Fotografia e musica rap per l’orientamento

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Un affondo nelle rappresentazioni di ragazzi e giovani rispetto a sé, ai modelli adulti e al futuro. Dal numero 26 de «La ricerca», “Il senso dell’orientamento”.
Foto: Laclan Ross – Pexels

L’orientamento formativo sta riscuotendo nuovamente grande interesse, soprattutto grazie alle modifiche introdotte dalle Linee Guida per l’orientamento (DM n. 328 del 22 dicembre 2022), che introducono sistematicamente nelle scuole secondarie di primo e secondo grado moduli dedicati all’orientamento di 30 ore l’anno, con un consistente numero di ore complessive. Si tratta di una misura importante per supportare i ragazzi nel processo di acquisizione di consapevolezza personale e professionale, processo reso sempre più complesso dalle importanti trasformazioni avvenute nella società, nel mondo formativo e del lavoro. L’ampia articolazione delle opportunità post-diploma, la fluidità del mondo del lavoro, l’incertezza del futuro di fronte alla crisi della stessa idea di progresso1, la crisi economica, la complessa situazione internazionale, connessi con l’immaturità progettuale dei giovani2, rendono d’altra parte sempre più necessario un supporto di tipo orientativo.

Occorre però che questo si configuri come empowerment delle potenzialità della persona in connessione con la sua comunità, come supporto allo sviluppo di consapevolezza di sé, come opportunità di costruire o ricostruire la fiducia verso un futuro possibile. Si dovrebbe trattare inoltre di un’occasione per sviluppare la capacità di comprendere, ragionare, anche in modo critico e autonomo, sulle informazioni ricevute o ricercate e per esplicitare il mondo che si desidererebbe e si vorrebbe contribuire a costruire. Gli interventi orientativi all’interno della scuola acquisiscono (almeno in parte) dunque una connotazione pienamente educativa, come processo che accompagna l’individuo, anche all’interno delle stesse discipline scolastiche (attraverso la didattica orientativa).

Per favorire questo processo di esplorazione e analisi di sé, delle proprie aspettative, sogni, desideri, rappresentazioni del futuro e del lavoro, i percorsi di orientamento formativo, privilegiano, da sempre, l’uso di strumenti e metodologie evocative (ad esempio la narrazione3), che consentono alle e agli studenti di riflettere, condividere e comunicare con il gruppo, non permanendo prudentemente in superficie.

In quest’ottica abbiamo pianificato e realizzato due interventi di orientamento formativo per studenti delle secondarie, che partono da linguaggi oggi molto utilizzati dalle fasce più giovani: la musica (rap) e la fotografia4. Li descriveremo di seguito con alcuni esiti qualitativi.

La musica rap per l’orientamento

La musica consente l’espressione emotiva e favorisce il coinvolgimento attivo e profondo delle persone. Nello specifico, «la musica è fondamentale nella vita di molti adolescenti, giocando un ruolo nello sviluppo socio-emozionale, interpersonale, e intellettuale-artistico, e anche come canale per l’espressione di sé e la manifestazione delle proprie emozioni»5. I diversi generi musicali risultano più o meno adeguati a seconda anche dell’età delle persone coinvolte.

La musica rap è considerata oggi una delle principali modalità di espressione delle e dei giovani e strumento privilegiato di contatto con loro. Per questo si stanno ampiamente diffondendo progetti educativi che coinvolgono ragazze e ragazzi nell’ascolto, nella riflessione e nella produzione di musica rap6. Dato che una delle principali mission dell’orientamento formativo è lo sviluppo della consapevolezza di sé, la musica rap può costituire un canale privilegiato anche per attivare una riflessione che assume un carattere orientativo7.

Da studi precedenti emerge che i percorsi di tipo terapeutico e educativo, fondati sulla fruizione e produzione di musica rap, possono promuovere nei ragazzi alcune dimensioni che sono alla base dell’empowerment-based youth development: stima di sé; resilienza; senso di appartenenza e connessione con la propria comunità; percezione della necessità di portare cambiamento8. I brani rap realizzati all’interno di questi percorsi consentono infatti di esprimere e narrare sé stessi, nella propria unicità (con effetti positivi, come è noto, sulla stima di sé).

Ricorrono inoltre nei brani rap (sia in quelli commerciali che in quelli prodotti in percorsi educativi) frasi connesse alla resilienza dell’individuo, alla capacità/possibilità di affrontare gli ostacoli, una valorizzazione dei legami con il proprio contesto di vita e la propria comunità (anche se spesso minoritaria), ma anche la denuncia della situazione attuale e il desiderio di cambiamento, verso un mondo migliore. Si è ritenuto dunque utile sperimentare percorsi di rap educativo specificatamente dedicati allo sviluppo orientativo.

La metodologia utilizzata all’interno del progetto dell’Università di Torino è quello messo a punto dall’Associazione di promozione sociale Large Motive9 (Laboratorio Rap), elaborata dal rapper torinese Marco Zuliani. Il percorso educativo parte dalla musica per arrivare alla narrazione individuale e collettiva e tornare poi alla musica, con la produzione di un brano musicale sui temi della scelta, del futuro, delle aspettative degli adulti. Nello specifico, i percorsi orientativi (sperimentati a oggi con 18 classi terze di scuola secondaria di secondo grado) si aprono con la richiesta alle ragazze e ai ragazzi di raccontarsi, a partire da un brano scelto, con un focus sull’associazione tra musica ed emozioni e tra la dimensione emotiva e i pensieri (tra mente e cuore). I ragazzi vengono poi condotti a riflettere sulle domande chiave del percorso: “Come mi vedo? Come mi vedono gli altri? Che cosa gli altri si aspettano da me? Come vedo il futuro? Come mi rappresento io nel futuro?”. Segue la scrittura creativa individuale, secondo le regole della scrittura rap, ovvero utilizzando rime e metafore. Il brano collettivo viene costruito poi a partire dagli scritti individuali. Segue la realizzazione del brano e poi la registrazione dello stesso a più voci. Il percorso termina con un bilancio personale e la stesura di un progetto orientativo. La profondità delle riflessioni che vengono stimolate durante il percorso, emerge anche dalla semplice lettura dei brani finali. Riportiamo alcuni esiti.

Rispetto alle dimensioni orientative, nei brani ricorre innanzitutto l’idea che i ragazzi e le ragazze hanno dei loro punti di riferimento adulti: rifiuto di alcuni modelli («Non sarò come papà sento il peso sulla schiena») o al contrario apprezzamento incondizionato («Seguirò le orme di mio papà, perché apprezzo tutto quello che fa»), delusione letta negli occhi degli altri («Ho fatto del mio meglio e tu l’hai distrutto, se non sono all’altezza la tua è incoerenza, negli occhi tuoi quanta indifferenza»), ricerca di apprezzamento («Io darei la vita solo per farti fiera»), smarrimento o carenza di riferimenti adulti («Più interrogativi che riferimenti»)10.

Esplicitare i modelli adulti, positivi o negativi che siano, è una parte importante dell’orientamento, perché consente di analizzare in modo consapevole le aspettative e le rappresentazioni degli altri che incidono sulla progettualità individuale, specie se poco consapevoli. Sempre dal medesimo brano emergono alcune riflessioni su argomenti di tipo valoriale su cui il progetto ha focalizzato l’attenzione, quale l’importanza del denaro in una società che sembra non vedere altro: «Flash vedo una proiezione, cash sono o no la soluzione?» (Correnti).

I brani fanno emergere inoltre in modo forte la percezione di incertezza verso il futuro. Riportiamo qualche esempio (brano Pagine bianche11):

Ho mille modi per riempire queste pagine bianche,
le responsabilità mi travolgono come valanghe
Scommetto a scatola chiusa,
ho ancora troppe domande,
vorrei fermarmi a pensare,
vorrei sentirmi più grande

Sempre paura e incertezza verso il futuro evidenziano alcune strofe dal brano Migliore12:

Se penso al futuro poi mi manca il fiato
perciò non stupirti se sono agitato.
Lancette che scorrono e penso al domani
non riesco a pensarci perché non ho piani.

I brani toccano però anche, in accordo con gli studi di Travis, alcune dimensioni dell’empowerment-based positive youth development, quali la “resilienza” e la “fiducia in sé”. Nel brano Per tutto quello che ho13 per esempio, i ragazzi cantano:

Incontrare nuovi ostacoli,
col timore di non superarli
trasformarli in opportunità,
imparando dagli sbagli

In sintesi, si rintraccia nei brani scritti e cantati una voglia di riscatto e un forte desiderio di poter sognare («voglio avere la rivincita e seguire le mie passioni»14), ma anche una grande paura di un futuro sempre più incerto, elementi che emergono anche dal percorso fotografico.

La fotografia per l’orientamento 

Se i percorsi “Rap per l’orientamento” utilizzano la musica come canale, quelli “Photovoice” usano invece la fotografia. L’immagine è oggi più che mai una delle principali modalità di espressione giovanile, benché molto legato all’esposizione social di sé, dei propri sentimenti ed esperienze. Il suo utilizzo a scopi educativi può avere dunque vantaggi, ma anche rischi rispetto a che cosa si intende mostrare di sé, alla possibile discrepanza tra quanto si sente e quanto si vuole mostrare, quanto la narrazione di sé corrisponde poi alla reale percezione. L’immagine catturata con la fotografia può dunque anche essere fuorviante, se non c’è alla base un’educazione e una preparazione dello scatto, perché non sia scontato, di “facciata”, ma sia profondo, simbolico, significativo.

La metodologia utilizzata è quella del Photovoice. Benché questa appartenga in origine alle pratiche di ricerca sociale15, l’adattamento della stessa a scopi formativi ha fatto rilevare esiti promettenti16. Dalla metodologia vengono assunti alcuni punti di riferimento fondamentali: ogni scatto va preparato e nasce da una discussione preliminare, da uno stimolo (anche provocatorio) visivo o non, da un lavoro di gruppo, in coppia o da una riflessione individuale; gli scatti effettuati diventano opportunità di riflessione collettiva e richiedono l’illustrazione e la narrazione individuale. Nei percorsi orientativi lo scatto può essere sostituito dalla scelta di fotografie sul web che rappresentano bene lo stato d’animo o il pensiero del ragazzo o della ragazza. Il progetto segue un percorso che procede dall’analisi di sé (“Chi sono io?”) e delle rappresentazioni altrui (“Come mi vedono gli altri?”), alle rappresentazioni del futuro e del proprio futuro in particolare (professione). Sono privilegiate le rappresentazioni simboliche capaci di attivare una riflessione più in profondità.

Nello specifico, nel primo incontro viene preparato lo scatto relativo alla rappresentazione di sé. Le fotografie scattate sono poi oggetto di riflessione collettiva nell’incontro successivo. Alcuni faticano però a realizzare degli scatti simbolici, perché richiedono capacità di riflessione non sempre molto stimolate. Si cerca tuttavia di fuggire la tentazione di realizzare un semplice selfie.

Nel secondo incontro si analizzano le immagini relative al sé. In questo caso la prima riflessione avviene in coppia: ogni studente racconta i motivi per cui ha scattato quella foto e in che modo quello scatto simbolico la o lo rappresenta. Ogni membro della coppia presenta poi lo scatto del partner al grande gruppo, con l’obiettivo di permettere alla persona di “risentirsi dall’esterno” e quindi di riflettere ulteriormente su di sé. Dopo la discussione collettiva sulla prima immagine, si procede alla preparazione dello scatto successivo con un’attività che porta a esplicitare: “Come mi vedono gli altri?” (aspettative e rappresentazioni di genitori, insegnanti, compagni, amici…). Si riflette quindi sull’influenza dell’opinione degli altri sulle nostre scelte.

Le rilevazioni di processo evidenziano che alcuni ragazzi faticano molto ad esplicitare le aspettative che gli altri hanno su di loro. In alcuni casi è stato necessario attivare una preliminare consultazione di amici e genitori. Riportiamo alcuni esempi particolarmente significativi, da cui emerge anche il lavoro educativo svolto in classe, esplicitato nella spiegazione dell’immagine scattata o scelta (fig. 1, fig. 2).

Gli scatti e/o le immagini scelte dalla rete fanno emergere prevalentemente una rappresentazione positiva di sé. Poche sono le fotografie che contengono elementi negativi. Ne riportiamo un esempio (fig. 5). L’immagine rappresenta una mela per metà marcia. Lo studente, nella spiegazione, afferma di essere visto come una “mela marcia”. Osservando la fotografia si può vedere però che c’è una parte buona, forse non colta da tutte le persone che circondano il ragazzo: dipende dal punto di vista!

Il terzo scatto consente di esplorare le rappresentazioni del futuro dei ragazzi. Diversi studenti rappresentano il loro futuro come “nero”, “grigio”, “un salto nel vuoto”. Altri invece scelgono immagini più rassicuranti come un viaggio verso una meta non nota, ma non preoccupante (fig. 3) o un cantiere in costruzione.

Le fotografie realizzate vanno a formare un “album del futuro” che, nel suo complesso, rappresenta la percezione di quella piccola comunità che è la classe, ma anche un determinato periodo storico. Si constata, per esempio, che nell’a.s. 2023-24 hanno cominciato a comparire immagini di guerra (fig. 4) nelle rappresentazioni del futuro che invece non erano state scelte nell’anno scolastico precedente, pur essendo già presente la guerra in Ucraina.

Se l’immagine e la spiegazione della stessa che lo studente ha voluto dare fanno percepire il senso di impotenza e di sconforto nei confronti del futuro, aumentano però anche le fotografie che rappresentano in vario modo la solidarietà e i riferimenti ad un lavoro che si può svolgere solo insieme.

 

Fig. 1.  Forza e indecisione: «Le persone mi vedono come una persona forte (la montagna) però con tante insicurezze e indecisioni (le mille vie che ci sono ai lati)». Fig. 2. Collaborazione: «Secondo me questo formicaio rappresenta un po’ il modo in cui mi hanno descritto i miei compagni ovvero disponibile, e molto lavoratore». Fig. 3. Le due facce della mela: «Nessuno direbbe che una mela marcia sia buona».
Fig. 4. Il viaggio: «Non si percepisce e vede nessuna immagine questo vuol dire che non ho niente di sicuro ma è un futuro limpido e tranquillo come il cielo». Fig. 5. Un mondo che brucia: «In futuro la società sarà assorbita dalla guerra, intestina ed estera. Non importerà il nostro titolo di studi o le nostre qualifiche, ma solamente quanto rapidamente sapremo sparare con un fucile e uccidere il “nemico” che avremo di fronte».

L’ultimo scatto risponde alla domanda: “Come vedo il mondo del lavoro e/o quale professionista vorrei essere?”. La preparazione prevede una sessione di self-assessment relativa ai valori e agli interessi professionali, un approfondimento nell’Atlante delle professioni e una riflessione sui “valori professionali” che porta la classe a discutere su quali sono le istanze irrinunciabili per ciascuno. Le rappresentazioni mettono bene in luce innanzitutto i diversi stili decisionali: emerge per esempio la contrapposizione tra adolescenti già molto decisi, che scelgono da internet le fotografie dei professionisti che vorrebbero diventare, e altri che non sono in grado di proiettarsi neppure in una gamma o categoria ampia di professionisti. Ambedue le tipologie di soggetti necessitano di un supporto orientativo: i primi hanno bisogno di rivedere la propria scelta (per evitare scelte troppo “impulsive” o “vocazionali” non sottoposte a vaglio critico), mentre gli altri di iniziare a “pre-occuparsi” del loro percorso di vita.

Il progetto “Photovoice per l’orientamento” si conclude con la stesura di un “progetto di orientamento”, focalizzato sugli aspetti da approfondire per poter costruire la propria vita professionale, e con l’individuazione del proprio “motto” personale. Quest’ultimo riassume l’insegnamento più prezioso da conservare.

Conclusione

Gli esiti qualitativi dei due interventi fanno emergere numerosi spunti di riflessione rispetto ai modelli adulti e ai punti di riferimento che offriamo alle persone giovani, alle rappresentazioni del futuro preoccupanti, ma anche alla loro capacità di scegliere valori come solidarietà, motivazione, collaborazione… per sé e per il futuro collettivo.

 

NOTE

  1. V. Pellegrino, I futuri possibili, Ombre corte, Verona 2019.
  2. S. Polenta, Cosa sognano i giovani, oggi?, in «Consultori familiari oggi», n. 26, 2018, pp. 66-79.
  3. Si vedano F. Batini, G. Del Sarto, Narrazioni di narrazioni. Pagine di orientamento narrativo, Erickson, Trento 2005; F. Batini, S. Cini, L. Lambruschi, A. Paolini, Storie e orientamento. Percorsi per l’orientamento narrativo di gruppo, Lecce, Pensa Multimedia, 2011.
  4. Gruppo di lavoro dell’Università di Torino: Paola Ricchiardi, Emanuela Torre, Chiara Ghislieri, Silvia Gattino, Teodora Lattanzi, Paola Torrioni.
  5. S.N. Armstrong, R.J. Ricard, Integrating Rap Music Into Counselling With Adolescents in a Disciplinary Alterntive Education Program, in «Journal of creativity in mental Health», n. 11, 3-4, 2016, pp. 423-435.
  6. R. Travis, Rap Music and the Empowerment of Today’s Youth: Evidence in Everyday Music Listening, Music Therapy, and Commercial Rap Music, in «Child Adolescence Social Work Journal», n. 30, 2013, pp, 139-167.
  7. P. Ricchiardi, T. Lattanzi, Educational, Vocational and Career Orientation Pathways for High School Students. Percorsi di educazione alla scelta e consulenziale per la scuola secondaria di secondo grado, in «Form@re – Open Journal Per La Formazione in Rete», 23(2), 2023, pp. 209–227, https://doi.org/10.36253/form-14643.
  8. Travis, Rap Music and the Empowerment of Today’s Youth, cit.
  9. Laboratorio RAP®RapTerapia è un marchio registrato da Marco Zuliani e Terra Mia Onlus, validato dal Dipartimento di salute dell’ASL2 di Savona (https://www.facebook.com/largemotive/). L’efficacia degli interventi con finalità educative sono oggetto di monitoraggio da parte dell’Università di Torino (Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione).
  10. Strofe tratte dal brano “Correnti” (3R – Istituto Boselli – Torino): https://www.youtube.com/playlist?list=PLh0rLRpyOULdQcK3d2WQhDgHUATjrA18P.
  11. Brano composto dalla classe 3A dell’Istituto “Giancarlo Vallauri” di Fossano (Cn).
  12. Brano composto dalla classe 3P dell’Istituto “Boselli” di Torino).
  13. Brano composto dalla classe 3B dell’Istituto “Giancarlo Vallauri” di Fossano (Cn).
  14. Brano composto dalla classe 3S dell’Istituto “Sella Aalto Lagrange” di Torino.
  15. M. Santiello, A. Surian, M. Gaboardi, Guida pratica al photovoice. Promuovere consapevolezza e partecipazione sociale, Erickson, Trento 2022
  16. P. Ricchiardi, E.M.T. Torre, T. Lattanzi, Percorsi di educazione alla scelta: valutazione dell’efficacia differenziale, in «Lifelong, Lifewide Learning», n. 20, 43, 2023, pp. 246-266.

 

 

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Paola Ricchiardi

è professoressa associata di Pedagogia Sperimentale all’Università di Torino, dove insegna anche “Ricerca educativa per il potenziamento cognitivo, il metodo di studio e l’orientamento”. È referente per l’Ateneo torinese del progetto “OrientaUnito”, che ha raggiunto negli ultimi due anni circa 16.000 studenti.

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