Ethan e Joel Cohen hanno contribuito a rivoluzionare profondamente il panorama cinematografico americano contemporaneo, con una serie di film che ormai fanno parte della storia, a partire da Sangue facile (1984) fino a La ballata di Buster Scruggs (2018), passando per una serie di capolavori come: Arizona Junior (1987), Barton Fink (1991), Fargo (1996), Il grande Lebowski (1998), L’uomo che non c’era (2001), Non è un paese per vecchi (2007), A serious Man (2009). L’ultima opera racconta una scombinata storia di amicizia, amore, crimine e trasgressione. La narrazione procede tra sorprendenti colpi di scena e situazioni surreali, che fanno continuamente deragliare la vicenda in modo inatteso.
Dopo un litigio con la fidanzata, Jamie coinvolge la timida e impacciata Marian in un viaggio all’insegna della libertà e dell’avventura. A causa di un banale imprevisto, le due ragazze si troveranno alle prese con una gang di criminali decisi a recuperare un insolito bottino. L’incontro rivoluzionerà i loro spensierati programmi, facendo virare la storia verso territori pericolosi. L’opera si inserisce nel filone della deriva dei generi, che nel corso degli anni Ottanta ha riscritto le regole del cinema e trova in Qualcosa di travolgente (1986) di Jonathan Demme un film simbolo di questa nuova tendenza narrativa ed estetica.
Alla tradizione classica del periodo d’oro della Major, basata su canoni standardizzati e su rigidi modelli narrativi suddivisi in generi – commedia, giallo, noir, thriller, dramma, melodramma, western, musical, guerra e via dicendo – si sostituisce una nuova scrittura più libera e creativa. Un universo espressivo basato sulla permeabilità e contaminazione dei generi, sulla fluidità e malleabilità dei modelli, che si adatta perfettamente alla sensibilità artistica dei fratelli Coen.
Da grandi cultori del cinema classico, Ethan e Joel ne reinterpretano gli stilemi all’interno di una scrittura postmoderna, che frammenta e ricompone, tra citazioni, rimandi, allusioni, contrapposizioni e contraddizioni surreali, capaci di generare un nuovo senso. Drive-away Dolls fonde commedia, azione e thriller su un canovaccio on the road da B-Movie anni Settanta, in perfetto stile Grindhouse. All’interno di questa cangiante struttura narrativa trova spazio l’utilizzo postmoderno citazioni metalinguistiche, da Voglio la testa di Garcia (1974) di Sam Peckinpah a Thelma e Louise (1991) di Ridley Scott, oltre a rimandi autoreferenziali alle loro precedenti opere, in un gioco di continue allusioni, che ampliano lo spettro narrativo aprendo il campo a incursioni e scorribande in un immaginario affabulante.
Sequenze oniriche che richiamano trip acidi dai colori fluorescenti, un montaggio aggressivo e incalzante con cesure nette e violente, contribuiscono a conferire una struttura narrativa discontinua, con vicende parallele che percorrono strade diverse per ritrovarsi in un finale che chiude in modo circolare, citando la sequenza iniziale in un gioco di riverberi tutto interno al film e al cinema.
Drive-away Dolls
Un film di Ethan Coen
Con: Margaret Qualley, Geraldine Viswanathan, Beanie Feldstein, Colmar Domingo, Pedro Pascal, Bill Camp, Matt Damon, Joey Slotnick, Miley Cyrus
Produzione: UK, USA, 2024
Durata: 84 minuti