La Giuria internazionale del Concorso sarà presieduta dall’attrice francese Isabelle Huppert, affiancata dal regista americano James Gray, dal regista britannico Andrew Haigh, dalla sceneggiatrice polacca Agnieszka Holland, dal regista brasiliano Kleber Mendonça Filho, dallo sceneggiatore mauritano Abderrahmane Sissako, dal regista italiano Giuseppe Tornatore, dalla regista e tedesca Julia von Heinz e dall’attrice cinese Zhang Ziyi.
Quest’anno la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha deciso di attribuire il Leone d’Oro alla Carriera al regista e sceneggiatore australiano Peter Weir (Picnic at Hanging Rock, Gli anni spezzati, L’attimo fuggente, Witness, The Truman Show, Master & Commander) e all’attrice statunitense Sigourney Weaver (Io e Annie, Alien, Un anno vissuto pericolosamente, Gorilla nella nebbia, Avatar, Il maestro giardiniere).
Saranno 21 i lungometraggi in concorso per il Leone d’Oro, e tra questi abbiamo scelto di segnalare i più interessanti.
Il regista spagnolo Pedro Almodóvar presenta al Lido il suo ultimo film: The room next door. Interpretato da Tilda Swinton, Julianne Moore e John Turturro, racconta la storia di due amiche che all’inizio della loro carriera hanno condiviso un’esperienza lavorativa in una redazione di una rivista. In seguito una è diventata una scrittrice di successo e l’altra una reporter di guerra. I loro rapporti si sono rarefatti fino a perdersi, ma sarà un evento improvviso a riavvicinare inaspettatamente i loro destini.
Pablo Larraín, regista argentino che ha raggiunto la fama internazionale grazie a Post Mortem, Il Club, Neruda, Jackie e El Conde, porta a Venezia Maria: la biografia di Maria Callas, la più celebre cantante lirica di tutti i tempi. Il film, interpretato da Angelina Jolie e Pierfrancesco Favino, concentra l’attenzione sull’ultimo periodo della vita dell’artista, trascorso nella Parigi degli anni Settanta. Una vita piena di successi ma anche di pagine tragiche e oscure, raccontata attraverso i ricordi e le testimonianze degli amici.
Con Ainda estou aqui, il regista basiliano Walter Salles torna su una pagina nera della storia del suo Paese. Ambientato all’inizio degli anni Settanta, quando il Brasile viveva sotto l’opprimente regime della dittatura militare, il film mette in scena la vicenda di una famiglia che viene distrutta dalla violenza della repressione politica. L’opera è ispirata al romanzo Ainda estou aqui di Marcelo Rubens Paiva, che racconta la storia dei desaparecidos attraverso le vicissitudini di una donna, madre di cinque figli, che ha vissuto la tragedia di un’esistenza distrutta da un doloroso lutto personale e da una ferita insanabile per tutto il Paese.
Il regista cinese Bing Wang, da sempre affezionato al registro espressivo del documentario per raccontare la realtà, presenta a Venezia la sua ultima opera: Qing chun: gui. Il lungometraggio mette in scena la vita dei lavoratori delle aziende tessili di Zhili. Si avvicina Capodanno e gli operai attendono i soldi dello stipendio per poter tornare a casa per le festività. Uno spaccato su una realtà sociale della Cina contemporanea, che coinvolge una generazione di giovani che lavorano duramente con stipendi molto bassi. Una vita annientata da ritmi stressanti e senza tempo libero, che ha come unico miraggio il denaro.
Siew Hua Yeo, giovane regista di Singapore, presenta al Festival di Venezia Stranger eyes, un film che riflette sulle distorsioni della società contemporanea, sempre più esposta all’invadenza della tecnologia. Dopo la scomparsa della loro bambina, una giovane coppia comincia a ricevere inquietanti video che riprendono momenti intimi della loro vita quotidiana. La polizia cerca di scoprire l’autore dei filmati, ma le indagini rischiano di minare la tranquillità della famiglia, che vacilla di fronte al disvelamento dei segreti della loro relazione. In una società sempre più controllata da telecamere di videosorveglianza e da riprese realizzate da chiunque con un semplice smartphone, la privacy è in costante pericolo. Le vite private sono in balia di un pericoloso voyeurismo, che può facilmente scivolare nella morbosità e nell’illegalità. Una riflessione contemporanea sulla deriva di una società dominata dai social media e dall’ossessione di apparire, che si può trasformare in un pericoloso gioco al massacro.
Chiudiamo con un film italiano. Gianni Amelio punta l’obiettivo su uno dei periodi più tragici del nostro Paese. Ambientato durante la Prima guerra mondiale, Campo di battaglia racconta la storia di due medici che lavorano in un ospedale militare in cui ogni giorno arrivano soldati feriti. Tra le molte vittime del fronte ci sono anche militari, che stanchi di una guerra assurda, si procurano da soli delle ferite per non tornare al fronte. Stefano è impegnato soprattutto a cercare di scoprire gli eventuali autolesionisti, mentre Giulio si dimostra molto più tollerante e comprensivo. Quando le condizioni di molti feriti si aggravano misteriosamente, nasce il sospetto che stia accadendo qualcosa di strano e inatteso.