Parola di Dio

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Un film russo passato a Cannes riflette su religione, interpretazione dei testi sacri, ideologia e manipolazione. E no, non parla di islam.

Tutti i giorni sentiamo parlare di Isis e di terrorismo, e quasi mai con l’intento di indagare e comprendere le ragioni storiche, politiche, economiche e sociali di ciò che sta accadendo in Medio Oriente e in Europa. Spesso, semplicemente, si liquida il fenomeno come integralismo islamico, o semplicemente come islamismo o addirittura islam. In questa visione ideologica e superficiale, in cui prevale la subdola e fuorviante tesi dello scontro di civiltà, della contrapposizione tra cristianesimo e islam visti con connotazioni insanabili, sembra non ci sia spazio per un’analisi che vada oltre gli slogan propagandistici. In questo nuovo Far West di buoni e cattivi, di violenti e misericordiosi, ecco che si affaccia sugli schermi delle sale cinematografiche un film illuminante, Paola di Dio, che già aveva ottenuto il consenso della critica e del pubblico al recente Festival di Cannes, dove è stato presentato nella sezione “Un Certain Regard”.

Un’opera che tutti coloro che hanno la certezza di stare dalla parte dei buoni cristiani, contro l’islam sanguinario e il Corano, dovrebbero andare a vedere, per riflettere sul loro sistema di valori e sulle fonti su cui si fonda il loro pensiero: a offrire a tutti questa splendida occasione è il regista russo Kirill Serebrennikov, che ha voluto mettere in scena le distorsioni e le manipolazioni a cui si può prestare senza troppi sforzi la Bibbia.

Il film nasce da una presa di posizione del regista contro la situazione della religione nel suo paese: “In Russia la religione è ovunque. Come negli Stati Uniti, i predicatori si sono impadroniti delle televisioni. La religione è diventata la seconda ideologia ufficiale, controlla le menti di chiunque. È un dogma caliginoso, che diffonde oscurantismi ovunque”.

L’opera è ispirata a una pièce di Marius Von Mayenburg. Il regista spiega così perché ha deciso di trasformare il testo teatrale in un film: “Marius mi disse che aveva scritto quest’opera dopo aver letto la Bibbia e aver scoperto dei passi davvero ambigui, alcuni dei quali molto violenti e che nascondevano un doppio significato. Si rese conto che queste frasi, estrapolate dal contesto, potevano esprimere l’esatto contrario dell’amore e della fraternità, e così cominciò a fare una lista di questi passi. È così che è nata la pièce, dall’idea che sarebbe molto facile distorcere il significato delle Sacre Scritture. Nel film, la fonte da cui provengono le frasi è sempre citata, perché lo spettatore deve sapere che sono autentiche”.

Il giovane Veniamin, liceale problematico e introverso, cerca la soluzione alle sue difficoltà esistenziali e alle sue profonde frustrazioni personali rifugiandosi in una lettura maniacale e ossessiva della Bibbia. Le Sacre Scritture diventano il suo unico riferimento culturale e la loro interpretazione letterale e intransigente, la fonte di un fanatismo delirante. Veniamin diventa ben presto il ribelle della scuola, ma non in senso libertario come tutti gli adolescenti, bensì nel verso diametralmente opposto, come fervente sostenitore di un’intransigenza reazionaria e oscurantista. Così le sue lotte e i suoi anatemi, fondati sulle precise e autentiche parole della Bibbia, si rivolgono contro l’uso del bikini da parte delle sue compagne di classe durante l’ora di nuoto e contro la professoressa di scienze, colpevole d’insegnare l’educazione sessuale e le teorie evoluzioniste di Darwin.
Ciò che sorprende di più nel film è che la società, e soprattutto il mondo della scuola, sembra accettare come plausibili le sue tesi, proprio perché provengono dalla Bibbia, anche se generate da una sua lettura estremista e radicale. Una vittoria del fanatismo, che sembra generare un senso di autorevolezza e di potere assolutamente ingiustificato e incomprensibile a una mente lucida e razionale. Ma cosa può la ragione contro la fede?

La testimonianza di vita del giovane Veniamin porta in primo piano tutte le pericolose conseguenze che possono nascere da una lettura distorta della Bibbia e in senso più generale di ogni scrittura o testo sacri, di qualunque religione.
Il film privilegia i lunghi piani sequenza, capaci di offrire spazio alla nostra interpretazione visiva, senza che il nostro sguardo sia continuamente dislocato e guidato dall’invadenza  del montaggio. La scena iniziale in piscina è un vero capolavoro, una splendida sintesi della frustrata e violenta psicologia del protagonista. Il rifiuto di Veniamin di usare il costume da bagno entra in conflitto con il suo sguardo obliquo e torvo, che cerca invano di perdersi nelle pagine della Bibbia, sopraffatto dal richiamo dei corpi seminudi delle sue compagne di classe.

Parola di Dio
Regia: Kirill Serebrennikov
Con: Pyotr Skvortsov, Aleksandr Gorchilin, Aleksandra Revenko, Viktoriya Isakova, Yuliya Aug, Svetlana Bragarnik, Irina Rudniktskaya
Durata: 118 min.
Produzione: Russia 2016

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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