La scuola è oggi al centro del dibattito politico e sociale. Divisa tra didattica a distanza e lezioni in presenza, sta affrontando le difficoltà di una pandemia che ha messo a nudo le carenze strutturali di una decennale gestione fatta di molti tagli e pochi investimenti. Edifici vecchi e spesso fatiscenti, un basso grado d’informatizzazione, una scarsa diffusione della banda larga e l’inadeguatezza del trasporto urbano sono solo alcuni dei problemi che stanno venendo a galla in questo difficile periodo. La preoccupazione per l’aumento dei contagi, il tracciamento non sempre efficace e il difficile approvvigionamento dei vaccini sono fattori che stanno incidendo sullo svolgimento dell’anno scolastico in corso, dopo un 2020 già difficile e complicato. La pandemia ha acceso un faro sul ruolo indispensabile della scuola nell’ambito non solo della formazione, ma anche dell’esperienza di vita dei ragazzi.
In questo periodo di riflessione, proviamo a gettare uno sguardo al mondo del cinema, per vedere come è stato raccontato sul grande schermo l’universo scolastico.
Cominciamo il nostro viaggio con le immagini di uno degli autori più creativi e visionari del cinema francese. Morto a soli 29 anni per la tubercolosi, Jean Vigo ci ha lasciato due brevi documentari e due capolavori entrati nella storia del cinema: L’Atalante (1934), una delle storie d’amore più belle di tutti i tempi, e Zero in condotta, un irriverente ritratto della scuola francese degli anni Trenta. Il film racconta la ribellione degli studenti di un collegio contro un sistema di norme troppo rigido e docenti inflessibili e severi. La scena finale, con i ragazzi sui tetti, è un vero e proprio manifesto di libertà. Il film esprime in controluce la cultura anarchica e ribelle di Jean Vigo e il suo straordinario talento visivo, che andava ben oltre lo stile classico del cinema dell’epoca. Le sue opere portano sullo schermo una ventata di novità nelle ambientazioni delle storie, nei temi trattati e nella descrizione dei personaggi. Pioniere di un nuovo cinema, non a caso è stato uno dei registi più amati dagli autori della Nouvelle Vague, che intravedevano nella sua poetica la scintilla che animerà la loro rivoluzione.
Sarà François Truffaut a raccoglierne idealmente il testimone con il suo lungometraggio d’esordio, I 400 colpi (1959). Il piccolo Antoine Doinel manifesta la sua inquietudine e la sua insofferenza nei confronti delle istituzioni e delle regole proprio a scuola, con comportamenti indisciplinati, scherzi e assenze ingiustificate. Incompreso da genitori distratti e allergico a ogni norma, Antoine finirà in riformatorio. La sua fuga finale per vedere il mare si ricollega, citandolo, proprio all’epilogo di Zero in condotta.
Nel 1955, il regista americano Richard Brooks firma Il seme della violenza, tratto dall’omonimo romanzo di Ed McBain. È un film a sfondo sociale, ambientato nella complessa e conflittuale America degli anni Cinquanta. Un professore di letteratura riceve una cattedra in una scuola professionale di un quartiere piuttosto malfamato. Si scontrerà con la dura realtà di ragazzi di strada abituati a una vita violenta, che mal sopportano la scuola, le sue regole e non vedono l’ora di lasciare gli studi.
Lo stesso argomento è trattato dal regista James Clavell nel film La scuola della violenza (1967). Un professore di colore si trova alle prese con una classe di adolescenti indisciplinati e disinteressatati allo studio. Dovrà cambiare il suo approccio con la classe e il suo metodo d’insegnamento per riuscire a infrangere un muro di diffidenza e riuscire a stabilire un canale di comunicazione con i ragazzi.
L’attimo fuggente (1989), del regista australiano Peter Weir, è forse il film più famoso sul mondo della scuola. Alla fine degli anni Cinquanta, il professore di letteratura John Keating rivoluziona i metodi didattici di un rigido e tradizionale College del Vermont. Il suo corso d’insegnamento scuote gli animi e la sensibilità dei ragazzi, spingendoli a seguire le loro passioni e le loro inclinazioni, anche contro le convenzioni sociali e le aspettative familiari. Un inno alla libertà, al libero arbitrio e all’indipendenza di pensiero, che costerà caro al professor Keating, ma il seme è stato gettato.
Daniele Luchetti, con il film La scuola (1995) punta l’obiettivo soprattutto sui professori, mettendo in scena un ritratto non sempre edificante di una classe docente spesso poco motivata e disillusa.
Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia del 1999, Non uno di meno di Zhang Yimou è un delicato film ambientato in un piccolo villaggio della campagna cinese. Una giovane maestra, chiamata per una breve supplenza, si scontra con una società rurale molto arretrata e con una scuola povera e prima di mezzi. Un battesimo difficile, pieno di ostacoli e difficoltà, che la metterà a dura prova.
Nel 2003, Gus Van Sant conquista la Palma d’Oro al Festival di Cannes con Elephant. Un film sulla scuola atipico ed estremo, che mette in luce il vuoto esistenziale e la fredda apatia di due giovani studenti americani. Liberamente ispirato alla tragica vicenda della Columbine High School del 1999, racconta un giorno di ordinaria follia di due amici appassionati di armi, che vanno a scuola con il loro arsenale, cominciando a sparare a chiunque capiti a tiro.
La classe, del regista francese Laurent Cantet, si aggiudica a sorpresa la Palma d’Oro a Cannes nel 2008. Il film, girato con taglio realistico e quasi documentaristico, racconta l’esperienza di un anno di insegnamento in una classe di una scuola media piuttosto problematica. Un affresco di vita vissuta dal carattere corale, in cui s’intrecciano numerose vicende personali, raccontate con sensibile partecipazione emotiva. Sicuramente una delle opere più riuscite e incisive, capace di descrivere con efficacia il volto della scuola contemporanea.
Una commedia ambientata a Parigi è Il professore cambia scuola di Olivier Ayache-Vidal (2017). Il professore François Foucault, da sempre in ruolo in un prestigioso liceo del centro di Parigi, viene trasferito in una scuola della banlieue. Si trova improvvisamente a fare i conti con una realtà sociale completamente diversa rispetto all’ovattato mondo borghese a cui è abituato. Il suo anno scolastico sarà l’occasione per rimettersi in gioco e ripensare in modo nuovo all’insegnamento.
Altro interessante film ambientato in un liceo parigino è Le cose che verranno (2016) di Mia Hansen-Løve. Protagonista del film è una professoressa di filosofia (Isabelle Huppert, perfetta) che vive il suo lavoro con grande passione e con il desiderio di trasmettere ai suoi alunni l’amore per il libero arbitrio e il pensiero critico. Sconvolgimenti nella sua vita privata intervengono a farle vedere sotto una nuova luce la sua esistenza, e forse anche a scoprire il significato della libertà.
Chiudiamo con La mia classe di Daniele Gaglianone (2013), un film ambientato in una scuola di studenti extracomunitari che studiano italiano per ottenere il permesso di soggiorno. È un interessante esperimento cinematografico in cui il piano della finzione narrativa scivola e s’interseca con le storie della vita reale dei protagonisti.