Il Giorno della Memoria al Cinema

Tempo di lettura stimato: 5 minuti
Come spesso accade, quest’anno il cinema ha offerto spunti interessanti per volgere lo sguardo su una tragedia che ci riguarda tutti, da vicino. Uomini come noi erano le vittime, uomini come noi i carnefici. La consapevolezza che il nazifascismo e l’Olocausto non siano stati causati da un male assoluto e astratto, ma originati dalle tenebre della natura umana, dovrebbe tenerci in costante allarme.

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza che ogni anno ci ricorda l’oscuro abisso in cui l’umanità è stata capace di sprofondare. Ci mette di fronte all’olocausto e ci spinge a riflettere sulle sue origini, anche per non ricadere in un simile orrore.
Due film sul tema sono arrivati sul grande schermo. Si tratta di opere decisamente diverse tra loro, ma in qualche modo complementari: The Eichmann Show di Paul Andrew Williams e Remember di Atom Egoyan.
La prima è incentrata sugli aspetti sociali e politici della trasmissione televisiva del processo ad Adolf Eichmann; la seconda, intimista e ambigua, ci racconta un viaggio dentro i profondi meandri della memoria personale.

“The Eichmann Show”.

Adolf Eichmann, uno dei massimi responsabili delle deportazioni di massa e del trasporto degli ebrei nei campi di sterminio, alla fine della guerra riesce a sfuggire all’arresto e a rifugiarsi in Argentina. Ma un ebreo lo riconosce a Buenos Aires e avverte le autorità israeliane. All’epoca, però, le leggi argentine non prevedevano l’istituto dell’estradizione. L’11 maggio 1960 il Mossad mette in azione un rocambolesco rapimento, ed Eichmann è trasferito in Israele.
L’11 aprile del 1961 comincia a Gerusalemme il processo al gerarca nazista. Un evento di straordinaria importanza per il popolo israeliano e per tutta la comunità internazionale. Il produttore televisivo Milton Fruchtman si danna l’anima per convincere le autorità e i giudici a concedere il permesso di riprendere il processo. Ne vuole fare un evento mediatico di risonanza planetaria. Per la regia del programma ingaggia Leo Hurwitz, da dieci anni ai margini della Hollywood che conta. Un grande professionista, che ha l’unica colpa di essere finito nella lista nera della commissione McCarthy.
Il film di Williams è una cronaca appassionata del lavoro di una troupe che sente la responsabilità di far conoscere al mondo le atrocità dell’Olocausto. Il montaggio alterna sequenze tratte dal materiale originale dell’epoca e immagini della ricostruzione filmica.
La speranza di Leo Hurwitz è di riuscire a svincolare il concetto di “male” da una sfera di astratta estraneità, per ricondurlo alla natura umana. Uno specchiarsi catartico con esso, che serva da antidoto per le nuove generazioni. Un modo per scoprire che il pericolo di un’orrenda deriva criminale risiede dentro l’animo umano, e che appartiene al singolo la responsabilità di evitare che ciò possa ripetersi. Ma nonostante le speranze di Hurwitz, Eichmann non tradisce la minima emozione di fronte alle testimonianze dei sopravvissuti e alle agghiaccianti immagini dei campi di sterminio. Nessun cedimento, nessuna “umanizzazione” che possa farlo entrare in empatia con chi guarda la Tv.
Altro aspetto interessante del film è la riflessione sulla comunicazione di massa. La globalizzazione dell’informazione e la diffusione istantanea delle notizie sui media e social costituiscono oggi la normalità. Siamo tutti assuefatti a un universo interconnesso e “live”. Tuttavia basta tornare indietro qualche decennio per scoprire quanto sconvolgente poteva essere l’impatto mediatico di un evento trasmesso da tutte le reti televisive del mondo – con mezzi che ci appaiono come pura archeologia della comunicazione.

Bruno Ganz e Christopher Plummer in una scena di “Remember”.

Altra strada prende il film Remember di Atom Egoyan. Il racconto dell’Olocausto passa dalla grande Storia a una piccola storia. Con i toni e il registro di un thriller, il film racconta la vicenda privata di un anziano ebreo, sopravvissuto ai campi di sterminio.
Zev vive in una casa di cura nei dintorni di New York, ormai affetto da una demenza senile che gli causa improvvise perdite di memoria. Un altro vecchio, compagno di degenza e anch’egli scampato ai nazisti, lo convince a vendicarsi, pianificando l’assassinio del comandante responsabile della morte delle loro famiglie e nascosto da qualche parte in America sotto falso nome.
Comincia così una caccia all’uomo, che si trasforma in un viaggio disorientante nell’intermittente memoria de Zev. Dal passato riaffiorano schegge di dolore, ricordi confusi e caotici, che ci inabissano negli arabeschi più oscuri della mente umana. Si dimentica perché il ricordo è insopportabile? Ci si può fidare dei propri ricordi quando nascono da indicibili atrocità? La nostra mente rimuove inconsciamente le parti più orribili del nostro vissuto, insopportabili anche solo al ricordo? O addirittura è così perversa da cercare la sopravvivenza nella creazione di un falso passato, che renda sopportabile il presente? Il bene e il male si mischiano in una torbida realtà, sempre più insondabile, inaffidabile, magmatica, filtrata attraverso l’inattendibile trama lacerata dei ricordi. Una serie d’interrogativi accompagnano l’indagine dell’anziano protagonista e scavano dentro lo spettatore. Il labirinto di sabbie mobili, trappole di verità e inganni diventa sempre più instabile. Il finale, inatteso e illuminante, si insinua nelle nostre anime come un profondo e tagliente vortice di nero orrore. Ricordo e oblio si scontrano drammaticamente. Nessuno può più sentirsi innocente.

Condividi:

Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

Contatti

Loescher Editore
Via Vittorio Amedeo II, 18 – 10121 Torino

laricerca@loescher.it
info.laricerca@loescher.it