Note di archeologia cicladica: Paros e Despotikò 

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L’isola di Paros, una delle più importanti delle Cicladi, fra i classicisti è nota soprattutto per tre cose, delle quali cercherò ora di dare brevemente ragione.
Despotiko visto da Aghios Georgios ad Antiparos.

La patria di Archiloco, le cave di marmo

Anzitutto l’essere stata patria di uno dei poeti più importanti della lirica arcaica, quell’Archiloco che visse nel VII secolo a.C. e affiancò alla produzione di giambi di grande efficacia, e talora palese violenza verbale, l’attività di soldato mercenario. Della sua poesia restano frammenti assai celebri, come quello (fr. 5 West) nel quale si compiace di avere salvato la pelle in battaglia pur avendo – assai poco eroicamente – perso lo scudo; oppure come il recente «epodo di Colonia» (edito nel 1974), laddove il nostro racconta – con particolari crudi, certo lontani dalla nostra sensibilità – di un rapporto sessuale occasionale, consumato forse con la sorella minore di quella Neobule che al poeta era stata invano promessa sposa. Insomma: i versi archilochei sono quanto di più lontano possa esserci dal politicamente corretto!

In secondo luogo, tutti conoscono il marmo di Paros, le cui cave (situate soprattutto nei pressi di Marathi) hanno fornito – in competizione con quelle del monte Pentelico, in Attica – materiale per alcune delle più raffinate opere d’arte dell’antichità (come quelle di Prassitele, ad esempio, o come il Laocoonte dei Musei Vaticani, ma l’elenco potrebbe essere infinito…). La sua esportazione fu fonte di prosperità per gli abitanti dell’isola per molti secoli, in quanto il suo impiego si diffuse in tutta l’area mediterranea, prima che in età romana il marmo di Luni (del quale ho appena scritto su queste colonne) lo soppiantasse.

La cronaca di marmo nel locale Museo archeologico

Marmor Parium, particolare (Paros, Museo Archeologico)

E proprio di marmo locale è la terza cosa per cui Paros è celebre: il cosiddetto Marmor Parium, una cronaca incisa appunto su supporto marmoreo durante il III secolo a.C., nella quale si danno informazioni di storia greca dall’età del mitico Cecrope in poi, accompagnate da importanti note sulla letteratura (soprattutto teatrale) e la vita culturale ellenica.

L’epigrafe non ci resta nella sua cospicua integrità, ma comunque due grossi frammenti ne sono conservati uno all’Ashmolean Musem di Oxford e l’altro proprio al locale Museo Archeologico di Paros, situato nella capitale Paroikia, poco distante dalla veneratissima chiesa ortodossa della Panaghia Ekatontapiliani (cioè «dalle cento porte»).

Paros, Panaghia Ekatontapiliani

Sono recentemente tornato a visitare questo piccolo ma interessante museo, e – oltre all’iscrizione appena menzionata – ho potuto ammirare statue che provengono dai numerosi santuari che l’isola aveva in età antica, tra i quali quelli (e dici poco…) dedicati ad Apollo, Atena, Asclepio, Artemide, Afrodite, Zeus.

In questa sede non posso insistere sui dettagli di queste aree monumentali, oggi largamente distrutte, ma solo dire che alcuni oggetti conservati al museo sono dei veri e propri capolavori, come la beffarda Gorgone del VI secolo a.C., la possente Artemide seduta del V secolo a.C., la stessa epoca, questa, di una leggiadra e raffinatissima Nike col peplo.

Lastra con immagine di Archiloco (V sec. a.C., Museo di Paros)

C’è pure una lastra che, secondo alcuni, rappresenterebbe la star locale Archiloco a un simposio o forse a un banchetto funerario: ciò perché – si sa – per gli antichi l’ideale era poter mangiare e bere con gioia anche nell’Aldilà. Mica male, no?

Gli scavi di Despotikò

Kouros da Despotiko (Museo di Paros)

Una piccola sala è inoltre interamente dedicata agli esiti di scavi che sono stati svolti in tempi assai recenti sull’isolotto di Despotikò, situato di fronte ad Antiparos, che a propria volta fronteggia Paros: tra l’altro gli studiosi pensano che queste isole avessero in antico dei collegamenti anche mediante lingue di terra.

Nike con peplo (V sec. a.C, Museo di Paros)

È stata messa in luce un’area santuariale assai estesa, il cui tempio principale era dedicato ad Apollo, al culto del quale – nel corso del tempo – si sono aggiunte quelli di altre divinità, come la sorella Artemide nonché Hestia, dea del focolare domestico, il cui appellativo di «Istimia» lascia pensare a un antico istmo di terra che collegava di Despotiko al limitrofo isolotto di Tsimintiri.

Lady of Despotiko (Museo di Paros)

Numerosi gli oggetti trovati in loco, come la meravigliosa Lady of Despotikò, un’immagine votiva femminile di terracotta in stile dedalico databile al VII secolo a.C., o gli oltre settanta kouroi, i volti marmorei di alcuni dei quali si possono ammirare al museo nella loro poderosa integrità, fatta di sorriso arcaico e occhi a mandorla. La loro quantità e varietà lascia pensare a un lungo utilizzo di questa struttura religiosa.

Avendo passato qualche giorno ad Antiparos, ho provato a recarmi nella località di Aghios Georgios, che è proprio antistante a Despotikò, e ho – pur se in lontananza – potuto vedere il santuario predetto.

Despotiko vista da Antiparos

La visita all’area archeologica è ancora inibita, poiché lo scavo non è stato del tutto messo in sicurezza; probabilmente (anzi sicuramente) ci si sarebbe potuti avvicinare di più facendosi trasportare da una barca, ma non esiste un vero e proprio servizio dedicato: ci sono invece tour privati che avrei dovuto prenotare in precedenza e che non sono svolti però quotidianamente.

Insomma: spero di poterci tornare presto e magari potere addirittura mettere piede sull’isolotto sacro, così come ho fatto qualche anno fa visitando il santuario panellenico di Delos, che sempre ad Apollo è consacrato poiché qui egli vi nacque insieme con la sorella Artemide.

 

Apollo e Artemide, signori delle Cicladi

Delos – dice il mito – galleggiava e si muoveva come un turacciolo sull’acqua, ma dopo aver dato i natali ai due dèi trovò finalmente la sua perenne stabilità. Anzi, divenne il centro delle Cicladi, che così si chiamano proprio perché stanno «in cerchio» (kúklos, in greco) intorno a questa venerabile isola.

Carta delle Cicladi (da Wikipedia)

Non stupisce dunque che il culto di Apollo e Artemide sia particolarmente diffuso in quest’area dell’Egeo, sia nelle sue più fastose manifestazioni panelleniche, sia in quelle – ed è questo il caso di Despotikò – che sono espressione della volontà di appariscenza cultuale della locale aristocrazia di Paros, arricchitasi con il commercio del marmo.

E poi Apollo è divinità solare, e Artemide lunare: e sole caldo e splendente di giorno e luminosissima luna di notte non mancano mai da queste parti. Così come non manca mai – d’estate – quel vento fresco da nord che i Greci chiamano meltémi e che, ormai tristemente immerso nel caldo “padano” carico di umidità, è probabilmente – insieme alle acque cristalline del mare e al polpo grigliato – la cosa che più mi manca delle vacanze appena trascorse.

Resti del tempio di Despotiko

Certamente la bellissima Paros è oggetto nei mesi estivi di un’eccezionale invasione turistica, anche perché al centro di ottimi (ed efficienti) collegamenti navali con il Pireo e le altre isole greche, ed è pure dotata di un piccolo ma funzionale aeroporto. Difficile, dunque, pensarla soprattutto come espressione della civiltà classica quale l’ho ora presentata; difficile ma non impossibile: una sosta al pacifico Museo Archeologico di Paroikia – dove la folla di vacanzieri difficilmente approda – può davvero fungere da “macchina del tempo”.

Gorgone in marmo (VI sec. a.C., Museo di Paros)

E poi, devo confessarlo, quella Gorgone arcaica con tanto di ali spiegate (invito i lettori de La ricerca a guardarla con attenzione) mi ha davvero stregato: il colmo sarebbe stato che avesse trasformato in pietra anche me che, da epigrafista quale sono, con le pietre ho ormai una «corrispondenza di amorosi sensi» di quasi mezzo secolo!

p.s. le fotografie sono opera dell’Autore, con eccezione di quella ravvicinata del tempio di Despotikò e del particolare del Marmor Parium.

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Mauro Reali

Docente di Liceo, Dottore di Ricerca in Storia Antica, è autore di testi Loescher di Letteratura Latina e di Storia. Le sue ricerche scientifiche, realizzate presso l’Università degli Studi di Milano, riguardano l’Epigrafia latina e la Storia romana. È giornalista pubblicista e Direttore responsabile de «La ricerca».

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