Nel 2007 si è messo in luce con Tony Manero, un film ambientato durante il periodo della dittatura di Pinochet, presentato con successo alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes. Con Post Mortem (2010), ha affrontato il dramma dei desaparecidos durante il periodo successivo al colpo di stato dell’11 settembre del 1973 e nel 2013, con No – I giorni dell’arcobaleno ha raccontato un’altra pagina della storia cilena, quando nel 1988, il dittatore Augusto Pinochet propose al popolo un referendum per confermare il suo potere per altri 8 anni.
Dopo la parentesi dedicata alle torbide vicende dei preti sconsacrati con Il club (2015), Pablo Larrain volge ancora lo sguardo alla storia del suo paese, raccontando la persecuzione politica del grande poeta Pablo Neruda.
Sicuramente tra i più importanti poeti della letteratura latino-americana del XX secolo, Pablo Neruda è stato una figura di grande rilievo sociale e politico nel panorama cileno. Oltre che letterato e poeta, Neruda ha ricoperto per molti anni cariche diplomatiche all’estero, prima di partecipare attivamente alla vita politica del suo paese come senatore del Partito Comunista. Nelle elezioni del 1948, Neruda appoggia la candidatura di Gabriel Gonzalez Videla, che dopo l’elezione, sconfessa il suo programma elettorale riformista, per sposare le politiche reazionarie e la repressione del Comunismo caldeggiate dagli Stati Uniti. Neruda si oppone duramente al governo e diventa ben presto un personaggio così scomodo da venir perseguitato addirittura con un ordine d’arresto. Comincia così un lungo periodo di clandestinità in Cile, che sfocia poi nella fuga in Argentina attraverso le Ande. Dal Sudamerica riuscirà a raggiungere Parigi, dove continuerà la sua lotta politica da esiliato con l’appoggio dell’amico Pablo Picasso.
Il film di Larrain si concentra sul duello psicologico tra Pablo Neruda e il poliziotto Oscar Peluchonneau, incaricato personalmente da Videla di arrestarlo. L’autore rifugge la ricostruzione documentaristica degli eventi, scegliendo invece una chiave narrativa sospesa tra racconto, suggestioni letterarie e affabulanti rimandi onirici. La persecuzione politica sembra progressivamente trasformarsi nella trama di un romanzo poliziesco, con due uomini che si odiano, si temono ma si rispettano, entrambi vittime del regime autoritario che li ha messi uno contro l’altro. Una sceneggiatura che prende corpo dentro il film stesso, scritta dallo stesso Neruda con la complicità silenziosa del suo nemico Peluchonneau. Due personaggi che sembrano dover interpretare ruoli opposti, più per necessità che per convinzione. L’uno indispensabile all’altro in modo quasi paradossale.
Tra falsi movimenti, tracce appositamente disseminate per alimentare il gioco, inseguimenti, appuntamenti forse volutamente mancati per un attimo, si snoda un ambiguo percorso, che svela progressivamente due uomini dalla psicologia complessa, sfaccettata e spesso contraddittoria. Se Neruda fugge per farsi raggiungere, Oscar insegue per non arrestare, come in un gioco dai tempi sfasati e dai piani narrativi che scivolano l’uno sull’altro senza mai incontrarsi, se non nell’epilogo, tra le nevi delle Ande. Una terra di nessuno, un ambiente surreale, fuori dal tempo, in cui il bianco accecante rende i confini geografici, emotivi ed etici labili, confusi e i sentimenti degli uomini misteriosi e imprevedibili.
Neruda
Regia: Pablo Larrain
Con: Luis Gnecco, Gael García Bernal, Mercedes Morán, Diego Muñoz, Pablo Derqui, Michael Silva, Jaime Vadell, Alfredo Castro, Marcelo Alonso, Francisco Reyes, Alejandro Goic, Antonia Zegers
Durata: 107 min.
Produzione: Argentina, Cile, Spagna, Francia 2016