JFK sullo schermo

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Il cinema ha cercato di far luce sulla morte di J.F.K. con una serie di documentari e di film che possono aiutarci a comprendere un momento cruciale per la storia della più grande potenza occidentale.

Venerdì 22 novembre 1963, John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, veniva assassinato a Dallas. La responsabilità dell’attentato venne attribuita a Lee Harvey Oswald, fermato poche ore dopo l’assassinio. Le frettolose indagini si arrestarono due giorni dopo, quando Jack Ruby, piccolo faccendiere e truffatore, uccise Lee Oswald mentre stava per essere trasferito in prigione. Un omicidio che aveva tutta l’aria di voler chiudere la bocca a Lee Oswald e archiviare velocemente il caso. Ma troppe ombre e troppi punti oscuri restano ancora oggi da chiarire su quel maledetto pomeriggio di Dallas. Quasi impossibile che Lee Oswald sia riuscito sparare tre colpi cosi ravvicinati e precisi con un fucile Mannlicher-Carcano. Le traiettorie dei proiettili e le testimonianze dei presenti, suggerivano, inoltre, la presenza di più tiratori e di più spari, non solo quelli esplosi di Lee Oswald dal sesto piano del Texas School Book Depository. Ma soprattutto, chi erano i mandanti, chi aveva interesse a togliere di mezzo un presidente progressista e visionario come John F. Kennedy?

Per cercare di fugare i dubbi e mettere a tacere gli interrogativi aperti, a una settimana dall’assassinio il Presidente Lyndon B. Johnson istituì una Commissione presidenziale sull’assassinio di John F. Kennedy, con a capo il Presidente della Corte Suprema Earl Warren. Le indagini confermarono che Lee Oswald aveva agito da solo ed era l’unico responsabile dell’assassinio di Dallas. La tesi del cane sciolto diventava così la versione ufficiale, anche se assai poco credibile.

Nel corso degli anni sono state elaborate molte ipotesi per cercare di far luce su un episodio che ha cambiato profondamente la storia degli Stati Uniti d’America. L’omicidio di Dallas inaugurava una drammatica stagione di sangue, culminata nel 1968 con l’assassinio di Martin Luther King e di Robert Kennedy. L’uccisione nel giro di pochi anni di tre personalità di spicco della politica americana inabissava nel ventre reazionario del Paese la speranza di una società diversa, più giusta e solidale, ispirata ai valori del celebre discorso «I have a dream», tenuto da Martin Luther King il 28 agosto 1963 a Washington, o a quelli del famoso discorso sul PIL di Robert Kennedy del 18 marzo 1968 all’Università del Kansas. Idee che criticavano e mettevano profondamente in discussione l’organizzazione socio-economica, i valori fondanti e l’idea stessa della società capitalistica e consumistica americana. Posizioni rivoluzionarie, addirittura sovversive per la parte più conservatrice del Paese. Gli avvenimenti di quegli anni sembrano il risultato di un tentativo di arrestare quest’onda progressista e far tornare indietro l’orologio della storia. Non è un caso che dietro i tre omicidi siano nate ipotesi di un possibile coinvolgimento di apparati deviati dei Servizi segreti, interessi politici e industriali, interferenze della mafia o di potenze straniere. Trame e complotti rimasti sospesi tra sospetti e supposizioni, che hanno gettato una pesante ombra su un decennio di storia degli Stati Uniti d’America.
Il cinema ha cercato di far luce sulla morte di John F. Kennedy con una serie di documentari e di film , alcuni molto famosi, che possono aiutarci a comprendere un momento cruciale per la storia della più grande potenza occidentale.

Le Elezioni Primarie

Cominciamo il nostro viaggio con alcune pellicole dell’epoca, che ci restituiscono l’atmosfera che si respirava in quegli anni. Partiamo dall’inizio, con un documentario girato nel 1960 da Robert Drew. Le elezioni primarie del 1960, è il racconto della campagna in Wisconsin per la corsa alla Casa Bianca, che vide John F. Kennedy opposto al senatore del Minnesota Hubert Humphrey. L’opera ha un taglio giornalistico e riprende i candidati durante le loro giornate, tra impegni istituzionali, momenti di relax e incontri con gli elettori. È un interessante ritratto del giovane Kennedy, che si avviava a prendere in mano il Partito Democratico per arrivare alla sfida decisiva con Richard Nixon.

Zapruder Film (1963), ovvero una manciata di secondi che resteranno per sempre nella storia. Si tratta di un breve filmato amatoriale girato da Abraham Zapruder con una cinepresa da 8mm. La pellicola registra i momenti cruciali della scena dell’assassinio di John F. Kennedy: l’auto presidenziale che avanza tra la folla, gli spari, il Presidente colpito al capo. Un documento di eccezionale valore storico, subito acquistato dall’editore della rivista Life, che pubblicò alcune immagini sul numero di novembre. Ancora oggi quei pochi fotogrammi rappresentano una parte indelebile della memoria di una generazione.

Quei quattro giorni di novembre (1964) è il titolo di un documentario Mel Stuart che ricostruisce gli eventi più importanti dell’assassinio di John F. Kennedy, ma più interessante è il contributo del regista Emile De Antonio, che nel 1967 firma Rush To Judgment. Si tratta di un documentario d’inchiesta che, attraverso interviste e testimonianze, comincia a mettere in dubbio la veridicità della versione ufficiale. La tesi dell’uomo solo comincia a vacillare e i primi dubbi di un complotto organizzato si fanno spazio nell’opinione pubblica.

La prima opera cinematografica che propone una versione in aperto contrasto con le conclusioni della Commissione Warren è del regista David Miller. Il film Azione esecutiva (1973) mette in scena una ricostruzione dell’assassinio di Dallas basata su una congiura di un oscuro gruppo di conservatori reazionari, che vede nelle politiche di John F. Kennedy un pericolo per il futuro gli Stati Uniti. Saranno loro a organizzare l’attentato con una squadra di tiratori scelti e a mettere poi a tacere i testimoni scomodi.

JFK di Oliver Stone

Il lungometraggio più famoso sull’omicidio di Kennedy è sicuramente JFK – Un caso ancora aperto (1991) di Oliver Stone. Il regista americano realizza un bellissimo film d’inchiesta, che ha per protagonista il Procuratore distrettuale di New Orleans Jim Garrison. Ricerche d’archivio, analisi degli atti, interviste a testimoni, lo portano a sospettare il possibile coinvolgimento della CIA, dell’FBI e di forze reazionarie. Un complesso intreccio d’interessi e di diverse componenti della società americana, che vedevano di buon occhio l’uscita dalla scena politica di John F. Kennedy, considerato troppo progressista e troppo vicino alle posizioni degli attivisti per i diritti degli afroamericani.

Bobby

Una cospirazione di trame oscure, che riemergeranno nel giugno del 1968, quando venne assassinato il fratello Robert Kennedy, candidato repubblicano alla Casa Bianca. La drammatica vicenda è raccontata dal film di Emilio Estevez Bobby (2006). L’assassinio di Bob Kennedy è messo in scena attraverso un caleidoscopio di storie quotidiane che presentano uno spaccato della società americana della fine degli anni Sessanta, con le sue speranze e drammatiche disillusioni per un sogno di cambiamento forse svanito per sempre. La stessa struttura narrativa, frammentata in molti punti di vista, viene scelta da Peter Landesman per il film Parkland (2013). Un’opera che racconta il pomeriggio del 22 novembre 1963, soffermandosi soprattutto su quanto accaduto nelle ore successive all’attentato di Dallas, senza però riuscire mai a incidere e graffiare in modo veramente efficace.

Parkland

Chiudiamo con Jackie (2016) di Pablo Larraín. Il film racconta l’intervista rilasciata da Jackie Kennedy al giornalista di Life Theodore H. White, pochi giorni dopo l’attentato. Ne esce un ritratto algido, di una donna che non lascia trasparire sentimenti e rivive l’accaduto senza lasciare spazio a cedimenti o a momenti di autentica partecipazione emotiva. Tutta la sua l’attenzione è rivolta alla creazione di una narrazione destinata ben presto a diventare storia. Larrain utilizza sapientemente lo spazio, creando una rigorosa geometria e una lucida coerenza stilistica, che sembra tradurre in immagini la psicologia cartesiana di Jackie.

Jackie di Pablo Larraín
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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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