I problemi di genere dell’educazione professionale tedesca

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Rispetto agli apprendistati, frequentati prevalentemente 
da studenti maschi, gli istituti professionali, a predominanza femminile, godono di minori tutele contrattuali e preparano a posizioni lavorative meno remunerate. Dal Dossier del numero 19 de La ricerca, «Fondata sul lavoro». Traduzione di Francesca Nicola.
Operaie al lavoro nello stabilimento della Zeus di Parabiago.

Sebbene la formazione tramite apprendistato risalga al Medioevo, perlomeno per quanto riguarda l’artigianato e il commercio (Deissinger, 1994), in Germania essa è stata introdotta per formare le competenze lavorative richieste dall’industria ed è stata poi completata, tra il 1890 e il 1920, con la creazione degli istituti professionali (Hanf, 2007). Lo scopo era sia fornire competenze standardizzate alle fabbriche, in quel periodo in rapido sviluppo, sia tenere sotto controllo la crescente massa di giovani proletari iscrivendoli a corsi di formazione per lo più all’interno delle aziende (Greinert, 2007).

L’apprendistato duale (fabbrica-scuola)

Ne è derivato un sistema duale che combina l’educazione relativa alle materie generali di base nelle scuole professionali e l’apprendistato in azienda. A seconda della specializzazione, gli apprendisti passano dal 15% al 25% della loro formazione, di solito triennale, nelle scuole professionali, e il resto in fabbrica. Nelle scuole professionali gli studenti ricevono l’istruzione tipica delle secondarie superiori approfondendo sia le materie fondamentali (come matematica e lingua tedesca) sia le conoscenze teoriche relative alla loro specializzazione

A partire dalla seconda metà del XX secolo, in questo sistema duale sono state inserite anche le professioni legate ai servizi, e, con il progressivo ampliamento di questo settore, la loro percentuale è salita sino il 60%.

Le scuole professionali 
a tempo pieno

All’epoca in cui gli apprendistati furono introdotti nelle industrie, per gli ambiti professionali che non facevano parte del sistema di formazione artigianale o industriale, come l’educazione, l’assistenza sociale e l’assistenza sanitaria, furono create le scuole professionali a tempo pieno. Pensate per dare alle giovani ragazze un’istruzione dignitosa e prepararle al ruolo di casalinghe, governanti o impiegate nei servizi alla persona (Friese, 2013), queste scuole si sono sviluppate fino a diventare un vero e proprio segmento della formazione professionale, che forma i giovani nei campi dell’assistenza all’infanzia, nell’infermieristica, nell’assistenza agli anziani, nella logopedia, nella fisioterapia e in altre professioni prevalentemente correlate ai servizi alla persona (Hall, 2012).

Oggi, la formazione professionale scolastica include oltre 100 programmi, a predominanza femminile, i quali servono nel loro complesso quasi un quarto dei giovani che scelgono la formazione professionale. La maggior parte di questi programmi richiede qualifiche di ingresso relativamente alte: oltre l’80% di tutti gli iscritti ha un diploma di livello intermedio o di scuola secondaria superiore, contro un 70% delle iscrizioni nel sistema duale.

Anche i programmi professionali scolastici sono a doppio binario, nel senso che includono sia la teoria generale sia l’apprendimento di un lavoro, e sono quindi tesi a stimolare competenze sia teoriche sia pratiche (Leschinsky, 2008). Durano fino a tre anni e forniscono un certificato pienamente qualificante.

I giovani tedeschi che vogliono intraprendere una carriera lavorativa hanno quindi due percorsi possibili, il sistema duale fabbrica-scuola o la formazione professionale scolastica. Organizzati secondo diversi quadri normativi e strutture di governance, questi percorsi conferiscono status differenti, determinando una serie di svantaggi per i diplomati nelle scuole professionali.

La disparità fra
i due percorsi

Attualmente vi sono in Germania 325 programmi di apprendistato secondo il sistema duale, disciplinati dalla legge sulla formazione professionale (Berufs-bildungsgesetz), che garantisce sia il coinvolgimento delle parti sociali sia l’attuazione di curricula standardizzati e strettamente monitorati a livello nazionale (Füssel, 2008).

Il settore della formazione professionale scolastica, invece, è gestito dai sedici Stati federali tedeschi, e sia la qualità sia la tipologia dei corsi dipende dai singoli istituti. Poiché circa la metà di questi si basa su regolamenti federali nazionali, i curricula sono eterogenei, meno standardizzati e difficili da valutare complessivamente in termini di quantità e qualità (Hall, 2014).

Oltre a richiedere requisiti di ingresso piuttosto alti, i giovani che vi si iscrivono godono dello status di studenti, tanto che pagano le tasse a differenza di coloro che entrano nel sistema duale, i quali ricevono un salario durante l’apprendistato. Inoltre, in molti settori, gli studenti devono avere 18 anni per iniziare la formazione, mentre la formazione duale può iniziare già a 15. In termini di transizione scuola-lavoro, poi, i diplomati delle scuole professionali hanno molte meno probabilità di trovare un’occupazione stabile, almeno nel breve periodo: solo il 15% risulta avere un contratto a tempo indeterminato entro tre mesi dal completamento della formazione, contro il 47% degli iscritti al sistema duale. E un anno dopo il completamento del programma, circa un terzo si iscrive a un altro corso di formazione (Zöller, 2013).

Prospettive occupazionali differenti

Per quanto riguarda l’occupazione futura, i settori a cui prepara la formazione scolastica sono caratterizzati da percorsi di sviluppo professionale limitati, mentre il sistema duale ha un sistema consolidato di progresso di carriera e di tutele lavorative, assicurato dal coinvolgimento delle parti sociali. Basta pensare che gli operai formati nel sistema duale, dopo qualche anno di lavoro, possono migliorare la loro carriera tornando a studiare in corsi di specializzazione a loro riservati, ottenendo così le qualifiche di Meister e di Techniker,dal 2014 riconosciute nel German and European Qualifications Framework come equivalenti a una laurea triennale. E oltre a facilitare ingresso nell’istruzione superiore, queste ulteriori qualifiche sono uno strumento fondamentale per la progressione di carriera sia nel settore manifatturiero sia nell’industria (Haasler, 2014). Diverse ricerche hanno anche dimostrato che la qualifica di Meister è collegata a condizioni lavorative più alte, incluso un reddito superiore (Wicht, 2019).

Per quanto riguarda i percorsi professionali scolastici, invece, una corrispondente qualifica avanzata esiste solo in alcuni settori, come l’assistenza infermieristica. Di conseguenza, gli stipendi nel settore dei servizi a partire dal primo anno successivo all’inserimento lavorativo sono inferiori rispetto a molte aree per le quali ci si forma con il sistema duale (Hall, 2012).

Il problema di genere

Il modello tedesco che abbiamo qui descritto produce un’evidente differenziazione di genere. Infatti, mentre nel sistema duale le femmine sono una minoranza (41%), nelle scuole professionali raggiungono il 70% (Hall, 2012). E i settori in cui le ragazze sono prevalenti sono in genere denominati, secondo un diffuso pregiudizio di genere, come “semi-professionali”.

Se l’espansione del welfare state e del settore pubblico tra gli anni Sessanta e Novanta ha fortemente promosso l’integrazione delle donne nel mercato del lavoro, ha anche contribuito alla femminilizzazione del settore (Esping-Andersen, 2002). La partecipazione alla forza lavoro femminile in Germania è aumentata in modo significativo, dal 57% nel 1991 al 72% nel 2018 (Statistisches Bundesamt, 2019), ma la segmentazione di genere del mercato del lavoro si è fatta sempre più marcata, come in altri Paesi occidentali. È un processo che ha pesanti conseguenze anche sull’orario di lavoro, la retribuzione e la rappresentanza nelle gerarchie professionali (Schäferet, 2012).

Il sistema di welfare ha giocato un ruolo cruciale, perché il lavoro a tempo pieno, continuo e tutelato, è fortemente legato alla carriera di lavoratori qualificati (maschi) nelle industrie (Baethge, 1998). L’aumento della partecipazione femminile alla forza lavoro dagli anni Novanta, al contrario, è avvenuto soprattutto in segmenti non standard e marginali (Bundesagentur für Arbeit, 2012).

Indipendentemente dal fatto che abbia acquisito una crescente importanza, il settore dei servizi è caratterizzato da bassi salari, da due decenni in costante regresso rispetto a quelli del settore industriale (Bispinck, 2013).

Per ridurre la disparità di genere fra il sistema formativo duale e le scuole professionali si sta valutando la possibilità di integrare entrambe in un unico quadro normativo.

Si tratta di una proposta in fase di discussione e piuttosto impegnativa, dal momento che comporterebbe una ristrutturazione di tutto il sistema di formazione professionale tedesco nel suo complesso. Si tradurrebbe infatti in un ampliamento e una ridefinizione dei profili professionali, delle modalità di formazione e dei criteri di certificazione. Misure concrete che vadano in questa direzione devono ancora essere prese (Zöller, 2013).


Tratto da: S. Haasler, The German system of vocational education and training: challenges of gender, academisation and the integration of low-achieving youth, in «European Review of Labour and Research», 2020;26 (1):57-71.

Traduzione di Francesca Nicola.

Bibliografia

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Simone Haasler

insegna al Karlsruhe Institute of Technology (KIT) e al GEIS Leibniz Institute for the Social Sciences, in Germania.

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