La temporanea riapertura al pubblico (fino al 29 dicembre) di una suggestiva area archeologica nel cuore di Brescia offre lo spunto per alcune riflessioni, e qualche suggerimento.
In epoca preromana la regione di Brescia era abitata da un’importante popolazione gallica, quella dei Cenomani, che andò – come tutte le altre tribù celtiche – gradualmente romanizzandosi tra il III e il II sec. a.C.
E la sua “metropoli”, che i Romani chiamarono Brixia, divenuta colonia latina fittizia nell’89 a.C., poi municipium Civium Romanorum in età cesariana, fu insignita da Augusto del prestigioso status di Colonia Civica Augusta Brixia. Insomma, in età imperiale Brixia fu uno dei pilastri economici, demografici e politici di quella Italia del Nord che Cicerone aveva definito qualche decennio prima flos Italiae, cioè “fior fiore dell’Italia” (Filippica 3, 13), e che ormai era in grado – con i suoi autorevoli aristocratici che sedevano nel Senato di Roma – di contare non poco nella complessa macchina gestionale dell’impero.
Ma non è questa la sede per una storia della Transpadana romana (altro che Padania…!), e neppure per una storia di Brescia antica, perché troppo complessa e articolata. Voglio invece ricordare a tutti – anzitutto – che una vasta area di Brescia è stata dal 2011 inserita in un cosiddetto “Sito seriale” (cioè con più sedi) denominato I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.), ed è pertanto Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Si tratta della zona costituita dal complesso monastico di san Salvatore – Santa Giulia e dall’area archeologica del Capitolium romano; una zona già valorizzata dall’apertura nel 1998 dello straordinario Museo della Città in Santa Giulia e che sta conoscendo una “seconda giovinezza” per i recenti lavori di scavo, restauro e studio dell’area del Campidoglio: anzi, fino al 30 giugno 2013*, è possibile una visita “d’assaggio” al Capitolium che anticipa quanto potremo vedere – pare – solo a fine 2014.
Ma cos’è, anzitutto, il Capitolium? È qui – come nelle altre città romane che lo ospitano – il tempio dedicato alla Triade Capitolina (Giove, Giunone, Minerva) che era custode dell’eternità di Roma e del suo dominio sul mondo. Quello di Brescia fu fatto erigere da Vespasiano (dopo il 70 d.C.) nell’ambito di una più ampia ristrutturazione urbanistica della città: una delle più popolose e ricche del Nord Italia (come già si diceva), e inoltre situata in una posizione strategicamente importante, nel mezzo della Pianura Padana e del suo sistema viario, vicina sia al Po, sia alle valli alpine, sia al Garda, e neppure troppo lontana dagli sbocchi marini adriatici della Venetia et Histria, regione augustea cui era stata annessa. E il princeps non mancò di segnalare il suo intervento edilizio con una monumentale iscrizione – oggi mutila e solo in parte leggibile – posta sull’architrave del pronao del tempio: tutti (ma proprio tutti!) dovevano, infatti, sapere che quella meraviglia era opera della benevolenza verso Brixia dell’Imperator Caesar Vespasianus Augustus.
Il Campidoglio bresciano venne alla luce nei primi anni dell’Ottocento e, dal 1830, la sua struttura muraria divenne sede del Museo Patrio, dove conferirono molti reperti archeologici trovati nelle vicinanze: tra questi la celebre statua bronzea della Vittoria alata (davvero una Nike o un’Afrodite cui hanno in un secondo tempo messo le ali? Gli studiosi si dividono…) ora vanto del Museo di Santa Giulia, dove è ora conservato tutto il materiale già al Museo Patrio. All’interno del tempio furono inoltre “murate” le numerose epigrafi latine della città (e non solo), divise per categorie sotto la supervisione del grande epigrafista e archeologo locale Giovanni Labus.
Oggi si salgono le scalinate del Campidoglio, si entra nella cella, si ammirano le iscrizioni murate e i resti di pavimenti policromi, oltre ad alcune teste di statua temporaneamente lì collocate. Ma tra qualche tempo si potrà anche “scendere” nel vicino santuario di età repubblicana e camminare accanto ai resti del teatro romano della città. Si potrà, dunque, fruire appieno di questa emozionante immersione in un’area archeologica di cui forse non tutti conoscono l’importanza.
Che fare, allora, ai fini didattici? La scuola è ormai finita e dopo il 30 giugno 2013* il Capitolium chiuderà di nuovo… A mio avviso, è però inutile aspettare la fine del 2014. Inviterei pertanto i colleghi a portare i loro allievi al Museo di Santa Giulia, per illustrare appieno la storia di questa importante città (prospera anche nella successiva età longobardica, come attesta la celeberrima “croce di Desiderio”, e far visitare loro pure il quartiere residenziale romano detto Domus dell’Ortaglia.
E nel 2014 – con l’area del Capitolium e del Foro riaperta – ne dovrebbero ripetere e completare la visita: infatti dalle foto viste in anteprima (una delle quali qui proposta), gli affreschi murari del santuario repubblicano da soli valgono il viaggio. Mi avventurerei anche, a questo proposito, in espressioni del tipo “sembrano quelli di Pompei!”, se evocare il nome di Pompei non rischiasse di essere un po’ male-augurante, visti i frequenti danni al suo patrimonio archeologico e la difficoltà della sua piena tutela. Spero invece che la “Leonessa d’Italia” sappia difendere con gli opportuni “ruggiti” i propri inestimabili Beni Culturali; e che in tal senso l’UNESCO vigili adeguatamente, mostrando di non essere solo un “logo” ma un vero e proprio “ente”.
*l’apertura del Capitolium è prorogata fino al 29 dicembre.