Il fortunato connubio Scorsese-Di Caprio nel corso di poco più di vent’anni ha prodotto una serie di capolavori: Gangs of New York (2002), The Aviator (2004), The Departed (2006), Shutter Island (2010), The Wolf of Wall Street (2013), The Devil in the White City (2016). Anche se altri celebri registi come Quentin Tarantino, Steven Spielberg, Sam Mendes, Baz Luhrmann e Alejandro González Iñárritu hanno diretto di Caprio in grandi film, è indubbio che Martin Scorsese sia riuscito a esaltare il talento dell’attore mettendone in luce sfaccettature espressive fino ad allora sconosciute e affrancandolo dai cliché dei film dell’inizio della sua carriera.
Il personaggio di Killers of The Flower Moon entra di diritto tra le grandi interpretazioni di Leonardo di Caprio, insieme a quelle di Amsterdam Vallon in Gangs of New York, di Billy Costigan in Departed e di Jordan Belfort in The Wolf of Wall Street. Anche in questo caso Scorsese riesce a portare in luce il lato oscuro delle pulsioni umane, permettendo a di Caprio di attraversare un territorio di sentimenti inconfessabili, torbidi e ambigui, che sfiorano l’abisso e donano complessità e tormento al personaggio di Ernest Burkhart.
Prendendo spunto dal testo Gli assassini della terra rossa di David Grann, ispirato a fatti realmente accaduti, Martin Scorsese porta sullo schermo una pagina nera della storia americana. La vicenda si svolge negli anni Venti in una cittadina dell’Oklahoma. Quando si scopre che terre della tribù Osage nascondono nel sottosuolo dei ricchissimi giacimenti di petrolio, la piccola riserva di nativi diventa un Eldorado. La comunità Osage si trasforma in un’élite ricchissima, con case lussuose, automobili e una grande disponibilità di denaro. In questo microcosmo al contrario sono i bianchi a vivere ai margini dell’improvviso benessere, relegati in posizioni sociali e lavorative subalterne. Una situazione difficile da accettare per chi, prima con un genocidio e poi rinchiudendo i pochi nativi sopravvissuti in riserve lontane dalle loro terre d’origine, aveva sempre considerato le tribù indiane come un popolo di selvaggi. Le improvvise e numerose morti di molti nativi cominciano ad insospettire i capi della comunità Osage e solo l’intervento dell’FBI metterà fine a un silenzioso e spietato sterminio.
Come aveva già fatto con Gangs of New York, Scorsese torna a riflettere sui fondamenti della società e della cultura americana, mettendone in luce i caratteri di violenza e sopraffazione, in una lotta spietata per il potere e il denaro. Lo sterminio dei nativi per accaparrarsi le loro terre, la sostituzione di una cultura basata su un rapporto armonioso con la natura, con una visione predatoria delle risorse, dai bufali, all’oro, ai pascoli per il bestiame, fino alle ricchezze del sottosuolo, fanno parte di una visione del mondo avida e distruttiva, basata sul crimine come mezzo per raggiungere i proprio obiettivi.
Una critica che va ben oltre il singolo episodio storico per mettere in discussione i valori fondanti della società statunitense e del cosiddetto “mondo occidentale”, basato su un capitalismo sempre più spietato, che ha nel profitto e nell’accumulo di ricchezze l’unica ideologia. Un modello economico e sociale che, oltre ad aver creato un benessere consumistico, sta mostrando proprio in questi ultimi decenni le sue contraddizioni e criticità, con diseguaglianze sociali sempre più accentuate e la progressiva distruzione dell’ecosistema del nostro Pianeta.
Come tutti i grandi film, anche Killers of The Flower Moon va ben oltre la storia che racconta.
Killers of The Flower Moon
Regia: Martin Scorsese
Con: Leonardo DiCaprio, Lily Gladstone, Jesse Plemons, Robert De Niro, Brendan Fraser, Tantoo Cardinal, Pat Healy.
Produzione: USA, 2023
Durata: 206 min.