«Prof! Ci fai vedere un film?». La risposta era quasi sempre no. Problemi di tempo/programma e quindi una gerarchia di valore in cui l’uso di un filmato occupava uno degli ultimi posti. E poi il senso di colpa, la coscienza che usare la videocassetta di un film come babysitter, o premio divertimento prima delle vacanze, non era né etico né, forse, legale. La questione “cinema” nelle lezioni di lingua era scomoda, spesso vissuta con imbarazzo. Ma le cose stanno cambiando. Sono cambiati prima di tutto i nostri alunni. La cultura popolare odierna fa parte del loro vissuto e forma la loro esperienza. Quell’esperienza che il docente deve saper sfruttare per agganciare nuovi saperi. I nostri discenti sono multiliterate, cioè sanno navigare attraverso i segni e simboli della cultura mediatica, possiedono computer literacy, visual literacy, tele-literacy, moving-image literacy e così via, competenze che loro sviluppano anche al di fuori dell’aula, in modo volontario e autonomo, nelle quali sono spesso più esperti dei loro docenti. Vivono in una società satura di media nella quale il curricolo scolastico può sembrare mancare di pertinenza. Le statistiche indicano che i nostri alunni dedicano molto più tempo a video e TV che alla lettura, e che il periodo in cui l’interesse per i libri è al livello più basso è la tarda adolescenza. La letteratura classica li intimidisce. Immaginiamoci la letteratura in lingua straniera. Il cartaceo non li attira; sono persone che rispondono meglio a rappresentazioni dinamico-visive.
Testi e linguaggi
Sono cambiate anche le indicazioni ministeriali. Per i docenti di lingua e cultura straniera, le parole “testo” e “linguaggio” sono diventante contenitori nuovi. Si propone l’uso di testi orali, scritti e iconico-grafici (documenti d’attualità, testi letterari, opere d’arte, film, video e così via), per arrivare attraverso l’analisi di questi “prodotti” a una comprensione della cultura dei Paesi in cui si parla la lingua, e al saper riconoscere similarità e diversità tra culture. Non per caso la lingua straniera si trova, tra i nuovi “assi culturali”, nell’asse dei linguaggi, insieme alla lingua italiana e ai linguaggi multimediali (le molteplici forme espressive non verbali e l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione).
Stanno cambiando le attrezzature, i supporti e gli apparati didattici. Si cominciano a intravedere le LIM. I libri di lingua e di letteratura hanno i loro supporti multimediali e le risorse on-line. Ci sono aule multimediali attrezzate, il collegamento a Internet, la possibilità di fare video-conferencing. Cambia quindi l’aula dove si impara la lingua e la cultura straniera. Il film ne fa parte fondamentale, e il favorire l’abilità di rispondere a una larga gamma di testi in una grande varietà di modi diventa parte integrale dell’operato del docente. Un filmato è quindi esempio di “testo”. Nelle lezioni di lingua straniera può essere usato per attività di comprensione della lingua parlata, come stimolo o input iniziale in vista di altre attività, per esempio di scrittura o di conversazione.
Dalle telenovele ai notiziari
Nel saggio Film Language Christian Metz esprime il paradosso che un film è difficile da spiegare perché è facile da capire; uno strumento perfetto, quindi, per un docente di lingua straniera che vuole coinvolgere gli studenti e stimolare le loro risposte. Può essere usato come sequenza di immagini, per lo sviluppo e l’arricchimento del lessico, oppure come modello di lingua per questioni di pronuncia, registro, sintassi. Può aiutare gli studenti a contestualizzare parole e significati, andando oltre all’icono-testo statico e fisso per sfruttare al massimo il matrimonio tra parola e immagine. E nell’insegnamento della lingua, la varietà di tipologie di filmati sfruttabili è vasta: telenovele, film, reality, documentari, quiz, reportage, notiziari e così via. Quello che è interessante è il valore aggiunto di tutte queste tipologie: non si tratta soltanto di esempi di lingua autentica, ma anche di utilizzo di linguaggi non verbali e di approfondimento di aspetti culturali.
Un filmato è anche un esempio di testo nell’insegnamento della letteratura. Ed è proprio in questo ambito che diventa affascinante l’intertestualità e l’interdipendenza tra literacies. Se ci focalizziamo sull’idea di literacy come abilità di interpretare e produrre segni, e poi di gestire uno specifico sistema di segni (che sia matematico, scientifico, musicale, artistico…), guardare un film e parlarne vuol dire saper leggere, essere “alfabetizzati” nel sistema “cinema”. È chiaro che esistono livelli diversi di competenza di lettura, da quelli basilari (basic) agli ordini più alti (higher range). Il docente di lingua straniera lavora sull’acquisizione di competenze progressivamente sempre più complesse in modo da dare allo studente l’accesso (parziale o completo) a queste produzioni artistiche. Questo implica una fase propedeutica nella quale vengono rivelate le tecniche dell’artista cinematografico e il linguaggio specifico in L2 per parlarne in modo informato. In questo modo lo studente passa gradualmente da un linguaggio generico, ad esempio: «I really liked the bit when he came in through the door looking really angry», a un linguaggio specifico e appropriato, ad esempio: «The overall effect of the montage is to create tension. A long shot is followed by a high-angle close-up which reveals the angry expression». L’interdipendenza di linguaggio e pensiero sottolinea come lo studente, attraverso l’acquisizione del linguaggio, raggiunge una nuova sensibilità e comprensione della specifica forma d’arte che è il cinema.
Cinema e letteratura
L’interdipendenza delle literacies, invece, implica che una literacy nutre l’altra, una aiuta a far crescere l’altra, l’una ha bisogno dell’altra, è contenuta nell’altra. Lo sviluppo di abilità ricettive e produttive quindi non riguarderà soltanto l’ambito cinematografico. Investirà necessariamente altri ambiti, ed è più probabile che lo sviluppo diventi lifelong. In Using Film to Increase Literacy Skills, la docente di scuola superiore Michael Vetrie ha notato che studenti “a rischio” hanno migliorato le abilità di lettura attraverso un uso mirato di film scelti per come riescono a coinvolgere gli studenti e a creare in loro il bisogno o il desiderio di comunicare. Vengono proposte attività di ascolto, di discussione e poi di scrittura, che, a loro volta, influenzano in modo positivo l’abilità di lettura. Sarà, quindi, per il docente di lingua straniera, lo strumento in grado di offrire motivazioni e stimoli anche agli alunni in difficoltà.
Se ora affianchiamo al testo visivo “film” il testo verbale “letteratura”, si apre una nuova gamma di possibilità. Nel suo articolo Teaching By Film From Literature, Aimee Stanfield Arreygue sottolinea come il film non debba prendere il posto del testo scritto, ma possa aiutare lo studente ad avvicinarsi ad esso. Il film, infatti, mostra all’alunno il rapporto tra letteratura classica e cultura popolare, la pertinenza attuale di un contenuto storicamente e culturalmente lontano dal suo vissuto. Mette in evidenza l’universalità e la modernità dei temi trattati. Permette l’insegnamento di critical thinking, il pensiero critico. Arreygue è cosciente del suo pubblico: l’alunno del XXI secolo che vive in un mondo in cui “avere le cose velocemente” è la regola. Un film fa da supplemento veloce e digeribile al testo cartaceo. Vetrie invece afferma che i film devono essere insegnati proprio come si insegna la letteratura, cioè come una continuazione della pratica narrativa, che parte dalla tradizione orale, diventa poi produzione scritta ed è ora anche di “schermo”.
Quando un film o spezzoni di film in lingua originale vengono affiancati a un testo letterario, l’accesso all’originale è sicuramente facilitato. Nel loro articolo It came alive outside my head (2004) Bousted e Ozturk vedono gli studenti come «expert readers of moving image» ma «novice readers of classic fiction», ovvero esperti in film ma novizi in narrativa classica. Anche se questa affermazione sembra negare la complessità dell’opera artistica che è il film, è comunque importante la loro enfasi sull’esperienza, sullo “schema” dello studente al quale il docente può connettersi. Sicuramente il film dà una rappresentazione visiva e immediata del contesto storico-sociale, dà una comprensione più veloce di avvenimenti e personaggi, aiuta la comprensione dei rapporti tra personaggi attraverso il dialogo e l’espressività dei visi e dei gesti. Come anche il libro, un film suscita una risposta emotiva che risulta motivante per lo studente. Paradossalmente, un testo verbale letterario in lingua straniera può rimanere silenzioso per l’alunno che, intimidito dallo sforzo di interpretazione, vede solo parole ma non sente quello che dicono. Invece, proprio come l’ekfrasi dà voce a un’opera d’arte, un film può dare voce a un testo che non parlava e può servire da chiave che apre al dialogo. Inoltre, se l’affiancamento libro-film non serve solo da supporto alla comprensione del primo, tra i due prodotti artistici si avvia un interessante lavoro di intertestualità. Il docente può soffermarsi sul confronto, su come i due testi si differenziano in termini di storia, dialogo, personaggi, tematiche principali e secondarie; come le tecniche di narrativa si traducono in tecniche cinematografiche; come gli episodi vengono interpolati e/o elisi; quale valore artistico esprimono i due prodotti.
Il libro-film
Bousted e Ozturk, parlando di motivazione alla lettura, affermano l’importanza dei film come stimolo al ritorno alla lettura di opere letterarie intere, e non soltanto di estratti brevi. Un percorso interessante per la lingua straniera, svolto in parte a casa e in parte in aula, potrebbe essere la lettura del romanzo intero in traduzione, la visione del film in lingua originale, seguito dalla lettura dettagliata e dall’analisi di brani e di spezzoni di film, entrambi in lingua originale. In questo modo i confronti intertestuali saranno tra testo letterario e testo cinematografico, ma anche tra testo in italiano e testo in lingua straniera, con conseguente riflessione sulla mediazione linguistica. Sia Edward Rocklin sia Arreygue suggeriscono che l’uso di più film della stessa opera, e quindi di più interpretazioni di un unico mondo, aggiunge profondità e completezza al confronto e, di conseguenza, dà più sostanza al lavoro di critica che gli studenti possono svolgere. Rivisitando una citazione del rinomato Edward Sapir, Vetrie ci dice che dobbiamo «insegnare i film come indumenti significativi del nostro spirito». I film sono senza dubbio prodotti artistici espressione dei nostri tempi, delle nostre anime e fanno parte rilevante della cultura popolare che è il vissuto giornaliero dei nostri alunni. Nell’aula di lingua straniera sono anche esempi di lingua viva e sono prodotti legati alle culture contemporanee che circondano la lingua. Sono finestre su un mondo passato. Strumenti utili, motivanti, che stimolano pensiero e comunicazione, che nutrono. Quindi benvenuti i cambiamenti e… «Certo che vi faccio vedere un film!».