Il paradosso della documentalità

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Achille – Buongiorno… [squilla il telefono] Lui – Buongiorno. Vorrei fare la carta di identità. A. – [al telefono:] Pronto? Direttore? Si, Direttore! [rivolto a Lui:] Mi scusi, ma devo muovermi: il dott. Tortoise, il nostro Direttore, mi ha appena chiamato. Non si preoccupi: la lascio in buone mani. Maurizio – Buon giorno. Dunque, le serve una carta di identità. Bene. Compili la richiesta.

 

Lui – Ha un modulo che documenti la sua domanda?
M. – No, però ho un modulo che lei può compilare per presentare la sua.
Lui – [perplesso] Beh, non è lo stesso…
M. – Non lo è, ma è tutto ciò che mi serve. [mentre parla consegna il modulo a Lui]
Lui – [compila il modulo e lo riconsegna] Ecco, ho allegato anche le foto, come richiesto.
M. – Perfetto.
Lui – Beh, mi serve la ricevuta.
M. – Quale ricevuta?
Lui – Quella che attesta che ora lei ha ricevuto la mia domanda.
M. – Ah, non ce n’è bisogno.
Lui – No, scusi, insisto. Io le ho consegnato un documento ed esigo che lei mi dia una ricevuta che attesti che ora lei è in possesso del documento che ho consegnato. Metta che la mia richiesta vada persa…
M. – Ma perché dovrei perderla? In ogni caso, non è previsto che io rilasci una ricevuta, abbia pazienza.
Lui – Ho tutta la pazienza che serve, ma come facciamo a essere sicuri che lei ha ricevuto il documento che le ho dato, se non c’è un documento che lo attesta?
M. – Già, ma anche se io le facessi quel documento, avrei poi bisogno della sua ricevuta. [Maurizio lancia a Lui uno sguardo furbo]
Lui – Beh, gliela rilascerò volentieri, ci mancherebbe!
M. – No, guardi, lei non coglie il punto: se cerchiamo di documentare tutto, finisce che ci riempiamo di carte e non procediamo oltre, perché per ogni attestazione si aprirà un processo infinito di documentazione, anzi per la precisione: una serie infinita di serie infinite, destinata all’impossibilità di attestare ultimamente ciò che pure ciascun documento pretenderebbe di documentare, preso singolarmente.
Lui – Cioè lei mi sta dicendo che nessun documento basta a garantire la realtà sociale che pure attesta?
M. – Temo di doverlo ammettere.
Lui – Ma allora, scusi, perché sto qui a chiederle una carta d’identità? Non è forse evidente che io ho un’identità, ch’è la mia, a prescindere da qualsiasi documentazione e prima di essa? E non è forse vero, sulla base di quanto lei ha appena detto, che nulla può garantire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che quello che ci fosse scritto sul documento di identità basterebbe ad attestare la veridicità dell’attestazione?
M. – Si, in effetti, forse ha ragione.
Lui – Scusi, ma allora lei che lavoro sta lì a fare, se tanto ogni documento di identità non basta ad attestare davvero ciò che pure pretende di documentare?
A. – [col fiatone] Eccomi qui, temevo di non arrivare. Come va? [rivolto a Lui:] Ha finito?
Lui – No, purtroppo.
M. – Ci siamo bloccati alla richiesta del Signore che voleva una ricevuta alla consegna del modulo di richiesta della carta d’identità.
A. – Ma sei sicuro che è andata proprio così? Forse puoi precisificare meglio…
M. – Ma come parli? Certo che sono sicuro! è andata esattamente come ho detto! [M. diventa rosso di rabbia]
A. – Vedi, Maurizio, se nulla di sociale esiste fuori dal testo e se non puoi presentare dei testi che documentino quanto asserisci, come puoi pensare che io ti creda, quando parli di cose che riguardano l’ambito sociale? Dovrei crederti solo perché lo dici tu? Io non posso entrare nella tua testa!
M. – Ma già dicendolo, lo attesto, cioè lo documento.
Lui – Abbiamo però appena detto che una singola documentazione non basta, né pone in essere il sociale, il quale le preesiste, altrimenti essa non potrebbe attestarlo! [in un crescendo di rabbia:] Voi due mi avete fatto perdere un sacco di tempo. Basta! Se qualcuno mi chiede un documento di identità, lo mando al diavolo! [esce dall’ufficio sbattendo la porta]

Subito dopo entra dalla stessa porta, flemmatico, il Direttore.

D. – Che succede?
A. – Ah eccola, Direttore, mi ha raggiunto. Temo che il signore appena uscito si sia arrabbiato… [mormorando fra sé:] anche se non saprei dire esattamente quanto, in una scala da uno a dieci.
D. – Già, questo è evidente. Molto male: è per noi una priorità che i nostri utenti siano soddisfatti. Ciascuno di voi mi presenterà una relazione sull’accaduto. Entro sera!
A. – Certo Direttore, verrò io stesso a portargliela.
M. – Ehm, Direttore, però, per cortesia… ad ogni buon conto, ci può fare una richiesta scritta?

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Gian Paolo Terravecchia

Cultore della materia in filosofia morale all’Università di Padova, si occupa principalmente di filosofia sociale, filosofia morale, teoria della normatività, fenomenologia e filosofia analitica. È coautore di manuali di filosofia per Loescher editore. Di recente ha pubblicato: “Tesine e percorsi. Metodi e scorciatoie per la scrittura saggistica”, scritto con Enrico Furlan.

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