Bisognerebbe sviluppare un percorso disciplinare che abbia da un lato una metafilosofia e dall’altro una filosofia della letteratura, che comprenda in ampia prospettiva un’estetica e più da vicino un’ontologia dell’opera letteraria. Solo dopo un serrato confronto tra filosofia e letteratura si avrebbe il responso: alterità irriducibile, prossimità, sovrapposizione parziale, coincidenza. O almeno così sembra a prima vista.
Chi è però titolato a compiere un tale percorso? La filosofia, o la letteratura? Secondo la descrizione appena data, si direbbe che è la filosofia, o almeno alcuni suoi ambiti: metafilosofia, estetica, ontologia. Ma perché non affidare invece proprio alla letteratura questo compito tanto delicato? Forse perché per suo metodo (metodo?) e interessi non è adatta? O magari perché le mancano gli strumenti concettuali? O forse ancora si può dire che, ammesso che la filosofia e la letteratura siano la stessa cosa, il compito è loro affidato in modo tale che è dato a nessuna delle due separatamente dall’altra. Purtroppo, già in fase preliminare, quando si imposta il problema, ci si orienta implicitamente verso una soluzione. I presupposti iniziali dai quali si parte dettano – o almeno rischiano di dettare – la strada che porta a una particolare soluzione, piuttosto che a un’altra. Come affrontare la cosa evitando il circolo, o mettendosi al riparo dal rischio? Qui non basta essere consapevoli del problema per eliminarlo, o neutralizzarlo.
Lascio però per ora aperto il quesito su come procedere, perché bisogna preliminarmente fare i conti con un diffuso pregiudizio, secondo cui non vi è continuità tra filosofia e letteratura. Se fosse vero, non si potrebbe proseguire oltre nella ricerca.