Defilato e dal carattere riservato, l’evento di Locarno presenta sempre film molto interessanti, scelte raffinate, spesso di cinematografie marginali e meno mainstream rispetto a Cannes e Venezia. La rassegna ha sempre puntato sia su autori già affermati a livello internazionale, sia su talenti emergenti ancora da scoprire, che spesso hanno conosciuto proprio in questa sede la loro prima consacrazione. Tuttavia non si tratta di un piccolo festival e basta dare un’occhiata ai numeri per rendersene conto: 300 proiezioni, 100 anteprime mondiali, 11 sezioni e 13 sale coinvolte. Quest’anno la giuria del Concorso Internazionale sarà presieduta dall’attore francese Lambert Wilson, coadiuvato dall’attrice iraniana Zar Amir Ebrahimi, dall’americana Lesli Klainberg, produttrice e regista di documentari oltre che Presidentessa del Film at Lincoln Center, dalla regista scozzese Charlotte Wells e da Matthijs Wouter Knol, Direttore della European Film Academy.
Il Concorso Internazionale propone film provenienti da tutti i Paesi del mondo, con una particolare attenzione alle espressioni più innovative e originali del panorama del cinema contemporaneo. Nel programma dei film in lizza per il Pardo d’Oro abbiamo scelto alcune opere da non perdere.
Il film Mantagheye bohrani (Critical Zone), del regista iraniano Ali Ahmadzadeh, ci porta alla scoperta del mondo oscuro dei bassifondi di una Teheran cupa e minacciosa. Amir vive nel ventre della capitale spacciando droga e occupandosi di persone in difficoltà. Un’esistenza sotterranea, solitaria e marginale. Un vagabondare errante apparentemente senza scopo e senza meta, che tuttavia porterà il protagonista a trovare un senso al suo destino. Il film è stato girato senza attori professionisti, con riprese fatte per strada nascondendo la macchina da presa per eludere i divieti del regime iraniano. Un’opera che rappresenta anche un gesto di ribellione contro il proprio Paese e un grido di aspirazione alla libertà.
Il regista rumeno Radu Jude porta a Locarno la sua ultima opera: Nu aștepta prea mult de la sfârșitul lumii (Do Not Expect Too Much of the End of the World). Il film è un atto di denuncia delle condizioni di vita e di lavoro imposte dalla moderna gig economy. Sottopagata e sfruttata, Angela attraversa Bucarest per filmare un video sulla sicurezza nei luoghi di lavoro commissionato da una multinazionale. Le interviste metteranno in luce i comportamenti scorretti e le responsabilità dell’Azienda in merito a un incidente lavorativo, creando uno scandalo inatteso e imbarazzante. L’opera si muove tra il road movie, il film di denuncia sociale e le sequenze in presa diretta, dando vita a una struttura narrativa cangiante e originale.
Nuit obscure – Au revoir ici, n’importe où (Obscure night – Goodbye here, anywhere) di Sylvain George è un film ambientato a Melilla, l’enclave spagnola in Marocco, punto caldo dei flussi migratori dal nord Africa verso l’Europa. Malik e alcuni ragazzi marocchini hanno lo sguardo rivolto l’altra sponda del Mediterraneo e cercano un modo per raggiungere la Spagna, tra speranze, sogni, disillusioni e mille difficoltà.
Stepne, firmato dalla regista ucraina Maryna Vroda, è girato nei desolati paesaggi invernali di villaggi dispersi nella campagna, che accentuano lo stato di malessere e spaesamento esistenziale di una società post-sovietica ancora alla ricerca di un’identità. Il film racconta la storia di un uomo che lascia la città per tornare nel paese natale a trovare la madre morente. L’incontro con il fratello e con una donna che ha sempre amato, metteranno in discussione le sue scelte di vita, fino al colpo di scena finale.
Chiudiamo segnalando un lungometraggio italiano, Rossosperanza di Annarita Zambrano, regista romana che da molti anni vive e lavora a Parigi. Anni Novanta, un gruppo di figli problematici di famiglie della buona società si ritrova in una villa isolata per un periodo di rieducazione. Tutti hanno commesso qualcosa di terribile. Un film che passa dai toni della commedia a quelli del noir, attraversando la drammatica linea d’ombra della violenza.