Nato a Buenos Aires, Trapero si è ormai affermato come uno degli autori più importanti e rappresentativi del Nuovo Cinema Latinoamericano, un movimento di rinnovamento iniziato sul finire degli anni ’90 che ha riportato l’Argentina alla ribalta della cinematografia internazionale. La poetica di Pablo Trapero è sempre stata attenta ai problemi sociali, mossa dal desiderio di scavare nell’animo umano e di comprendere le dinamiche psicologiche che scaturiscono da situazioni di disagio, di difficoltà economica o dalla scelta della via dell’illegalità e del crimine. È un cinema che attraverso la vita quotidiana dei protagonisti dei film, analizza e mette in luce le ingiustizie della società argentina contemporanea, le sue contraddizioni, i suoi contrasti economici sempre più forti e inaccettabili. Uno sguardo attento, sensibile, che utilizza un registro narrativo improntato a un realismo essenziale, quasi scarno nella sua forza e intensità drammaturgica.
Pablo Trapero si fa subito notare dalla critica internazionale con il lungometraggio Mondo gru (1999), che vince il premio per la migliore regia al primo Festival Internazionale di Cinema Indipendente di Buenos Aires e alla Settimana Internazionale della Critica alla Mostra del Cinema di Venezia viene considerato una delle opere più originali ed espressive. La sua carriera prosegue con El bonaerense (2002), Familia rodante (2004), Nacido y criado (2006) e Leonera (2008), presentato in Concorso al Festival di Cannes. Nel 2010 realizza Carancho, che viene presentato con successo nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes. Interpretato dal famoso attore argentino Ricardo Darín, il film racconta la storia dura e drammatica di un losco personaggio che specula sulle vittime d’incidenti stradali, tra ospedali e compagnie d’assicurazione. Trapero firma poi un episodio del film collettivo 7 Days in Havana (2012), sempre presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard; lo stesso anno esce anche Elefante Bianco, un film ambientato nelle bidonville argentine.
Il Clan offre a Pablo Trapero l’occasione per confrontarsi con uno dei periodi più oscuri e drammatici della recente storia argentina: la fine della dittatura dei colonnelli e il faticoso ritorno alla normalità. Anni difficili e instabili, caratterizzati da un sotterraneo scontro tra i poteri occulti dell’esercito, le vecchie forze autoritarie e la debole democrazia. Il film racconta la storia vera del clan Puccio, che ancora legato al vecchio regime, si sente protetto e autorizzato a compiere azioni criminali, sperando di non essere scoperto e contando su una certa connivenza mafiosa delle Forze dell’Ordine. Arquimedes Puccio, all’apparenza anziano e onesto padre di famiglia, comincia a rapire i giovani rampolli dell’alta borghesia per chiedere ingenti riscatti. Gli ostaggi vengono imprigionati all’interno delle mura domestiche, con l’aiuto della moglie, del figlio più grande Alex e con l’inconsapevole connivenza delle figlie più giovani, che pian piano cominciano a comprendere l’agghiacciante e drammatico contesto in cui stanno crescendo. Spesso le vittime dei rapimenti sono ragazzi che vivono nello stesso quartiere di Puccio, amici o compagni di scuola dei suoi stessi figli. Ciò che stupisce di più è l’algida schizofrenia di Arquimedes. La sua lucida follia trascina nel baratro un’intera famiglia sotto il ricatto morale dell’affetto genitoriale e dell’omertà dei vincoli di sangue. Una coltre di silenzio che opprime mortalmente e soffoca progressivamente anche la vita quotidiana del Clan, soprattutto quando i figli cominciano a non sopportare più il peso della follia criminale del vecchio padre. Puccio sembra una scoria sociale e criminale della dittatura, di un periodo in cui essere rapiti dall’esercito e sparire per sempre senza lasciare traccia era la normalità. Uno spietato metodo, prima applicato contro gli oppositori del regime e che ora continua a perpetrarsi per fare soldi. Cambiano il contesto e il fine, ma non i modi, la crudeltà, l’aspettativa d’impunità e l’assoluta mancanza di rispetto per la vita. Pablo Trapero ci porta dentro un universo disumano, abitato da veri mostri, che tuttavia conducono una vita normale, apparentemente rispettabile e onorata. La narrazione, dal forte impatto realistico, si avvale di un montaggio sapiente, ricco di flash back, che rendono l’opera coinvolgente ed emotivamente toccante.
Il Clan
Regia: Pablo Trapero
Con: Guillermo Francella, Peter Lanzani, Lili Popovich, Gastón Cocchiarale, Giselle Motta, Franco Masini, Antonia Bengoechea
Durata: 108 min
Produzione: Argentina, Spagna 2015