Anche l’Italia, nel suo piccolo, non si fa mancare il crack della piccola finanza nostrana. Le vicende di Banca Etruria e Popolari varie sono solo la cronaca di fallimenti annunciati. Il risultato di gestioni disinvolte, di denaro facile, ma anche di storie legate a quell’atavico malcostume della peggiore italietta fatto di legami familiari, favori personali, intrecci tra politica e affari, velati da quell’opacità perbenista della buona borghesia di provincia. Certo l’impatto non è quello del fallimento di Lehman Brothers, ma sono comunque episodi che richiamano alla memoria la crisi del sistema nato nel cuore della finanza made in USA.
E proprio alle origini della più profonda crisi economica del secolo ci porta il film di Adam McKay, tratto dal best seller di Michael Lewis, The Big Short: Inside the Doomsday Machine. La grande scommessa mette in scena il cambiamento epocale del sistema finanziario americano, la creazione di quel “turbocapitalismo” finanziario che ha arricchito pochi speculatori senza scrupoli, devastando lo scenario economico-sociale e travolgendo le vite di milioni di uomini.
Il film racconta la vera storia di alcuni personaggi di questo microcosmo, che per primi intuiscono la fragilità della grande bolla immobiliare americana e l’inevitabile futuro collasso dell’economia mondiale. Sono scrupolosi e curiosi uomini d’affari che, spinti da diverse motivazioni personali o professionali, cominciano ad analizzare migliaia di dati, spacchettano i prodotti finanziari collocati in grande quantità sul mercato e si accorgono che contengono, accuratamente celati, profili di altissimo rischio. Sulla base di queste ricerche, cominciano a scommettere contro il sistema finanziario imperante. Scommettere: letteralmente. Contro quel perverso meccanismo costruito su mutui subprime, molto rischiosi per gli alti tassi d’interesse, la dubbia solvibilità dei debitori, le situazioni finanziare opache o su prodotti finanziari derivati, apparentemente solidissimi, ma che in realtà si reggono su deboli impalcature, pronte a sgretolarsi in un attimo.
Sono anni d’oro: le grandi banche fanno profitti impensabili fino a qualche decennio precedente e sono certe di poterne fare anche in futuro. La finanza non si pone nessuna domanda sulla qualità dei prodotti venduti ai risparmiatori: l’unico obiettivo è il massimo profitto. A qualunque costo. Il dio dollaro inonda una ristretta cerchia di privilegiati speculatori, maledetti e irresponsabili, nel silenzio totale delle società di rating, che in fondo condividono gli stessi interessi. Già, proprio quella fucina di AAA, AA e via dicendo alle quali tutti davano credito prima di accorgersi del grande bluff planetario.
I primi segnali di crisi e l’esplosione della bolla americana sono raccontati proprio con gli occhi di chi ha visto il disastro avvicinarsi, in un clima generale di ottimistica cecità. Pochi profetici investitori, presi per pazzi eccentrici e derisi dal sistema contro il quale scommettevano. Chiariamo subito: non si tratta certo di eroi guidati da una visione etica della finanza, ma solo d’affaristi che hanno annusato per primi il modo per fare un mucchio di soldi imboccando la strada della finanza contromano, per viaggiare pericolosamente in senso contrario sull’autostrada dell’economia americana. Una scelta rischiosa, all’inizio con perdite sicure, fino al momento in cui il verso di marcia cambia improvvisamente e arrivano enormi guadagni. La bolla immobiliare esplode, tutto il sistema è travolto. I dipendenti che escono dagli uffici di Lehman Brothers con uno scatolone in mano sono l’icona del disastro.
Ma non è la fine, bensì solo l’inizio di una crisi che si è propagata come un inarrestabile domino planetario. Il conto è stato scaricato sui risparmiatori “truffati” dalle banche, sui lavoratori che hanno perso l’occupazione, le rendite, le pensioni, i diritti. Un mondo nuovo è nato dalla crisi; il ceto medio si è impoverito, i poveri sono aumentati, le diseguaglianze sociali esplose, mentre i ricchi si sono arricchiti sempre di più e continuano a farlo.
Negli USA un solo banchiere è stato condannato. Il sistema ha assolto se stesso. Gli investitori senza scrupoli, i finanzieri e banchieri d’assalto, che avrebbero meritato l’ergastolo per crimini finanziari contro l’umanità, se la sono cavata, magari anche con faraoniche buonuscite.
Se in questi anni avete perso il lavoro, i vostri risparmi, la speranza di una pensione dignitosa, se i vostri diritti di lavoratori sono stati progressivamente erosi e demoliti in nome di una crisi da risolvere, ora sapete con chi dovete prendervela. Con una finanza che ha trasformato il mondo in un insieme di numeri astratti, spesso falsi e ingannatori, in cui le vite degli uomini sono solo una variabile senza importanza di fronte al profitto. State certi, anche nel nostro povero orticello i furbetti delle Popolari italiane se la caveranno. Anche questa volta saranno i piccoli risparmiatori a pagare il conto. Capito da che parte sta la politica? Indipendentemente dalla Nazione e dal simbolo del partito. Money! L’unica ideologia sopravvissuta, trasversale e neutrale, asettica e mortale.
La grande scommessa
Un film di Adam McKay
Con: Brad Pitt, Christian Bale, Ryan Gosling, Steve Carell, Marisa Tomei, Melissa Leo, Tracy Letts, Hamish Linklater, John Magaro, Byron Mann, Rafe Spall, Jeremy Strong
Durata: 130 min
Produzione: USA, 2015