Domanda: Abbiamo deciso di intervistarla, colpiti dal lavoro meticoloso che svolse raccogliendo e studiando ben 158 Costituzioni del suo tempo. Cosa pensa della Costituzione italiana?
Aristotele: Coi miei amici e collaboratori, al Liceo, in effetti, facemmo un grande lavoro. Peccato che ne sia rimasta solo la Costituzione degli ateniesi.
Veniamo però alla Costituzione italiana. Credo che essa ordini bene una società molto diversa da quella che avevamo noi. Ci sono cose che mi hanno sorpreso: con gli amici dell’Accademia ero solito ironizzare sulla proposta del mio maestro, Platone, avanzata con tanta cautela nella Repubblica: l’uguaglianza tra uomini e donne. Ebbene, almeno su questo, mi tocca ammettere che lui aveva visto lontano e mi sono dovuto ricredere. Oltretutto, in questi ultimi secoli siete riusciti a creare strumenti che agiscono da soli. Ci siete tanto abituati che quasi non ve ne accorgete: lavastoviglie, lavatrici, addirittura industrie totalmente automatizzate! Noi invece avevamo bisogno di possedere strumenti animati dotati di parola, gli schiavi, che erano parte della famiglia. Voi cominciate persino a possedere strumenti inanimati dotati di parola. Attenti a non farne una parte della famiglia!
D: Vedo che non ha perso il gusto per l’ironia. Cosa pensa della forma democratica prevista dalla Costituzione?
A: Nella Politica, mostro che il governo giusto dei molti, la politeia, è la costituzione preferibile: voi oggi la chiamate “democrazia” (bisogna fare chiarezza sui termini, per evitare equivoci). Insomma, credo che abbiate fatto bene a optare per la democrazia: una scelta saggia, anche se questo non basta a fare di voi un popolo saggio. “Una rondine non fa primavera”, come si dice.
D: Perché è così duro? Crede che non siamo un popolo saggio?
A: Non ho detto questo. Vede, in quella che oggi chiamate “metafisica”, ho distinto quattro tipi di cause: materiale, formale, efficiente e finale. Applicate alla politica, a uno Stato, la causa materiale consiste nella cittadinanza; quella formale è la costituzione, intesa non tanto come documento scritto ma come effettivo principio d’ordine dello Stato; la causa efficiente designa chi è al governo. Quanto alla causa finale, essa è il bene al quale lo Stato tende. La chiave è la causa finale, il bene. Gli italiani daranno prova di saggezza se, valorizzando la classe media, promuoveranno la felicità dei cittadini, consentendo loro di fiorire nel corpo e nello spirito.
Staremo a vedere: il futuro non è determinato.