«Papà Castoro, raccontaci una storia»: così iniziava la sigla italiana del cartone animato “Les Histoires du père Castor”, andato in onda in Francia a partire dal 1994 e poi trasmesso anche nel nostro paese. La serie era ispirata ai personaggi degli “Albums du Père Castor”, pubblicati in Francia dall’editore Flammarion e ora entrati a far parte del programma UNESCO “Memoria del Mondo”.
Il programma “Memoria del Mondo” venne lanciato nel 1992 per censire e salvaguardare il patrimonio documentario dell’umanità dall’oblio, dalla dispersione e dalla distruzione. Il programma si propone di facilitare la conservazione dei documenti selezionati con i mezzi più adatti e le tecnologie più recenti, di favorirne la valorizzazione e diffonderne la conoscenza.
Il Registro della Memoria del Mondo accoglie il patrimonio raccomandato dal Comitato consultivo internazionale e approvato dal direttore generale dell’UNESCO in base ai criteri di interesse internazionale ed eccezionale valore universale.
Nel corso degli anni, per l’Italia sono entrati a far parte del Registro, fra gli altri, il patrimonio dell’Istituto Luce (L’Unione Cinematografica Educativa), fondato nel 1924; l’archivio diocesano di Lucca, con la sua ricca collezione di pergamene longobarde; gli Almanacchi di Barbanera dal 1762 al 1962, quella collezione di calendari lunari così diffusa nella società da contribuire a creare una cultura di massa e il senso di un’identità nazionale.
Per la Francia, erano già presenti nel Registro la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino (1789-1791); i documenti relativi all’introduzione del sistema metrico decimale (1790-1837), argomento di cui abbiamo parlato in un precedente articolo (La torta 7 vasetti e il sistema metrico decimale); l’arazzo di Bayeux, opera d’arte inserita in quanto straordinario documento storico; i film dei fratelli Lumière.
- Lettere di auguri ad Astrid Lindgren per il suo ottantesimo compleanno. © National Library of Sweden, Astrid Lindgren’s archive. Photo: Jens Östman.
- Particolare della partitura della Messa in Si minore (BWV 232) di Johann Sebastian Bach, aria “Laudamus te” © Staatsbibliothek Berlin.
- Il disco Nebra Sky, ritrovato in Germania e risalente a 3600 anni fa. © State Museum of Prehistory Halle.
- Ex voto giapponesi del tempio Tōji di Kyoto datati 9 novembre 1462© Kyoto Prefectural Library and Archives.
- Particolare della Magna Charta.
Nel Registro possiamo trovare documenti scritti, fotografie e filmati; archivi di scrittori, filosofi, musicisti, scienziati, politici, registi ed esploratori; gli archivi della Compagnia olandese delle Indie occidentali e orientali; i giornali di bordo dell’HMS Endeavour di James Cook, di cui quest’anno ricorre il 250° anniversario; l’atto conclusivo del Congresso di Vienna; la Bibbia di Gutenberg; il film muto Metropolis di Fritz Lang del 1927 e Il mago di Oz di Victor Fleming del 1939; la mostra fotografica del 1955 The Family of Man, di Edward Steichen; l’alfabeto fenicio; la Magna Charta del 1215; manifesti russi e archivi dei servizi segreti jugoslavi; miniature indiane e persiane; documenti relativi alla costruzione e alla caduta del Muro di Berlino; il diario di Anna Frank e i documenti sul disastro nucleare di Chernobyl del 1986.
Accanto ai manoscritti e alle lettere di Hans Christian Andersen, alle fiabe dei fratelli Grimm e all’archivio di Astrid Lindgren, adesso sono dunque entrati a far parte del Registro anche gli archivi di Père Castor, quella serie di riflessioni pedagogiche, appunti, fotografie e illustrazioni che avrebbe portato alla nascita degli Albums du Père Castor, collana di libri per ragazzi ideata negli anni Trenta, sotto lo pseudonimo di Paul François, da Paul Faucher (1898-1967), fautore dell’Éducation Nouvelle.
Oggi considerati un classico della letteratura per ragazzi, gli Albums du Père Castor rimandavano, fin dalla scelta del nome con il riferimento al castoro, all’idea di un programma costruttivo. Il titolo mi ha riportato alla mente un altro castoro, protagonista di un libro che ci leggeva la maestra alle elementari: Grogh, storia di un castoro. L’autore era Alberto Manzi, il famoso maestro della trasmissione televisiva Non è mai troppo tardi, che ha insegnato a leggere e a scrivere agli italiani del dopoguerra.
La storia era nata in un lavoro di gruppo con i ragazzi del carcere minorile “Aristide Gabelli” di Roma. Era la prima esperienza di Manzi come educatore, nel 1946-1947. Doveva insegnare a circa 90 ragazzi fra i 9 e i 17 anni, di cui 18 analfabeti, per 9.000 lire al mese. Prima di lui, altri quattro insegnanti avevano rinunciato all’incarico.
Conquistata la fiducia dei difficili allievi, e con l’appoggio del direttore, Manzi riesce a fare un giornale con i ragazzi (il primo in un carcere minorile), organizza uno spettacolo teatrale, li porta in campeggio in Abruzzo. Inventa per loro una storia e la scrivono insieme. Parla di un castoro, Grogh, che insieme ai suoi amici lotta per la salvezza e la libertà: una storia di coraggio e di spirito di gruppo.
Il romanzo viene premiato nel 1948 con il “Collodi” per le opere inedite, in seguito pubblicato da Bompiani, tradotto in 28 lingue e nel 1953 trasmesso alla radio. Di quei ragazzi, una volta usciti dal carcere, solo 2 su 94 rientrarono in prigione.