Maturità 2015, Prima Prova: la scuola parla (anche) di se stessa

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Non credo che i maturandi 2015 possano lamentarsi troppo della Prima Prova del loro Esame di Stato, soprattutto perché siamo arrivati quest’anno a “soli” 6 fogli di tracce, con un processo di snellimento che non può che essere considerato positivo.

Accanto allo snellimento, però, c’è stata anche un’operazione di semplificazione che – in qualche caso – è divenuta quasi di banalizzazione di alcune questioni: d’altronde se le tracce debbono essere comuni a tutti gli indirizzi di Scuola (dai Licei, ai Tecnici, ai Professionali) questo “tenersi sulle generali” è cosa senza dubbio necessaria.

Vorrei ora entrare più propriamente nel vivo delle varie tracce, osservando come almeno tre di esse (Tipologia A, dal Sentiero dei nidi di ragno di Calvino; Tipologia B2, sulle competenze del cittadino del XXI secolo; Tipologia D, con una frase di Malala Yousafzai sul valore liberatorio e rivoluzionario dell’istruzione, percepita come un diritto) abbiano al loro centro una riflessione di natura formativa o pedagogico-didattica. Insomma: la Scuola con la S maiuscola (e cioè l’ente che ha ideato le prove, il MIUR) chiede agli studenti che ha formato e educato per tredici anni di meditare sul valore della formazione e dell’educazione.

Potremmo dunque affermare che in queste tracce la Scuola parli (molto) di se stessa e del suo ruolo. Può essere di un’ottima idea, a mio avviso, se si tratta di ragionare sull’educazione “di strada” del giovane Pin, da inserire nel contesto drammatico delle lotta partigiana, o sull’istruzione strappata alla furia degli integralisti da parte della coraggiosa Malala e delle sue amiche. È un po’ meno buona (l’idea) se si chiede ai giovani di discettare sulle competenze (B2), argomento sul quale già disputano, litigano e si accapigliano ministri, pedagogisti, psicologi e gli immancabili tuttologi di italica tradizione, e riguardo al quale non credo che un ragazzo abbia le idee troppo chiare. Intendiamoci, la tematica è seria, delicata e complicata: affidarla a tre citazioni (ancorché nobilissime) e all’estro dei maturandi mi pare davvero un’esercitazione degna delle scuole di retorica del tardo impero Romano.

Buone – nel complesso – le tracce di Tipologia B1 (sul valore della lettura come esperienza di vita: peccato per i quadri proposti in formato davvero minuscolo…) e B2 (sul Mediterraneo come “specchio di civiltà”, fin dai tempi più antichi, tanto mescolate quanto contrapposte), dove però avrei amato trovare anche un brano del grande Fernand Braudel: entrambe si prestano bene all’integrazione con esperienze individuali o con eventi di attualità.

Lo stesso dicasi per la traccia storica di Tipologia C, nella quale torna la tematica della Resistenza – già presente nel testo di Calvino – da leggersi (anche) in continuità con i valori risorgimentali: d’altronde sono settant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, e questo argomento non poteva mancare.

Francamente inadeguata e di una banalità quasi irrisoria davanti alla rigorosa formazione scientifica di molti nostri indirizzi scolastici è invece la Tipologia B4, d’ambito (cosiddetto) “tecnico-scientifico”. Diciamola papale papale: è un tema di bassissimo rango sui telefonini, dei quali già nella vita quotidiana i nostri giovani (come pure noi adulti) fanno uso e abuso; si poteva, almeno all’Esame di Stato, farli riflettere su qualcosa d’altro ed evitare che gli smartphone assurgessero al rango d’argomento di una prova scritta? Io credo di sì.

Insomma, luci e ombre, come al solito. Forse più luci che ombre, però, anche se chi scrive – ma ormai deve farsene una ragione, così come se l’è fatta dei suoi capelli grigi… – ha un po’ nostalgia di temi (soprattutto analisi testuali di tipologia A) dove si rifletta davvero di tematiche letterarie, e dove le domande siano un po’ più ricche e articolate.

La letteratura invece, da qualche anno, è divenuta spunto per parlare d’altro… Lo so, lo so, le competenze (e daje, dicono a Roma…) si “testano” anche e soprattutto così, ma io “testo” ogni anno anche la delusione di molti alunni liceali che vorrebbero potere dare nella Prova d’Esame “concretezza grafica” (anche) ai loro studi di letteratura. Consoliamoci almeno con Dante e Borges citati nella traccia B1, accanto a due interessanti passi di Tzvetan Todorov e di Ezio Raimondi: quest’ultimo, tra l’altro, è tratto dal bellissimo Un’etica del lettore, che di Raimondi è un po’ il testamento spirituale.

Domani si replica, con le prove differenziate per indirizzo… ma ora torno a vigilare. Sì, perché queste sono riflessioni scritte di getto sul mio pc (rigorosamente scollegato dal web!) mentre svolgo la funzione di Commissario Esterno di Italiano in un Liceo delle Scienze Umane a opzione economico-sociale, composita creazione “gelminiana” alla sua prima Maturità. I ragazzi (perlopiù ragazze, invero) scrivono tranquilli, bevono acqua e mangiano biscotti, crackers e frutta: quello, cioè, che le loro mamme (da sempre protagoniste neanche troppo occulte della “Maturità”) hanno messo nei loro zaini la “notte prima degli Esami”.

P.S. Giunto a casa (verso le 15.00) mi connetto a internet, e vedo (senza leggerli: lo farò dopo, ora voglio pensare ad altro) vari commenti – più o meno autorevoli – sui quotidiani on line. Di una cosa però ero sicuro: come ogni anno, nelle tracce ci sarebbe stato un errore… Et voilà: ecco servito lo scambio di un quadro di Matisse con un altro (Tipologia B1), fatto notare da una collega di Milano. Francamente io non me ne ero accorto, sicuramente per minore competenza, ma anche perché – come anticipavo – quadri fotocopiati in b/n grandi come francobolli non servono a nulla, se non – forse – a evitare che gli errori ministeriali vengano facilmente smascherati.

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Mauro Reali

Docente di Liceo, Dottore di Ricerca in Storia Antica, è autore di testi Loescher di Letteratura Latina e di Storia. Le sue ricerche scientifiche, realizzate presso l’Università degli Studi di Milano, riguardano l’Epigrafia latina e la Storia romana. È giornalista pubblicista e Direttore responsabile de «La ricerca».

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