Stiamo parlando di ArcheoKids, una bella pagina Facebook e un blog curati da cinque archeologi, con esperienze e suggerimenti per itinerari, laboratori didattici, letture e iniziative rivolte ai ragazzi.
Cinque archeologi appassionati del loro lavoro che per dialogare con i bambini hanno scelto di presentarsi come loro, con le foto di quand’erano piccoli, e che hanno trovato il modo di affrontare i problemi dell’archeologia in modo simpatico e divertente: “Purtroppo non mi è mai capitato, tra un colpo di cazzuola e una spennellata, di trovare un biglietto con scritto: ‘Complimentoni Nina, che archeologa sopraffina, hai scoperto il crollo di una villa romana, dove vivevano Tizio, Caio e Sempronio'”.
Molto interessanti sono anche i loro suggerimenti bibliografici, dalle guide di città rivolte ai bambini, ai quaderni didattici sull’edilizia antica per ragazzi più grandi, ai testi dedicati ai miti, alla storia, agli usi e costumi dei popoli antichi.
Ed è proprio qui che scopro il libro di Chiara Magrini e Lisa Zenarolla, Facciamo che eravamo archeologi, con le illustrazioni di Agnese Baruzzi (Scienza Express, Trieste 2014), con testi e laboratori rivolti a bambini dai 7 agli 11 anni.
Interessante che la casa editrice triestina abbia inserito l’archeologia, disciplina storica, nella collana “Piccoli scienziati crescono”. L’archeologia studia il passato dell’umanità dai suoi tempi più remoti, ponendosi nell’ambito della cultura umanistica. Suo oggetto di studio è la cultura materiale, gli aspetti concreti di una cultura, come i manufatti, gli oggetti di uso quotidiano, gli strumenti delle attività produttive. Contrariamente alla cultura scritta, che implica generalmente giudizi e valutazioni legati a una certa visione del mondo, la cultura materiale è neutra, muta, non offre interpretazioni, non ci parla di sé.
D’altra parte, gli archeologi, come gli scienziati, raccolgono dati dall’esperienza, fanno esperimenti, formulano ipotesi che sottopongono a verifica. L’archeologia è quindi una disciplina umanistica per quanto riguarda il suo oggetto di studio, ma una disciplina scientifica per quello che concerne metodi e procedure: l’archeologia è la più sperimentale fra le discipline umanistiche.
Attraverso il legame fra un bambino e la zia archeologa, il libro ci presenta i momenti fondamentali del lavoro dell’archeologo, dalle fasi dello scavo, al trattamento dei reperti, allo studio della vita quotidiana degli antichi.
Vogliamo raccontare l’archeologia ai bambini come si raccontano le storie di draghi, cavalieri e folletti. Vengono affrontati anche temi più complessi, come la differenza fra l’archeologia contemporanea e quella ottocentesca: “L’archeologia contemporanea, a differenza di quella dell’Ottocento, cerca di studiare soprattutto la vita quotidiana delle popolazioni antiche attraverso la scoperta e lo studio degli oggetti ‘umili’ usati ogni giorno. Mentre un tempo l’archeologo scavava soprattutto alla ricerca di grandi monumenti o di tombe con ricchi corredi (come lo scopritore di Troia Heinrich Schliemann), oggi lo studioso presta attenzione a ogni singolo oggetto dell’antichità (un frammento di vaso, un chiodo in ferro, una tessera di mosaico ecc.) che gli permetta di ricostruire la vita e le vicende degli uomini ‘comuni’ di cui la storia solitamente non si occupa” (p. 14). L’archeologia come studio della cultura materiale, appunto.
Il libro accompagna il bambino alla scoperta di come reagiscono i differenti materiali sotto terra e con varie condizioni ambientali, presenta lo scavo stratigrafico, illustra gli strumenti dell’archeologo. Ci parla del restauro dei manufatti e di come si ricompone un oggetto a partire dai suoi frammenti; ci spiega come si allestiscono una mostra o un museo. Alcuni laboratori introducono alla sperimentazione delle tecniche degli antichi, invitano a lavorare l’argilla, a fare un mosaico, a macinare il grano o a vestirsi come gli antichi. Troviamo anche suggerimenti rivolti agli adulti per rendere gradevole ai bambini la visita al museo e un accenno all’archeologia subacquea.
Molti laboratori, ricchi di suggerimenti e consigli per evitare gli errori più comuni, sottolineano il valore della pazienza.
Mi sono sempre stati simpatici gli archeologi che, forse per il loro continuo contatto con la materia, hanno una grande attenzione per la tutela del patrimonio culturale. Dal sito di ArcheoKids si capisce che il loro lavoro, nonostante difficoltà di ogni genere, è vissuto quasi come una missione:
“Vogliamo raccontare l’archeologia ai bambini come si raccontano le storie di draghi, cavalieri e folletti.
Vogliamo raccontare le scoperte, i luoghi, la storia, i miti, gli uomini e le donne di oggi e di ieri, le difficoltà e le speranze, le idee e i progetti.
Vogliamo che i bambini imparino a conoscere più da vicino il lavoro degli archeologi e a percepirne non tanto l’eccezionalità ma l’ordinarietà.
Sogniamo un futuro in cui i grandi insegnino ai bambini cosa vuol dire essere cittadini in un Paese meraviglioso e ricco di storia e bellezza come l’Italia e i bambini scelgano da grandi il mestiere dell’archeologo.
Forse un giorno il loro sogno si realizzerà”.
Se continuano così, ci possono riuscire.