C’è chi pensa che l’imminente riforma dell’istruzione tecnica e professionale, che allontanerà ulteriormente questi indirizzi dall’area di istruzione liceale, sia il primo passo verso una generale abolizione del valore legale del titolo di studio. Il che, ovviamente, renderebbe del tutto inutile lo svolgimento di un Esame di Stato come quello attuale, che comunque – a sentire il Ministro Giuseppe Valditara – già dal prossimo anno dovrebbe avere qualche ritocco (specialmente nel colloquio).
Il rituale laico dell’Esame di Stato
Oggi, come ogni anno, sono membro di una Commissione che ha da poco consegnato le tracce della Prima Prova, che più sotto commenterò, come è ormai tradizione. Francamente – nonostante le lamentele dei docenti, le ansie degli studenti e il caldo afoso della Padania – non mi dispiace sentirmi parte di questo “rituale laico”, che però non è solo mera apparenza. È infatti nella sostanza un’enorme pratica democratica, nella quale (soprattutto oggi, con la prova cosiddetta di Italiano…) mezzo milione di studenti che hanno per cinque anni seguito percorsi disciplinari molto diversi si cimentano su tracce comuni.
Conosco i pregi e anche i molti limiti di questa Prova scritta, perché ne correggo da anni centinaia di “prodotti”; eppure credo che questo sforzo concettuale e comunicativo, a prescindere dai suoi difformi esiti, sia una richiesta che la comunità debba necessariamente far fare ai giovani al termine di un corso di studi. Non tanto per “testarne i livelli” in uscita, quanto perché sia loro chiaro che quanto hanno appreso nelle centinaia di ore passate sul dizionario di greco, nel laboratorio di chimica o durante uno stage in azienda non debba essere percepito (solo) come qualcosa di “privato”, ma come un “bene comune” che essi hanno il diritto-dovere di comunicare agli altri. E di farlo in forma chiara e corretta, o almeno provarci, nei confronti di quella Commissione che questi “altri” simbolicamente rappresenta.
Il commento delle tracce fatto a caldo
Veniamo ora alle tracce, con una premessa. Io sono Commissario interno di Latino al Liceo Classico, dunque non mi toccherà direttamente (ma sarò comunque coinvolto collegialmente nell’operazione) l’ardua e inutilmente macchinosa prassi di valutare le prove in centesimi per poi conguagliarle in ventesimi. Lo so, lo scrivo ogni anno e nessuno mi ascolta; però non demordo, perché sono numerosi colleghi a chiedermi di farlo, dato che ho un pur modesto diritto di tribuna. La seconda premessa è altrettanto consueta: il fatto di scrivere dalle aule scolastiche, a caldo, sicuramente mi impedirà di trovare errori, refusi, citazioni imprecise ecc. che chi commenta da una comfort zone potrà scovare. Ma non è questo che ci interessa.
Tipologia A: Pasolini poeta e uno stralcio dal Gattopardo
Cominciamo con le due tracce di Tipologia A, che non presentano particolari difficoltà esegetiche, anche se avrei preferito – come spesso avviene – la compresenza di un testo ottocentesco e di uno del Novecento. La A1 è una lirica di Pier Paolo Pasolini, la A2 un estratto dal Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Nel primo caso, si tratta di un testo di Pasolini degli anni Quaranta (tratto da Appendice I, a «Dal diario», 1943-44), scritto da un poeta poco più che ventenne durante la Seconda guerra mondiale. Siamo davanti a un componimento intimo, di un giovane uomo che riflette sul tempo che passa e sul suo rapporto con la Natura: difficile che gli studenti l’abbiano letto nel loro percorso scolastico, certo non impossibile – invece – che ci vedano echi letterari di autori più “gettonati” come Leopardi (la luna è citata più volte) o Pascoli (con i richiami alla campagna / scura e serena o al canto antico dei grilli). Piccola nota a margine: chissà se ha davvero influito sulla scelta del testo il cinquantenario della morte del suo autore? In effetti questo era uno degli “anniversari” dei quali da tempo si parlava, specialmente nei vari tam-tam social degli studenti.
Un po’ più “sacrificato”, come sempre capita con la prosa, il passo del Gattopardo che nella sua brevità non riesce a mio avviso a dare l’idea delle dinamiche del romanzo a chi già non lo conosca. Temo dunque che le risposte alle domande di Comprensione e analisi andranno un po’ a sovrapporsi tra loro; mi pare inoltre troppo generica la consegna dell’Interpretazione, nella quale concetti come «borghesia», «aristocrazia», «cambiamenti politici» “galleggiano” nel mare magnum della cronologia… Unità d’Italia o Rivoluzione Francese? Rivoluzione d’Ottobre o cos’altro?
Tipologia B: tra mass media, “rispetto” e Antropocene
Mi pare adeguato il testo di Piers Brendon proposto come tipologia B1, relativo all’atteggiamento di Roosevelt agli albori del New Deal, e soprattutto alla sua efficacia comunicativa (da presidente, tenne infatti circa 1000 conferenze stampa). Su questo punto, tra l’altro, si invita a riflettere nella Produzione, chiedendo ai candidati di parlare della mediazione dei mass media nei rapporti tra leader politici e cittadini. La speranza è che almeno qualcuno di loro lo faccia in modo critico, e denunci quel populismo imperante che trae alimento dall’estremizzazione dell’uso degli strumenti comunicativi e dalla loro cosciente manipolazione.
Non meno valida la Traccia B2, nella quale – citando un articolo di Riccardo Maccioni su «Avvenire» – si ricorda come l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana abbia scelto “rispetto” come parola dell’anno del 2024. Mi pare opportuno che i giovani riflettano su questo tema – che a me piace molto (etimologicamente infatti indica uno sguardo sugli altri!) – con la speranza che non ne annacquino il senso con generici buoni sentimenti. Magari in opposizione a quello su cui la Traccia C2 richiede di ragionare, cioè l’idea che l’indignazione sia il motore del mondo social (si muove da un articolo di Anna Meldolesi e Chiara Lalli su 7, supplemento del «Corriere della sera»). Traccia, quest’ultima, a mio avviso insidiosa, perché può spingere alla confusione tra il legittimo e sano concetto di “indignazione” (così caro già a Marziale!) con quelli dell’odio e dell’insulto sul web che ne potrebbero derivare. Spero che i maturandi riescano a distinguere bene questi diversi atteggiamenti, sia nella Prova d’esame sia nella realtà quotidiana!
E chi, se non Telmo Pievani, poteva ricordarci nella Traccia B3 quanto abbiamo “appesantito” la Terra di oggetti (davvero del tutto utili?) negli ultimi anni? Se all’inizio del Novecento le «cose umane» pesavano circa il 3% del peso degli esseri viventi, ormai uomini e cose hanno raggiunto lo stesso peso, cioè millecento miliardi di tonnellate. Solitamente guardo con sufficiente distanza la traccia di argomento scientifico, che spesso tratta di questioni che conosco poco, questa mi sembra porre questioni profondamente stimolanti; e lo fa in modo chiaro e diretto.
Tipologia C: Borsellino e i giovani e l’indignazione da tastiera
Venendo alla Tipologia C, già ho espresso qualche dubbio sulla C2, quella sulla “indignazione da tastiera”. La C1, invece, è lo stralcio di un testo di Paolo Borsellino comparso su «Epoca» nel 1992, nella quale – nonostante i risultati non troppo incoraggianti della lotta alla mafia – si dichiara ottimista ravvisando nei giovani una maggiore consapevolezza del problema rispetto al passato. A prescindere dal suo contenuto (citare Borsellino e parlare di legalità è sempre cosa buona…) il testo mi ha però fatto un po’ sussultare, perché pubblicato il 14 ottobre 1992, quando il giudice era stato assassinato il 19 luglio dello stesso anno. Credo che ricordarlo nel breve commento in calce sarebbe stato utile per inserire queste parole nel terribile contesto di quell’annus horribilis, che la mia generazione ben ricorda, ma del quale i giovani d’oggi fanno forse fatica a mettere insieme i pezzi.
Concludendo. Ribadisco che avrei gradito (anche) un autore del secondo Ottocento nelle Analisi testuali e che – qua e là – si intravede quella genericità che è propria delle tracce dell’Esame di Stato di ogni era ministeriale. Però, nel complesso, credo che quel “rituale laico” di cui ho già prima parlato anche quest’anno si stia svolgendo in un clima abbastanza sereno; e che tutti (o quasi) i candidati e le candidate potranno trovare uno spunto che li stimoli a scrivere: cosa e come, lo sapremo solo all’apertura delle buste!