La 79° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si svolge al Lido di Venezia dal 31 agosto al 10 settembre, sotto la consueta direzione di Alberto Barbera. La Giuria internazionale dei film in Concorso per il Leone d’Oro è presieduta dall’attrice statunitense Julianne Moore, che potrà contare sulla collaborazione del regista argentino Mariano Cohn, del regista italiano Leonardo Di Costanzo, della sceneggiatrice francese Audrey Diwan, dell’attrice iraniana Leila Hatami, dello scrittore e sceneggiatore giapponese Kazuo Ishiguro e del regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen.
Il ricco programma del Festival si articola in ben sette rassegne: il Concorso Ufficiale; i film Fuori Concorso; Orizzonti, dedicata alle nuove tendenze e agli autori emergenti; Orizzonti Extra, che presenta opere innovative e creative; Venezia Classici, che riporta sul grande schermo film classici restaurati nel corso dell’ultimo anno; Venice Immersive, dedicata alla realtà virtuale e infine Biennale College Cinema, un laboratorio di opere di ricerca e sperimentazione realizzate a basso budget.
Dal programma dei film in concorso abbiamo selezionato alcune opere particolarmente interessanti, da non perdere quando usciranno in sala.
Cominciamo con il nuovo film di Jafar Panahi, regista iraniano dissidente, condannato nel 2010 a sei anni reclusione con il divieto per 20 anni, sia di dirigere film e scrivere sceneggiature, sia di lasciare l’Iran. Nonostante tutte le difficoltà riesce ancora miracolosamente a girare e far arrivare all’estero le sue opere. A Venezia presenta Khers nist (Gli orsi non esistono), che racconta due storie d’amore narrate in parallelo, connotate da situazioni complesse e sentimenti tormentati.
Il regista statunitense Noah Baumbach, tra i più promettenti talenti della nuova generazione, porta al lido White Noise, tratto dall’omonimo romanzo di Don De Lillo. Il film è un ritratto dissacrante, caotico e corrosivo, girato sul registro dell’assurdo, di una famiglia americana contemporanea alle prese con i problemi della vita quotidiana, con i grandi temi dell’amore, della morte e della possibilità di essere veramente felici.
Alejandro G. Iñárritu, maestro del cinema messicano, che si è fatto conoscere a livello internazionale con 21 grammi (2003), Babel (2006), Biutiful (2010) e Revenant (2015), presenta in concorso Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades. È un viaggio esistenziale che ha per protagonista un giornalista messicano che vive a Los Angeles. Dopo aver ricevuto un prestigioso riconoscimento internazionale deve tornare al suo paese, ma non sospetta che il cammino verso casa sarà una sorta di immersione psicoanalitica nel passato. Un percorso tra realtà, ricordi e immaginazione, che lo porterà a interrogarsi sul suo lavoro, sul senso profondo della vita, sui suoi legami familiari e sulla storia e il destino del Messico.
Santiago Mitre, regista argentino, torna su una delle pagine più drammatiche della storia recente del suo Paese. Argentina, 1985 è ispirato alla vera storia dei procuratori Julio Strassera e Luis Moreno Ocampo, che nel 1985 cominciarono a indagare con grande coraggio per smascherare i responsabili dei crimini commessi durante in periodo della dittatura, nonostante all’epoca il potere dell’esercito fosse ancora molto forte e temibile.
Chiudiamo con l’opera del regista iraniano Vahid Jalilvand, che presenta in concorso Shab, dakheli, divar (Oltre il muro). Il film ha per protagonista Alì, un uomo cieco che ha deciso di togliersi la vita. Il suo proposito viene interrotto dal custode del palazzo, che lo avverte della presenza nell’edificio di una donna ricercata dalla polizia. Alì scopre che la donna si è rifugiata proprio nel suo appartamento, e lo strano incontro rimetterà in gioco il destino di due vite.
