Fiocco azzurro fiocco rosa

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I colori fanno parte della nostra vita quotidiana e del nostro linguaggio: diventiamo bianchi per lo spavento, vediamo rosso, siamo al verde; il fiocco azzurro sulla porta di una casa annuncia la nascita di un bambino, quello rosa di una bambina. Il significato culturale dei colori, però, non è costante nel tempo, né nelle varie aree geografiche, e la nostra percezione dei colori non corrisponde esattamente ai risultati della ricerca scientifica applicata a questo campo di indagine.

 

Oggi, il colore di gran lunga preferito in occidente è il blu. Nell’antichità, invece, escludendo il mondo egizio, non era particolarmente amato: per i Romani era il colore dei Barbari, che si dipingevano il corpo di blu prima della battaglia, e ancora oggi le parole che utilizziamo per indicarlo non derivano dal latino, ma dalle lingue germaniche (blu) e da quelle arabe (azzurro). Gli occhi azzurri, che oggi ammiriamo, nell’antica Roma erano considerati una disgrazia.
Durante il medioevo, l’azzurro entra potentemente nell’arte cristiana: è il colore del cielo e del manto della Madonna. Di conseguenza, il colore sociale della donna era il blu, mentre quello dell’uomo era il rosso, colore di Marte dio della guerra, indice di forza e regalità.
Nella cultura cinese, i Cinque Elementi fondamentali, Fuoco, Terra, Legno, Acqua e Metallo, corrispondono ad altrettanti colori, agli astri, ai periodi dell’anno, alle direzioni: giallo, il colore della Terra e dell’Imperatore corrisponde al centro; nero, l’Acqua, al nord; rosso, il Fuoco, al sud; bianco, il Metallo, all’Occidente; verde-blu, il Legno all’Oriente. La stessa relazione con i punti cardinali è presente nell’Islam turco e la ritroviamo nei nomi dei mari: Mar Nero a nord, Mar Rosso a sud, Mar Bianco a est (il Mar Mediterraneo), Mar verde-blu a ovest (il Mar Caspio o il Lago d’Aral).

 

Il colore tipico dell’Islam è il verde, ma non sempre la teoria corrisponde alla pratica. Il verde non era un colore difficile da ottenere, ma era molto complicato renderlo stabile, sia nei tessuti che nei dipinti; di conseguenza è quasi sempre assente dai famosi tappeti persiani. Per questa sua caratteristica di instabilità, nella cultura occidentale è stato associato al destino, al gioco, alla fortuna: sono verdi i tavoli su cui si gioca a carte, ma anche quelli dei consigli di amministrazione delle grandi aziende, dove si discutono le strategie dell’impresa.
Il giallo, in occidente, ha sempre avuto una connotazione negativa, indica il tradimento, la falsità, l’inganno: nei dipinti l’abito di Giuda, traditore di Cristo, è spesso giallo. Tutti gli aspetti positivi che oggi correliamo al giallo, il sole, il calore, la divinità, la regalità, erano delegati all’oro.
Il rosso, tanto amato dai bambini, è il colore per antonomasia. In spagnolo la parola colorado significa sia rosso che colorato, e in russo la parola che indica questo colore vuol dire anche “bello”: la Piazza Rossa di Mosca è quindi, anche, la “piazza bella”.

 

Il bianco, invece, ha sempre avuto lo stesso significato, anche in culture molto diverse fra loro, e generalmente è associato alla purezza, all’innocenza, alla pulizia. Per indicare il bianco, in latino c’erano due parole: albus, bianco opaco, e candidus, bianco brillante, parola di cui resta traccia nella nostra abitudine di chiamare i candidati alle elezioni con il termine latino che indicava la loro veste candida.
E infine il nero, che può avere un significato negativo (le tenebre, la paura, la morte), ma anche positivo (la sobrietà, l’eleganza). Anche in questo caso emerge come la nostra percezione dei colori sia molto relativa. Nelle zone dell’Africa in cui si sente maggiormente la mancanza dell’acqua, il nero, associato alle nuvole cariche di pioggia, è visto come una benedizione.
Per approfondire: Michel Pastoureau, Il piccolo libro dei colori, Firenze, Ponte alle Grazie, 2009

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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