La comunità scientifica si dà certo un gran da fare per declassare gli appuntamenti con la fine del mondo a fantasticherie create per lucrare sulle ingenuità di poveri e ignoranti creduloni. Nonostante i suoi moniti e i suoi appelli al razionalismo, l’industria millenaristica non sembra però ridimensionarsi.
La comunità scientifica si dà certo un gran da fare per declassare gli appuntamenti con la fine del mondo a fantasticherie create per lucrare sulle ingenuità di poveri e ignoranti creduloni. Nonostante i suoi moniti e i suoi appelli al razionalismo, l’industria millenaristica non sembra però ridimensionarsi.
Nessuno tsunami planetario. La Terra non ha smesso di ruotare. Non è arrivato il pianeta Nibiru, i poli magnetici non si sono invertiti e non si sono nemmeno visti gli extraterrestri. Insomma, la profezia Maya si è rivelata sbagliata: la fine del mondo può attendere. Per lo meno altri 23-24 anni. Secondo la religione raeliana, basata sull’esistenza degli extraterrestri, nel 2035 una razza aliena chiamata Elhoim, che in ebraico significa “divinità”, dovrebbe visitare la Terra e salvare 144 mila prescelti (numero presente in modo simbolico anche nell’Apocalisse cristiana di San Giovanni). In caso anche questa data non accontenti gli spiriti più apocalittici, ci si può spingere oltre: una profezia di Nostradamus chiama in causa una terribile pestilenza, sommata a una grave carestia, che dovrebbe cadere nel 2038.
Non si tratta certo di un fenomeno nuovo: il termine millenarismo è stato coniato per designare la credenza, diffusasi fra le prime comunità cristiane, nell’imminente avvento del Regno di Cristo in terra, riservato ai giusti e destinato a durare mille anni. Progressivamente la sua area semantica si è dilatata fino a comprendere ogni movimento sociale animato dalla fede in un’età futura, nella quale regnerà sovrana la giustizia e tutti i mali inerenti alla condizione umana saranno eliminati.
È il caso dei movimenti di protesta e di rivolta esplosi a partire dal Medioevo in tutta Europa, ma anche delle ribellioni anticoloniali nel Terzo mondo, spesso caratterizzate da toni apocalittico-profetici. Per non parlare dei totalitarismi del Novecento, che diversi storici hanno recentemente riletto come movimenti politici basati sull’elaborazione di riti e simboli millenaristi.
Le versioni contemporanee di queste teorie escatologiche presentano tuttavia alcune caratteristiche inedite. Michael Barkun, professore di Scienze Politiche della Syracuse University, negli Stati Uniti, ha dedicato la sua carriera accademica a cercare di approfondire la natura e la ragione della diffusione di questi “miti moderni”. In A Culture of Conspiracy: Apocalyptic Visions in Contemporary America, un testo sul cospirazionismo diffuso in Nord America, lo studioso li ha definiti “improvisational millenarism”, letteralmente “millenarismi di improvvisazione”, ma sarebbe forse meglio tradurre come “millenarismi fai da te”.
Mentre quelli classici, sia religiosi che secolari, si proponevano come un’alternativa all’ortodossia e si basavano su un corpus canonico di testi o insegnamenti, che fossero la Bibbia o gli scritti di Marx, i millenarismi di oggi sembrano piuttosto veri e propri bricolage, assemblaggi talvolta contraddittori di tradizioni diverse: religioni orientali e occidentali, esoterismo, New Age e politiche radicali, catastrofismo e messianismo. Il loro carattere ibrido è proprio della contemporaneità e, insiste Barkun, è favorito da due fattori: un ventaglio molto ampio di materiale da assemblare e la debolezza delle istituzioni nel dare senso ai dilemmi della modernità.