Il cliente

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Dopo la “grande abbuffata” di film di Natale dedicati al puro divertimento, spesso piuttosto becero e banale, il nuovo anno ci regala qualche buona opportunità per riconciliarci con il cinema.

Tra i film in uscita nei primi giorni del nuovo anno, assolutamente da non perdere è Il cliente di Asghar Farhadi, che all’ultimo Festival di Cannes si è aggiudicato i premi per la miglior sceneggiatura e per il migliore attore protagonista. Il regista è uno degli autori più interessanti del cinema contemporaneo, esponente di spicco di quel nuovo cinema iraniano che da diversi anni sta vivendo una vera e propria rinascita artistica. In Europa abbiamo imparato a conoscere il cinema iraniano soprattutto attraverso le opere del grande maestro Abbas Kiarostami: Sotto gli ulivi (1994), Il sapore della ciliegia (1997), Il vento ci porterà via (1999), Dieci (2002), Copia conforme (2010), Qualcuno da amare (2012) e i capolavori del regista dissidente Jafar Panahi, Lo specchio (1997), Il cerchio (2000), Oro rosso (2003), This is not a film (2011), Taxi Teheran (2015). Cineasti dotati di grande creatività, di uno spirito libero e indipendente, caratteristiche che sono costare a Panahi addirittura il carcere e il divieto di realizzare film. Oggi, oltre ad Asghar Farhadi, il cinema iraniano può contare su una schiera di autori di grande valore, tra cui ricordiamo Marjane Satrapi, regista di Persepolis (2007) e Pollo alle prugne (2011); Babak Payami, autore di Il voto è segreto (2001), Iqbal – Bambini senza paura (2015); Bahman Ghobadi, che ha firmato film importanti, come Il tempo dei cavalli ubriachi (2000) e I gatti persiani (2009).

Asghar Farhadi è un autore di rara sensibilità, che ha il dono di portare sullo schermo i sentimenti con un senso di verità assoluto. I suoi film si soffermano ad analizzare gli aspetti delle relazioni umane nella vita quotidiana. I protagonisti dei suoi film si trovano spesso alle prese con momenti cruciali dell’esistenza, sono messi di fronte a problemi morali, conflitti interiori e scelte di vita fondamentali. Abbiamo imparato ad amare il suo cinema con About Elly (2009), Orso d’Argento a Berlino, ad apprezzare le sua profonda umanità con Una separazione (2011), Orso d’Oro a Berlino, e con lo splendido Il passato (2013). Motore delle vicende narrate sono spesso i momenti di crisi nei rapporti tra un uomo e una donna. Incomprensioni, silenzi, distanze, ricordi e speranze raccontano la vita in modo diretto e sincero, che non scade mai nella retorica o in facili sentimentalismi.
È cinema di verità, anche nelle scelte linguistiche ed espressive: le sequenze nascono da inquadrature essenziali, lineari e minimaliste, senza nessuna concessione al desiderio di stupire con la superficie manierista dell’immagine; la sua messa in scena è tutta concentrata sull’uomo, sui suoi sguardi, le sue parole e le sue emozioni. I dialoghi, nitidi e diretti, costruiscono sceneggiature di rara efficacia, che colpiscono per la lucida sincerità dei pensieri e dei sentimenti. Mai una sbavatura, mai una parola in più, mai un’immagine di troppo. La sua poetica si muove per sottrazione, eliminando tutto il superfluo, al fine di mettere a nudo l’essenza del suo discorso espressivo e dell’esistenza umana.

La storia de Il cliente è semplice. Emar e Rana sono due giovani attori costretti a lasciare la loro casa di Teheran per dei lavori di ristrutturazione. Un amico li aiuta a trovare una sistemazione provvisoria, ma proprio il nuovo appartamento sarà teatro di un incidente che sconvolgerà la vita della coppia. Da un episodio imprevisto prende il largo un’opera sull’ambigua complessità delle relazioni umane, sui lati oscuri del nostro carattere, che improvvisamente possono emergere dall’abisso. Dolore, vergogna, rabbia, desiderio di vendetta, pietà e perdono si scontrano violentemente sulla scena, mettendo a rischio ogni precostituita certezza: forse nessuno conosce veramente se stesso e tanto meno la persona amata. D’un tratto l’intimità va in frantumi e riemergono dal sottosuolo carsico della psiche pulsioni inattese, incontrollabili, arcaiche e oscure.
La frattura personale finisce per condizionare anche il loro lavoro di attori. Lo spazio del palcoscenico, che vede Emar e Rana impegnati a interpretare i ruoli del commesso viaggiatore e di sua moglie nella pièce Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, non fa che riproporre, anche sul piano della finzione, il disagio di coppia. Un parallelismo scenico appena accennato, ma molto efficace, che contribuisce a donare all’opera un respiro ancora più ampio.

Il cliente
Regia: Asghar Farhadi
Con: Shahab Hosseini, Taraneh Alidoosti, Babak Karimi, Farid Sajadi Hosseini, Mina Sadati, Maral BaniAdam, Mehdi Kooshki, Emad Emami
Durata: 124 min.
Produzione: Iran, Francia 2016

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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