione europea.
5. Approvato con il Regolamento Ue n. 1288 del 2013.
6. Nel sito ufficiale, la pagina dedicata alle attività possibili declina in maniera dettagliata l’intero programma; da qui in avanti si parlerà alternativamente di “Azione Chiave” o di KA (Key Action) senza nessuna differenza di significato.
7. http://www.indire.it/.
8. A questo indirizzo si trova il documento in più lingue che illustra le politiche europee fino al 2020.
9. Questa è la pagina del sito ufficiale dedicata alla descrizione delle azioni KA1 e KA2.
10. Fino al 2006 il personale non docente aveva a disposizione borse di mobilità erogate dalla Commissione Europea, secondo il Programma Arion/Socrates.
11. Tratto da questa pagina web, importante riferimento per chi si approccia alla candidatura.
12. Il portale italiano è http://etwinning.indire.it/.
13. Il Piano di sviluppo Europeo (European Development Plan) è parte integrante del modulo di candidatura, nel quale si devono descrivere i bisogni educativi e formativi della propria scuola, prevedendo l’impatto che la formazione del personale in ambito europeo avrà sui singoli partecipanti e sull’istituzione nel suo complesso.
14. http://www.erasmusplus.it/scuola/school-education-gateway-2/.
15 La tabella fa parte del manuale del valutatore, Guide for Expert on Quality Assessment, 2017.

Approfondire

• AA.VV., Generazione Erasmus. L’Italia delle nuove idee, Franco Angeli, Milano 2010.
• G. Bettin Lattes, M. Bontempi, Generazione Erasmus? L’identità europea tra vissuto e istituzioni, Firenze University Press, Firenze 2008.
• S. Corradi, Programma Erasmus+. La mobilità internazionale degli studenti universitari, Dip. Studi Processi Formativi, 2015.
• A. Faraldi, Generazione Erasmus, ed. Alberti, Reggio Emilia 2008.§
• L. Vecchio, Quando Lorenzo visse a Barcellona, A&B, Roma 2008.
• E. Vian, Diario di un Erasmus, La riflessione, Cagliari 2010.

Sitografia

http://it.statisticsforall.eu/maps-erasmus-students.php
http://www.indire.it/2017/01/20/stati-generali-della-generazione-erasmus-primo-consiglio-italiano/
http://www.erasmusplus.it/
http://www.indire.it/
https://archivio.pubblica.istruzione.it/news/2001/prot1598_01.shtml
http://www.erasmusplus.it/scuola/mobilita-scuola-ka1/
http://www.erasmusplus.it/universita/istruzione-superiore/
http://www.erasmusplus.it/formazione/formazione-e-insegnamento
http://www.schooleducationgateway.eu/it/pub/teacher_academy/catalogue.cfm
http://www.erasmusplus.it/scuola/etwinning-per-la-scuola

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Camelina Maurizio

Vive a Torino. Insegnante di inglese nella scuola secondaria, è anche docente a contratto presso l’Università di Torino e l’Università di Genova. È formatrice per l’inglese nel Piano Nazionale del Miur per i docenti della scuola primaria nonché per il Piano Nazionale Scuola Digitale. Si occupa di insegnamento e bisogni educativi speciali e di didattica con le TIC. Collabora con diverse case editrici scolastiche, ed è valutatore Erasmus.

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