Parthenope

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Dopo aver raccontato la Napoli degli anni Ottanta con “È stata la mano di Dio” (2021), Paolo Sorrentino torna a occuparsi della sua città con la sua ultima opera: “Parthenope”.

Presentato in anteprima all’ultimo Festival di Cannes, Parthenope è sicuramente tra i titoli da non perdere in quest’inizio d’autunno. Sorrentino si conferma tra gli autori più originali e talentuosi del nostro cinema, grazie a una personale cifra stilistica e a una straordinaria capacità affabulante. Fin dalla scelta del titolo, l’opera s’ispira alla nascita della città, legata alla leggenda della sirena Parthenope. Si narra, infatti, che dopo il suicidio, le spoglie della sirena abbiano trovato dimora sull’isolotto di Megaride, proprio dove sorge Castel dell’Ovo, ancora oggi luogo simbolo dell’identità di Napoli. Un richiamo al passato, una trama sottile, una diafana aura di mistero, che nel film unisce la protagonista al mito fondante della città.

La storia inizia nella Napoli degli anni Cinquanta dell’armatore Achille Lauro, per poi accompagnarci, con frequenti salti temporali, fino ai festeggiamenti per la vittoria dello scudetto del 2023. Parthenope viene messa al mondo nelle acque della darsena della splendida villa di famiglia affacciata sul mare, evocando così la mitologia della sirena e il legame profondo con la natura del luogo. Sorrentino mette in scena il casuale percorrere la vita di Parthenope, avvolta da una malinconica distanza, unita alla consapevolezza della sua insostenibile bellezza, che la rende quasi una creatura astratta e irraggiungibile, una sorta di languida e sensuale Lighea. Il suo fascino sfuggente, come per incanto, seduce tutti gli uomini, popolando la sua vita di incontri possibili, ma irrisolti, che restano sulla superficie del desiderio, quasi intangibili, senza mai scalfire il suo cuore.

Il suo viaggio nella vita si svolge in una Napoli quasi assente dal punto di vista iconografico, ma che permea profondamente le atmosfere del film con la sua bellezza fatiscente, la sua vitalità irriverente e il suo fascino struggente, che scivola nella deriva dei sensi, nello smarrimento esistenziale, fino al miracolismo profano.

Tra gli studi di antropologia, la breve infatuazione per la recitazione, gli incontri passeggeri con uomini tanto diversi quanto inadeguati, Parthenope sembra attraversare il mondo senza immergersi veramente nella vita, senza passioni e amore, anestetizzata dal dolore della tragica perdita del fratello. Vive un’odissea sospesa in un tempo altro, possibile, lontano e mai ritrovato. Un νόστος perenne e irrisolto.

Parthenope è un film a cui abbandonarsi, per lasciare che lo sguardo assecondi e si perda negli immersivi piani sequenza, che disegnano e modulano non solo lo spazio, ma anche il tempo intimo della coscienza, d’ispirazione bergsoniana.

Il cinema di Sorrentino trova in Parthenope una linearità stilistica essenziale, libera da alcuni eccessi manieristici del passato. Tra precise scelte di profondità di campo e la lenta fluidità straniante di lunghe sequenze, la messa in scena manifesta una purezza zenitale, luminosa e tersa, dominata dal sole mediterraneo e dall’orizzonte del mare. La sceneggiatura si sublima in una scrittura rarefatta, che rifugge i lunghi dialoghi per concentrarsi in poche frasi, tra silenzi, sguardi, assenze, paesaggi dell’anima e musica.

Se comprendere l’antropologia, come alla fine svela il vecchio professore di Parthenope, è semplicemente acquisire la capacità di vedere, di intuire l’essenza, forse lo stesso principio vale anche per il cinema. Parthenope racconta apparentemente la storia di una vita, ma in realtà è soprattutto una riflessione estetica sul tempo, sulla bellezza e sulla nostalgia della memoria, sulla visione che va oltre la materia della realtà; metafora metalinguistica del cinema e di Napoli.


Parthenope

Un film di Paolo Sorrentino

Con: Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Gary Oldman, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Peppe Lanzetta, Isabella Ferrari

Produzione: Italia, 2024

Durata: 136 minuti

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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