Metafisica sì, metafisica no. Ormai da secoli assistiamo a un conflitto duro tra distruttori radicali, critici severi e decostruttori deboli, da un lato, e fautori e ripropositori della metafisica, dall’altro (per una ricostruzione di taglio classico si veda, per esempio E. Berti (a cura di), Storia della metafisica, Carocci, Roma 2019; per tastare il polso al dibattito analitico, si veda per esempio A.C. Varzi, Metafisica. Classici contemporanei, Laterza, Roma-Bari 2008, per andare a un classico del Novecento appena uscito in traduzione italiana, si veda D.K. Lewis, Sulla pluralità dei mondi, Mimesis, Milano-Udine 2020). Pare che però, nel terzo millennio, tutto questo dibattere rischierà l’obsolescenza, perché la metafisica, come disciplina filosofica, verterà su ben altro.
Con lo sviluppo del metaverso, su cui Mark Zuckerberg ha scommesso il nome della sua azienda (qui il link del lancio di Meta), infatti, nasceranno e si riproporranno in nuove forme molti problemi di natura filosofica. La disciplina filosofica che se ne occuperà si dovrebbe forse chiamare metametafisica. La fisica (secondo l’accezione comune del termine) del metaverso sarà relativamente pacifica (ancorché tecnicamente di una complessità mozzafiato) e riguarderà la fisica della realtà naturale e il software che con essa andrà a interagire. La metafisica, invece (forse, si preferirà parlare di mmetafisica, o semplicemente di Metafisica), consisterà nella riflessione filosofica sul metaverso, riguarderà cioè la natura (secondo il senso etimologico del termine greco φύσις, fisica, appunto) del metaverso. Si tratterà di una disciplina autenticamente filosofica e in buona parte originale, perché riguarderà gli antichi problemi filosofici nel loro esprimersi nella nuova forma di realtà, ma anche problemi completamente nuovi.
Una caratteristica saliente del metaverso è che in esso la grande divisione tra is and ought, per via della quale non si può passare da una descrizione dell’essere a una prescrizione circa un dover essere, verrà meno, perché la natura costruita e sociale del metaverso renderà la distinzione non più sostenibile. Importanti problemi relativi alla normatività andranno perciò ripensati con nuove categorie e lo studio della natura del metaverso comporterà una riflessione sul suo dover essere.
Alcuni problemi, come per esempio quelli relativi alla diffusione di fake news o alla creazione di bolle informative, potrebbero esplodere come vere e proprie piaghe, moltiplicate per gravità e virulenza dalla potenza della nuova realtà onlife. Si tratterà di problemi che già oggi affrontiamo, sia pure a fatica, e rispetto ai quali potrebbe non esserci un salto di qualità. Nasceranno però e/o si riveleranno sempre più complessi problemi di ontologia dell’ente, come ad esempio: l’ente sono solo io qui e ora presente fisicamente? e allora qual è lo statuto ontologico del mio avatar? se esso poi fosse capace di un certo numero di azioni proattive, sarei ancora disposto a dire che nulla della mia identità ha a che fare con le sue (?) azioni?
E, ancora, come settare hardware e software per garantire la privacy, posto che informazioni personali sulla fisicità personale e persino dati dettagliati sulla mia abitazione e i suoi contenuti saranno potenzialmente accessibili con un click da ovunque ed eventualmente da chiunque?
Si discuterà di etica, come per esempio, su problemi come: quali sono i limiti alla manipolazione dell’avatar con cui agisco da remoto? il comportamento verso un essere umano o verso un avatar dovrebbe sempre essere improntato agli stessi principi morali, o si possono fare distinzioni?
Quali limiti etici dovrebbe imporsi un’azienda che crei spazi per abitare il metaverso? Come combatteremo la metadipendenza, ossia la difficoltà a disconnettersi dal metaverso (il M.A.D., Metaverse Addiction Disorder)?
Nasceranno poi problemi di politica del metaverso che riguarderanno anche l’intersezione tra le forme di potere tradizionale (gli Stati) e le forme di potere gestionale dei nuovi spazi virtuali (le corporations che li producono e li gestiscono).
Si tratterà certo di problemi che verranno gestiti politicamente, ma che per essere affrontati al meglio abbisogneranno di una riflessione filosofica.
L’evoluzione della tecnologia sfida e sfiderà sempre di più il pensiero e le vecchie idee della tradizione filosofica paiono destinate a morire, ma verranno però tenute in una nuova sintesi capace di ricomprenderle e superarle. Si apre davanti a noi una stagione entusiasmante per il pensiero, sfidato a rimanere desto e a interrogarsi su ciò che la tecnologia, sempre più easy, friendly e onnipresente ci fa sembrare ovvio e privo di difficoltà.