L’evento si svolgerà con una serie di misure di sicurezza, necessarie per fronteggiare la pandemia di Covid-19. Per le proiezioni in sala sono previste prenotazioni obbligatorie, capienza ridotta dei posti a sedere e utilizzo della mascherina, che dovrà essere indossata anche in tutti i luoghi al chiuso. In Piazza Grande e durante tutti gli eventi in cui le distanze non possono essere sempre rispettate, l’accesso sarà consentito solo ai possessori di certificato Covid svizzero o Greenpass europeo. Durante la manifestazione sarà attivo un sistema di contact tracing per isolare eventuali casi di Covid-19 e impedire la diffusione dl contagio. Una serie di norme che stanno ormai diventando abituali, ma che è sempre bene ricordare per chi decidesse di seguire il Festival dal vivo.
La giuria del Festival sarà presieduta dalla regista statunitense Heliza Hittman, coadiuvata dall’attrice italiana Isabella Ferrari, dal filmmaker statunitense Kevin Jerome Everson, dall’attrice portoghese Leonor Silveira e dal regista della Costa d’Avorio Philippe Lacôte.
La sezione del Concorso internazionale presenta una ricca rassegna di opere, quasi tutte in prima mondiale. Come da tradizione del Festival di Locarno, sono stati scelti sia lungometraggi di autori già affermati, sia di registi alle prime armi, che si sono messi in luce con film di particolare valore artistico. Proprio quest’apertura verso le novità del panorama del cinema contemporaneo è una delle cifre distintive del Festival, da sempre orientato alla scoperta di talenti, linguaggi innovativi e sguardi insoliti sulla realtà del nostro tempo. Tra i film in concorso, abbiamo scelto di presentare quelli che sulla carta si annunciano tra i più interessanti. Titoli da segnare e recuperare in sala quando, speriamo, usciranno anche in Italia.
Con Al Naher, il regista Ghassan Salhab ci porta all’interno di atmosfere stranianti e sospese di un cinema introspettivo, caratterizzato da sequenze rarefatte, grandi spazi, silenzi e intensi sguardi. Un uomo e una donna si trovano in un ristorante sulle montagne del Libano, quando sfrecciano in cielo alcuni caccia, che sembrano annunciare un nuovo capitolo della lunga guerra del Medioriente. È l’inizio di un percorso di disorientamento esistenziale, che rischia di allontanare i protagonisti per sempre o forse solo per un istante che si dilata nel tempo.
La regista francese Aurélia Georges, con La place d’une autre, ci porta ai tempi della Prima guerra mondiale. La giovane Nelie, insoddisfatta della sua vita, decide di partire per il fronte come infermiera volontaria. Il caos della guerra le offrirà l’occasione di cambiare il corso della sua esistenza, assumendo una diversa identità. Le conseguenze saranno sorprendenti e imprevedibili.
Il regista russo Alexander Zeldovich firma una tragedia contemporanea, dai toni cupi e torbidi. Medea è una storia di crimini, tradimenti e vendetta, che conduce in un abisso senza speranza.
Il visionario e trasgressivo regista statunitense Abel Ferrara, con Zeros and Ones, porta sullo schermo un’opera oscura e apocalittica, ambientata in una Roma postmoderna, misteriosa, caotica e minacciosa.
Infine, da segnalare la retrospettiva dedicata al regista Alberto Lattuada, tra cui spiccano alcuni capolavori assolutamente da rivedere: Giacomo l’idealista (1943), Il mulino del Po (1949), Il cappotto (1952), La lupa (1953), Dolci inganni (1960), Il mafioso (1962), L’amica (1969) e Cuore di cane (1976).