Una traccia del tutto inopportuna, la C1
Quest’anno ho ben chiaro come debba iniziare il mio articolo, e cioè con una nota polemica, vibratamente polemica. Trovo infatti del tutto fuori tempo e luogo, nonché priva di rispetto istituzionale, la traccia C1, che muove dalla lettera aperta che alcuni intellettuali scrissero nel dicembre 2021 al Ministro Patrizio Bianchi perché facesse svolgere – pur se a pandemia non finita – l’Esame di Stato con gli scritti. Credo da un lato che il Ministro Giuseppe Valditara potesse davvero risparmiarsi questo atto poco rispettoso delle scelte del suo predecessore (che comunque nel 2022 ha fatto svolgere prima e seconda prova), nei confronti del quale vuole apparire come garante del merito: il tutto, come direbbero in Toscana, «a babbo morto», cioè a cose fatte e finite, relegate in un passato che speriamo sia davvero archiviato. Dall’altro ritengo che una traccia di meta-maturità, e cioè una riflessione sull’Esame in sede d’esame, sia una richiesta artificiosa, sofistica, che i candidati non possono che svolgere plaudendo alla scelta che li vede coinvolti, pena il rischio, che pochi vorranno correre, di esprimere un rischioso dissenso. Questa prova – da chi scrive – è pertanto giudicata di gran lunga la peggiore: gravemente insufficiente, 3 o 4 direbbe il prof.
Le scelte letterarie: Quasimodo e Moravia (Tipologia A)
“Bruttarella” anzichenò – quasi prosaica, nonostante le suggestioni leopardiane – è pure la poesia Alla nuova luna di Salvatore Quasimodo, che rappresenta la proposta A1, mentre un passo degli Indifferenti di Alberto Moravia costituisce la proposta A2. In entrambi i casi il format degli ultimi anni è pienamente rispettato, con domande di Comprensione e Analisi piuttosto semplici e mirate (qualcuna un po’ tautologica), mentre l’Interpretazione consente ai maturandi di spaziare maggiormente, nel primo caso parlando di come «la letteratura e/o altre arti affrontano i temi del progresso scientifico e tecnologico e delle responsabilità della scienza nella costruzione del futuro dell’umanità», nel secondo di come la letteratura italiana ed europea abbiano trattato «il tema della rappresentazione dei caratteri della borghesia». Infatti la poesia di Quasimodo è stata originata dall’entusiasmo per la messa in orbita dello Sputnik nel 1957, mentre il testo di Moravia fotografa i complessi (e ipocriti) rapporti tra la famiglia Ardengo e Leo Merumeci, il cui ruolo però non emerge dal testo con troppa chiarezza: credo che qualche spiegazione in più non sarebbe stata inutile, e lo dico alla luce delle domande che i ragazzi mi stanno facendo proprio ora (ad esempio: «Ma Leo era uno strozzino?» oppure «da dove deriva il debito di ottocentomilalire?»).
Insomma, che dire? A entrambe darei la sufficienza anche se continuo a pensare che sarebbe meglio che una delle due tracce fosse ottocentesca e l’altra novecentesca: ma – come si può ben capire – si tratta di un parere personale.
Tipologia B: Chabod, Fallaci, e Piero Angela
Passiamo ora alla tipologia B, le cui prove contengono – in almeno due casi – moderate e diluite tracce di sovranismo, forse più di forma che di sostanza. Infatti la proposta B1 è tratta dal famoso libro di Federico Chabod L’idea di nazione, del 1961, che tutti quelli della mia generazione hanno letto all’università. Bisogna però essere onesti e dire che il passo proposto affianca le riflessioni indipendentiste relative all’operato di Cavour a quelle europeiste e umanitarie di Mazzini, anche se – dal punto di vista della programmazione scolastica – si tratta di argomenti studiati per lo più nella classe quarta. Un po’ rischiosa inoltre, nella sezione Produzione, è la richiesta di ragionare sul «valore da attribuire all’idea di nazione, facendo riferimento a quanto appreso nel corso dei tuoi studi e alle tue letture personali». La mia paura è che più che l’esito degli studi possa influenzare i ragazzi l’uso (anzi l’abuso) che in questi ultimi tempi è stato fatto dalla nostra attuale classe dirigente proprio della parola «nazione», letta per lo più in chiave di chiusura identitaria e non certo con l’ariosità mazziniana. Spero comunque che qualcuno dei candidati abbia ascoltato o letto il discorso che il Presidente Sergio Mattarella ha fatto nei giorni scorsi per commemorare i 150 anni della morte di Alessandro Manzoni, perché avrebbe potuto essere un ottimo spunto per svolgere in modo equilibrato questo difficile tema.
Anche la traccia B3 parrebbe a prima vista un omaggio a una certa area culturale, poiché è costituita da un testo di Oriana Fallaci. Si tratta però di Intervista con la storia, del 1977 – prima della grande svolta reazionaria (su, su, semplifico…) de La rabbia e l’orgoglio – e tratta l’eterno (e irresolubile) dilemma se a fare la Storia siano pochi grandi e potenti oppure la maggioranza delle persone. Insomma, nel complesso un tema interessante, che nella Produzione si apre a una stimolante – anche se un po’ forzata rispetto al “nodo” del testo di partenza (cioè Storia vs microstoria) – prospettiva di confronto storico tra il tempo della Guerra fredda, quando quel libro è stato scritto, e quello attuale. Ma che ai nostri studenti sia richiesta una qualche “acrobazia” nel collegare le cose non è fatto inconsueto all’Esame di Stato: e il meglio di tutto ciò lo vedremo all’orale!
Darei dunque, nel complesso, la sufficienza a chi ha proposto queste due prove, mentre un voto maggiore (direi 7 o 8!) a chi ha ideato la traccia B2 di Piero Angela, che valorizza la «distruzione creativa» insita nella forza innovativa delle idee; al vecchio umanista che è in me è infatti piaciuta sia la scelta pop dell’autore, sia in contenuto del brano, poiché far riflettere i giovani sul fatto che «è importante il ruolo di chi ha un’idea in più» mi è parsa cosa buona e giusta.
L’attesa impaziente ai tempi di Whatsapp (C2)
Della C1 già ho detto, forse anche troppo. Meglio la C2, un articolo di «Repubblica» di Marco Belpoliti sulla rapidità delle comunicazioni attuali (mail, whatsapp) che ci ha reso difficile, se non impossibile la condizione di attesa. L’impazienza, dunque, come cifra che contraddistingue la nostra epoca: mi pare un’idea condivisibile, che credo possa essere un interessante spunto creativo per i nostri maturandi, anche se con qualche rischio di banalizzazione. A questa prova darei un 7 e mezzo, anche se – a dire il vero – tra i ragazzi di Liceo scientifico che sto ora vigilando non sembra avere proprio spopolato: sono, in questo piccolo campione, Oriana Fallaci e Piero Angela a fare la parte del leone.
Delle macchinose griglie di correzione in centesimi, quest’anno, non parlerò: l’ho già fatto l’anno scorso ed è stata l’unica cosa che una parte della stampa scolastica ha recepito del mio discorso assai più complesso e articolato.