Purtroppo l’ultimo film non semplicemente in termini cronologici, ma in senso assoluto: Sólveig Anspach è morta circa un anno fa, il 7 agosto 2015, per un tumore contro cui combatteva da tempo. Quest’uscita postuma del film si vela d’inevitabile malinconia per la perdita di una regista che stava per entrare nella fase più matura e creativa del suo percorso professionale.
Di padre americano e madre islandese, dopo gli studi universitari in filosofia Sólveig si dedica al cinema, realizzando alcuni cortometraggi e documentari. Il successo arriva con il suo primo lungometraggio Haut les coeurs! (1999) un film in qualche modo autobiografico sulla dolorosa esperienza della malattia, che permette a Karin Viard di vincere il César come migliore attrice. La sua carriera continua per diversi anni tra l’attività di documentarista e la fiction. Nel 2007 firma Back Soon, nel 2008 Louise Michel la rebelle, nel 2011 Queen of Montreuil e nel 2013 torna a dirigere Karin Viard in Lulu femme nue.
La sua ultima opera è una commedia delicata e intima, che racconta di solitudine e amore. Il film si snoda tra la Francia e l’Islanda, rispecchiando anche nella scelta dei luoghi il nomadismo irrisolto della sua esistenza e il legame imprescindibile con la terra d’origine della madre. Non è certo un caso che la storia tra i protagonisti trovi il suo epilogo e il suo senso esistenziale in un amniotico piccolo lago termale islandese – inattesa e magica fonte d’empatia, comprensione e amore.
Tutto comincia in un bar: Samir, gruista a Montreuil, resta colpito da Agathe, che ha appena rifiutato le avance di un suo conoscente. Scopre che la donna fa l’istruttrice di nuoto nella piscina comunale e, nonostante sia un abile nuotatore, decide d‘iscriversi a un corso per principianti con il solo scopo di poter conoscere e corteggiare Agathe. Tutto sembra filare liscio, ma un imprevisto fa scoprire ad Agathe il trucco di Samir. Offesa per l’inganno, Agathe parte per l’Islanda dove si terrà a breve un convegno mondiale dedicato agli istruttori di nuoto. È l’occasione per andare a trovare una vecchia amica e cercare di fare chiarezza nella propria vita sentimentale. Ma Samir non si arrende, e la raggiunge sull’isola.
Tra incomprensioni e divertenti equivoci, tra paesaggi lunari e sconfinati e l’azzurro dell’acqua, il film mette in scena un gioco di attrazione e orgogliosi rifiuti, che tocca le corde sentimentali più profonde dei protagonisti e degli spettatori.
Un piccolo film che ha il pregio di non voler essere un saggio esistenziale sui massimi sistemi della vita, ma solo una delicata storia dell’incontro di due solitudini. Due vite disperse nel caos della quotidianità, che solo per un caso e per la tenacia un po’ naïf di Samir non si perdono per sempre.
L’effetto acquatico
Regia: Sólveig Ansbach
Con: Samir Guesmi, Florence Loiret-Caille, Philippe Rebbot, Michaël Bensoussan, Stéphane Soo-Mongo, Olivia Coté, Ingvar Eggert Sigurðsson, Jóhannes Haukur Jóhannesson, Samer Bisharat, Ágúst Bjarnason, Didda Jónsdóttir, Frosti Runólfsson
Durata: 85 min
Produzione: Francia/Islanda, 2016