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Magister: un elogio della scuola, un inno ai giovani

Tempo di lettura stimato: 4 minuti
L’ultimo libro di Dionigi ragiona sulla scuola, sul ruolo del maestro e su quello delle discipline classiche, affrontando anche temi come la formazione, la responsabilità, il senso del sapere oggi.
Copertina del libro Magister di Ivano Dionigi
La copertina del libro.

L’appello all’impegno degli intellettuali e il richiamo alla responsabilità, rivolto tanto agli adulti quanto ai giovani – sempre più “eremiti di massa” – sono due fili conduttori costanti nella riflessione di Ivano Dionigi. In particolare, agli intellettuali viene chiesto di uscire dall’isolamento e offrire un contributo concreto, ciò che Dionigi definisce una vera e propria «patrimoniale culturale». Professori, scienziati, lavoratori del sapere – al di là delle distinzioni tra le due culture, umanistica e scientifica – sono chiamati a farsi carico del proprio ruolo, liberi da condizionamenti economici o logiche di consenso, per affrontare una crisi che, nelle parole dell’autore, «è economica perché politica, è politica perché sociale, è sociale perché culturale, etica e spirituale» [1].

Magister. La scuola la fanno i maestri, non i ministri, Laterza, Bari-Roma 2025 – con l’eloquente sottotitolo di Manara Valgimigli – rappresenta solo l’ultima tappa di un percorso intellettuale e civile di Ivano Dionigi, professore emerito dell’Alma Mater e direttore del Centro Studi “La permanenza del classico”[2]. Il volume affronta il tema della scuola, del ruolo delle discipline classiche, ma va oltre, toccando questioni che riguardano la formazione, la responsabilità, il senso del sapere oggi.

Un filo rosso

Magister raccoglie le riflessioni di un pensiero coerente nel tempo, offrendo al lettore un filo rosso che collega, a ritroso, le opere precedenti: da L’Apocalisse di Lucrezio (Raffaello Cortina, 2024) a Benedetta parola (Il Mulino, 2022), da Segui il tuo demone (Laterza, 2020) a Osa sapere (Solferino, 2019), fino a Quando la vita ti viene a trovare (Laterza, 2018), Il presente non basta (Mondadori, 2016) e infine Di fronte ai classici (Rizzoli, 2002). Ma Magister è anche un racconto personale, mai nostalgico o celebrativo, anzi, sempre proiettato in avanti. Un’opera radicata nel passato, ma scritta nel segno del futuro: con la speranza che l’impegno degli adulti possa essere un impulso per la creatività dei giovani, veri protagonisti del cambiamento.

Scuola e scholé

Smarrimento, disorientamento e squilibrio sono tratti distintivi del nostro tempo, effetti collaterali di una complessità crescente e di un’esistenza sempre più virtuale e sempre meno ancorata alla realtà. In questo scenario, la scuola rappresenta l’unico punto fermo, l’unica istituzione in cui poter riporre fiducia: un’esperienza pre-politica di integrazione, che precede la polis per la polis. Essa costituisce il luogo legittimato alla formazione integrale e completa[3] del cittadino ispirata al modello circolare della paideia antica (enkýklios) e che si sostanzia della padronanza della lingua, dell’abitudine al pensiero critico, della consapevolezza storica, della coscienza etica e politica.

Quale scuola allora è possibile e auspicabile oggi? Dionigi propone un’idea di scuola fondata sul principio dell’et-et, e non su quello dell’aut-aut, della sottrazione: una scuola capace di coniugare saperi diversi, «consapevole che, di fronte alle sfide poste dalle scienze moderne e dalla pervasività delle tecnologie digitali, può trovare negli studia humanitatis un’alleanza naturale e necessaria»[4]. In questa visione, il maestro si pone come figura relazionale, fedele al significato originario del termine, e costruisce il sapere attraverso la pratica viva del dialogo.

L’alleanza tra adulti e giovani, tra notum e novum, è il vero motore di questa scuola che dà trama alla vita, i cui fondamenti sono interrogare, intelligere, invenire. Agli adulti il compito di incoraggiare i giovani, affrancarli dallo stato di minorità in cui la maschera dell’esperienza li ha confinati[5]. Agli adulti la necessità di un gesto culturale[6]: aiutare i giovani a trovare la propria voce, a raccogliere il coraggio di seguire le proprie inclinazioni e, in definitiva, ad essere quello che vogliono essere.


Note

[1] I. Dionigi, Magister. La scuola la fanno i maestri non i ministri, Laterza, Bari-Roma, 2025, p. XI.

[2] Una brevissima biografia al link https://sites.google.com/istitutomachiavelli.edu.it/noiegliantichi/home/i-relatori-2024/i-relatori-ivano-dionigi?authuser=0.

[3] Dionigi, Magister cit. p. 8-9.

[4] Ivi, p. 14.

[5] Dionigi cita lo scritto di Walter Benjamin Esperienza in «Der Anfang», 6 (1913), pp. 169-171, si veda https://sammlungen.ub.uni-frankfurt.de/cm/periodical/titleinfo/3186112 (ultima consultazione 29.10.2025).

[6] C. Mariani, Didattica orientativa. Le idee, le forme, gli strumenti per orientare con i saperi della scuola secondaria, Utet Università, Milano 2024, p. 8.

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Michela Guidi

Laureata in Letteratura Greca (1998) presso l’Università di Pisa sotto la guida del prof. Vincenzo di Benedetto, è docente di Lingue classiche presso l’Istituto “N. Machiavelli” di Lucca. Nel 2019 nella stessa Università ha conseguito la laurea in Storia con una tesi sulla legittimità del Concilio nella prima metà del Quattrocento, relatore il Prof. Mauro Ronzani, sotto la cui supervisione ha conseguito il Dottorato in Storia con la tesi «Auctor autem Christus erit et Spiritus Sanctus. La legittimazione del concilio di Pisa (1409). Una nuova prospettiva». (https://unipi.academia.edu/MichelaGuidi)

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