La “Wireless School” è possibile

Tempo di lettura stimato: 4 minuti
“Vorrei poter ogni tanto fornire ai miei allievi materiali via Internet e indicare loro qualche pagina utile. E che i ragazzi potessero effettuare il collegamento usando la rete della scuola e i dispositivi di cui molti sono in possesso”.

Quest’idea si sta facendo strada nella consapevolezza di molti colleghi. Se un uso strutturale di Internet nella didattica quotidiana è infatti ancora di là da venire per le note limitazioni infrastrutturali e per un difetto di mentalità, nell’immaginario dei docenti sta prendendo piede la prospettiva secondo cui ne può essere utile un impiego estemporaneo, per lo meno in termini di “servizi agli studenti”, di opportunità di allargamento della proposta formativa di cui i diversi istituti possono farsi carico e da cui la comunità educativa può trarre vantaggio, tanto più che le famiglie sono invitate a pagare un contributo volontario. Il patto potrebbe essere molto chiaro: alla scuola le spese di connessione e agli studenti il compito di impiegare con scopi culturali gli strumenti portatili di cui sono comunque dotati, dagli smartphone, ai recentissimi TeleTablet, ai netbook e ai notebook, tutti in grado di connettersi a Internet in modalità wireless.
Gli ostacoli alla realizzazione di questo obiettivo sono molto meno di quanto si possa pensare, per lo meno in alcune scuole secondarie di secondo grado, in particolare quelle che si sono dotate di registro elettronico ed hanno già messo gli insegnanti nelle condizioni di usare connessioni Wi-fi, a patto che si concepisca fin da subito un progetto organico che affronti in modo preciso i problemi fondamentali, compiendo alcuni passi molto semplici.
In primo luogo deve essere adeguato allo scopo il regolamento scolastico. Sull’onda dell’allarme per il cyberbullismo scatenatosi nel 2007 e delle disposizioni dell’allora ministro il quale – forse immaginandosi alla guida di un vettore aereo della compagnia di bandiera – decise di vietare agli studenti a scuola l’uso di qualsiasi tipo di dispositivo elettronico di loro proprietà, formulazione da cui ancora adesso sono appunto influenzati i comportamenti scolastici. Chi vuole inserire tra le opportunità formative l’uso della rete deve passare dal divieto a un uso autorizzato e consentito solo per attività didattiche e culturali, mediante la negoziazione con gli studenti e la scrittura di regole chiare e condivise, che porteranno gli studenti e le famiglie a sottoscrivere un documento di impegni al momento della richiesta di accesso alla connessione della scuola.
In tutti i casi la rete della scuola orientata alla didattica deve, per altro, aver già risolto per conto suo, in funzione della connessione delle aule e dei laboratori, il problema della tutela della navigazione dei giovani – in particolare se minorenni – mediante appositi filtri, in grado di intercettare e bloccare eventuali richieste di accesso a siti con contenuti violenti, diseducativi e così via.
È molto importante che la rete wireless della scuola sia stata pensata fin dall’inizio o venga ristrutturata in funzione di un uso da parte di molte persone nello stesso momento. In particolare, gli access point destinati a ripetere il segnale non devono essere del tipo SOHO – Small Office Home Office, come quelli di cui molti di noi sono dotati a casa propria – perché questa tipologia non può sopportare più di 10 utenti contemporaneamente. Alcune scuole, per risparmiare, si sono però dotate proprio di dispositivi di questo tipo, con il risultato che i primi che si collegano riescono a navigare mentre i ritardatari rimangono scollegati; dopo un po’ la connessione di tutti diventa intermittente. Per dare a tutti la possibilità di navigare sono invece necessari access point in grado di servire 64 o meglio 128 connessioni simultanee: sono dispositivi professionali con un costo superiore a quelli domestici, ma giustificano ampiamente la maggiore spesa. Essi vanno usati un modo corretto e va quindi apprestato un sistema per la loro gestione integrata, con appositi software da installare su un PC che funzionerà da server per questo scopo e per gestire le procedure di autorizzazione e monitoraggio degli utenti.
Ciascun utente dovrà essere non solo autorizzato, ma anche identificato con precisione, proprio per essere monitorato in modo trasparente. La semplice fornitura della chiave di accesso alla rete wireless non soddisfa sufficientemente nessuna delle due necessità. L’assegnazione di indirizzi IP fissi a ciascuno è una procedura farraginosa e costosa. Una soluzione semplice e sostenibile è invece quella basata sugli indirizzi MAC: ciascun produttore assegna un codice univoco alle schede ethernet o wireless collocate sui diversi prodotti, con il risultato di rendere identificabile ciascun dispositivo. Sarà sufficiente vincolare l’autorizzazione alla navigazione all’indicazione da parte dell’utente del proprio indirizzo MAC, facendogli presente che l’accesso e la navigazione verranno di volta in volta monitorati e che quindi egli è responsabile in modo esplicito e diretto delle proprie azioni, che devono essere congruenti con gli impegni sottoscritti.

Condividi:

Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it