Dopo aver studiato cinema all’università del Colorado, a soli 23 anni firma il suo primo film, Brother Teid, che viene presentato al Sundance Film Festival del 1998. Mentre continua a lavorare al secondo e travagliato film, la sua carriera prosegue con una serie di cortometraggi e documentari per la televisione. Il nuovo progetto vede la luce nel 2003, ma una serie di difficoltà produttive e finanziarie ne rallentano e interrompono il cammino più volte.
Finalmente nel 2010 esce l’atteso Blue Valentine, interpretato da Ryan Goslin e Michelle Williams. Il film viene presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard e conquista subito l’interesse della critica. Con uno stile disincantato e poetico, dai toni delicati e lievi, Cianfrance racconta la storia quotidiana di un amore al capolinea tra ricordi, rimpianti e nostalgie.
La conferma delle sue qualità è arrivata due anni dopo con Come un tuono (2012), che vede sempre tra i protagonisti uno straordinario Ryan Gosling. Un film di genere, potente, complesso e articolato, che mette in luce l’abilità espressiva e la coerenza stilistica di Cianfrance.
Dopo due opere di questo livello era lecito attendersi molto dal suo nuovo film, anche per la presenza di un grande cast di attori: Michael Fassbender, Rachel Weisz e l’astro nascente del cinema svedese Alicia Vikander. Forse per questo è tanta la delusione dopo aver visto La luce sugli oceani.
Tratto dal romanzo di M.L. Steadman The Light Between Oceans, il film racconta la storia di Tom Sherbourneun, un reduce della Prima guerra mondiale, che per cercare di dimenticare gli orrori del fronte decide di accettare il lavoro di guardiano del faro in una piccola isola disabitata. Ma il suo desiderio di solitudine s’infrange al porto d’imbarco verso la sua desolata destinazione. L’imprevisto incontro con la bellissima Isabel sembra risvegliare la sua voglia di vivere. Il suo cuore, sepolto e oppresso dai dolorosi ricordi di guerra, torna finalmente a battere. Tom e Isabel si sposano e vanno a vivere al faro, circondati da un’atmosfera di straniante solitudine. Il felice idillio d’amore e passione comincia a inciampare in una serie di eventi sfortunati e di scelte sbagliate, che condurranno la coppia verso un tragico epilogo.
Cianfrance resta impantanato nelle atmosfere del peggior melodramma, tra sentimentalismi ridondanti, colpi di scena prevedibili e scontati, stereotipi psicologici che fanno lentamente scivolare la narrazione nell’anonimato. La regia non riesce a trasmettere un’impronta espressiva al film, un punto di vista capace di dare un senso alla messa in scena. Si limita a restare sulla superficie delle immagini, senza alcuno slancio di originalità. L’estetica e la fotografia si sostituiscono alla costruzione del racconto, all’architettura stilistica dell’opera, come se una serie di belle immagini, o meglio di bei paesaggi, potesse sostenere da sola il peso del film. Tutto scorre davanti ai nostri occhi come in un monotono vedutismo di second’ordine, con i toni di uno sbiadito déjà vu. Anche quando il racconto potrebbe offrire spunti per scavare in modo più profondo e spietato nella psicologia dei personaggi, la narrazione sceglie sempre la soluzione più scontata, facile e accomodante. Lo spettatore è come anestetizzato e si adagia passivamente in questa mediocrità visiva.
Un’occasione persa per un regista di talento come Derek Cianfrance e anche per un bravo attore come Micheal Fassbender, il cui status ormai gli consentirebbe di dire anche: no grazie, il film non mi interessa.
La luce sugli oceani
Regia: Derek Cianfrance
Con: Michael Fassbender, Alicia Vikander, Rachel Weisz, Jack Thompson, Bryan Brown, Jane Menelaus, Garry McDonald, Thomas Unger, Emily Barclay, Caren Pistorius, Anthony Hayes
Durata: 133 minuti
Produzione: USA-Nuova Zelanda, 2016