La libertà passa (anche) attraverso il lavoro

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«Capire e vivere la Costituzione» era il tema dell’Agenda Loescher 2023-2024. Vi proponiamo le otto pagine autoriali in essa contenute. Ecco la terza.

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro… ma i padri e le madri della Costituzione intendevano solo il lavoro maschile o anche quello femminile? Nell’assemblea costituente c’erano solo 21 donne su 556 eletti, eppure il loro contributo alla carta è stato importante e si vede in molti punti. Come nell’articolo 37, che dice:

“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.”

Sono passati 75 anni dall’entrata in vigore della legge fondamentale, e molti passi avanti sono stati fatti, ma la piena parità non è ancora raggiunta. E il gender pay gap (o divario retributivo di genere) è un problema serissimo in Italia, così come in altri Paesi del mondo.

Infatti, le retribuzioni delle lavoratrici continuano a essere inferiori rispetto a quelle dei lavoratori e senza alcuna evidente correlazione con una loro minore preparazione o gamma di competenze. Nel 2022, per l’Istat, nel nostro Paese la paga oraria media era di 15,2 € per le donne e di 16,2 € per gli uomini. Inoltre, il divario era più alto tra chi ha un ruolo dirigenziale (27%) e chi ha una laurea (18%), nonostante negli ultimi anni in Italia si laureino più ragazze che ragazzi.

Ma come mai esiste questa differenza? La risposta non è semplice, molto probabilmente una delle cause principali è la persistenza di stereotipi di genere e di discriminazioni in ambito lavorativo. Infatti, molte donne sono impiegate in settori meno remunerativi o con contratti precari, e la responsabilità dei lavori di cura ricade ancora in modo impari sulle loro spalle creando evidenti difficoltà alle lavoratrici che vogliano conciliare vita familiare e professionale.

La situazione non è rosea, ma qualcosa si può e si deve fare a vari livelli: nelle istituzioni, nelle aziende e nella società civile. Per esempio, partendo dalle scuole sarebbe importante dare più spazio all’educazione sui temi di genere, in modo da favorire una cultura dell’uguaglianza per un futuro più equo per tutti e tutte.

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Sara Urbani

Laureata in scienze naturali con un master in comunicazione della scienza, lavora per la casa editrice Zanichelli. Scrive anche per Odòs – libreria editrice e per i magazine online La Falla e Meridiano 13.

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