Emulo di Marinetti, allievo di Balla
Fortunato Depero (1892-1960) era troppo giovane per partecipare alla primissima fase del Futurismo, e cioè quella del manifesto marinettiano del 1909; ne rimase però affascinato, diventando subito emulo di Marinetti e Balla (del quale fu entusiasta allievo), tanto da continuare l’esperienza futurista – si è parlato a tale proposito di “secondo Futurismo” – anche dopo la Prima guerra mondiale: quella guerra che avrebbe dovuto essere la «sola igiene del mondo» (Marinetti) e che si rivelò invece una «inutile strage» (papa Benedetto XV). Ma questa è un’altra storia, e ci porterebbe lontano: noi dobbiamo tornare al più presto a Vimercate.
Tra creatività e pubblicità
- Corsa ippica tra le nubi (1924)
- Pubblicità Bitter Campari (1928)
- Pubblicità Bitter Campari (1926)
- Pubblicità Mandorlato Vido (1924)
- Copertina di Vanity Fair (1930)
La mostra vimercatese, realizzata in collaborazione con l’Archivio Depero di Rovereto (città dove il Nostro passò i primi e gli ultimi periodi della sua vita) e con la curatela di Maurizio Scudiero e Simona Bartolena, ricostruisce il processo creativo dell’artista, sottolineandone anzitutto la grande genialità e la spregiudicata apertura verso ogni forma di modernità e sperimentalismo: egli spaziò infatti dalla pittura alla grafica, alla scultura, al teatro e alle arti applicate.
Praticò inoltre il “mestiere” di pubblicitario, e ciò lo portò a collaborare con il mondo aziendale e industriale: la Campari e il suo celebre Bitter devono infatti a Fortunato Depero gran parte della loro fortuna (mi si perdonerà il gioco di parole…)! Ciò giustifica allora il titolo della rassegna, che vede esposte circa novanta opere; titolo che è Fortunato Depero. Futurismo e pubblicità.
Qualche segnalazione
- Documenti autografi in mostra
- Scorcio della mostra
Il visitatore potrà ammirare al MUST dipinti del calibro di Corsa ippica tra le nubi (del 1924), come pure numerosissime affiches pubblicitarie (quelle della Campari su tutte, ma anche quella bellissima del “Mandorlato Vido” prodotto a Rovigo) o copertine di riviste, come quella di un Vanity Fair del 1930, che documenta una certa apertura internazionale dell’artista. il clima di quegli anni era però autarchico e isolazionista, per scelta di quel Fascismo che i Futuristi (Depero compreso) sostennero sempre: dunque la sua attività si svolse soprattutto in Italia, come appare chiaro da quanto esposto a Vimercate.
Vi garantisco che quella in atto al MUST è una mostra che affascina e mette allegria, e che ammalia chi la visita con un tripudio di forme e colori, anche in virtù di una pregevole cura espositiva e una perfetta illuminazione; dettaglio, quest’ultimo, non da poco, soprattutto in presenza di opere grafiche protette da vetro.
Se poi la grafica pubblicitaria di questo tipo dovesse entusiasmare, da Vimercate con una mezzora d’auto (traffico permettendo), si arriva a Sesto San Giovanni, dove c’è la Galleria Campari, il museo aziendale dello storico produttore di aperitivi: qui si troverà ancora Depero, ma insieme a illustri colleghi come Dudovich, Nizzoli o Nespolo. Roba per veri amatori (anche del Bitter…)!