Dipingere il corpo

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Una forma di arte antica, riproposta ai giorni nostri con nuovi strumenti e nuovi significati. Stiamo parlando della pittura del corpo, Body Painting, una particolare forma di Body Art a cui è stata recentemente dedicata una competizione europea, il Body Art Winter Festival di Verona.

Utilizzati soprattutto nell’ambito della pubblicità e della moda, Face e Body Painting rappresentano probabilmente la prima forma d’arte praticata dall’uomo. Durante gli scavi nella caverna di Twin Rivers, nello Zambia, l’archeologo Lawrence Barham, dell’Università di Liverpool, ritrovò pigmenti di vari colori derivati da minerali locali, risalenti a circa 300.000 anni fa, principalmente utilizzati, secondo lo studioso, per la decorazione rituale del corpo, come affermazione dell’identità personale e dell’appartenenza a un gruppo.

La pittura corporale rappresentava un vero e proprio linguaggio, un sistema di comunicazione non verbale che, proprio per il suo carattere di provvisorietà, si prestava a segnalare uno stato temporaneo, a differenza del tatuaggio e di interventi più radicali sul corpo, più adatti a simboleggiare l’effettivo raggiungimento di uno stato.

Come le altre forme d’arte, anche la pittura del corpo nasce con uno scopo che va al di là della semplice decorazione. Il corpo poteva essere dipinto a scopo magico e rituale, come facevano – e presso alcuni popoli fanno ancora – gli sciamani, per entrare in contatto con le forze dell’universo. O a scopo cerimoniale, per sottolineare i “riti di passaggio” degli individui, come il momento dell’ingresso nell’età adulta; nelle danze propiziatorie, come quella della pioggia, nei rituali della caccia. Ma anche prima del combattimento, per spaventare il nemico, per attrarre l’altro sesso e per esternare uno stato d’animo. Anche i colori, ricavati da sostanze minerali e vegetali, avevano un significato simbolico.

La pittura del corpo, inoltre, poteva assolvere anche ad alcuni compiti pratici: proteggere l’individuo dalle intemperanze del clima e dalle punture degli insetti, o nascondere l’odore del corpo ed evitare di essere fiutati dagli animali.

Ancora oggi molte popolazioni tribali, in Africa come in Amazzonia, praticano la pittura del corpo con questi significati. Gli aborigeni australiani sono sicuramente fra le più antiche popolazioni che dipingono il proprio corpo, a rievocare il Dreamtime, il Tempo del sogno, ma pensiamo anche alle pitture corporali dei Nativi americani, gli Indiani, e al fatto che i coloni europei li definirono Pellerossa proprio per l’abitudine di alcune di queste tribù di dipingersi il volto con l’ocra rossa.

Molto tempo è passato da quando, nel 1933, Max Factor scandalizzò l’opinione pubblica presentando, all’Esposizione universale di Chicago, la modella Sally Rand vestita solo di pittura, o da quando, nel 1960, gli hippies utilizzarono il Body Painting per esaltare il corpo e lanciare il loro messaggio di protesta non violenta. Oggi, in Occidente, colleghiamo il Face e il Body Painting soprattutto a momenti particolari come le feste di Carnevale, gli eventi sportivi – per cui i tifosi si dipingono il viso con i colori della propria squadra –, la musica, la moda e lo spettacolo, la pittura mimetica dei militari in azione.

  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Silvia Vitali e Tiziana La Monica. Modella: Claudia La Monica. “Body Painting – Pennello e spugna”, terzo posto. Foto Nico Ghislandi Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Silvia Vitali e Tiziana La Monica. Modella: Claudia La Monica. “Body Painting – Pennello e spugna”, terzo posto. Foto Nico Ghislandi
  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Silvia Vitali e Tiziana La Monica. Modella: Claudia La Monica. “Body Painting – Pennello e spugna”, terzo posto. Foto Nico Ghislandi Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Silvia Vitali e Tiziana La Monica. Modella: Claudia La Monica. “Body Painting – Pennello e spugna”, terzo posto. Foto Nico Ghislandi
  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Silvia Vitali e Tiziana La Monica. Modella: Claudia La Monica. “Body Painting – Pennello e spugna”, terzo posto. Foto Nico Ghislandi Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Silvia Vitali e Tiziana La Monica. Modella: Claudia La Monica. “Body Painting – Pennello e spugna”, terzo posto. Foto Nico Ghislandi
  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artisti: Johannes Stötter e Valerie Moroder. Modella: Giada Capello. “Body Painting – Pennello e spugna”, secondo posto. Foto Andrea Peria Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artisti: Johannes Stötter e Valerie Moroder. Modella: Giada Capello. “Body Painting – Pennello e spugna”, secondo posto. Foto Andrea Peria
  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artisti: Johannes Stötter e Valerie Moroder. Modella: Giada Capello. “Body Painting – Pennello e spugna”, secondo posto. Foto Andrea Peria Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artisti: Johannes Stötter e Valerie Moroder. Modella: Giada Capello. “Body Painting – Pennello e spugna”, secondo posto. Foto Andrea Peria
  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artisti: Johannes Stötter e Valerie Moroder. Modella: Giada Capello. “Body Painting – Pennello e spugna”, secondo posto. Foto Andrea Peria Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artisti: Johannes Stötter e Valerie Moroder. Modella: Giada Capello. “Body Painting – Pennello e spugna”, secondo posto. Foto Andrea Peria
  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Giusy Campolungo e Lucia Postacchini. Modella: Vitaliya Abramova. “Body Painting – Pennello e spugna”, primo posto. Foto Marco Tosi. Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Giusy Campolungo e Lucia Postacchini. Modella: Vitaliya Abramova. “Body Painting – Pennello e spugna”, primo posto. Foto Marco Tosi.
  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Giusy Campolungo e Lucia Postacchini. Modella: Vitaliya Abramova. “Body Painting – Pennello e spugna”, primo posto. Foto Marco Tosi. Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Giusy Campolungo e Lucia Postacchini. Modella: Vitaliya Abramova. “Body Painting – Pennello e spugna”, primo posto. Foto Andrea Peria
  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Giusy Campolungo e Lucia Postacchini. Modella: Vitaliya Abramova. “Body Painting – Pennello e spugna”, primo posto. Foto Marco Tosi. Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artiste: Giusy Campolungo e Lucia Postacchini. Modella: Vitaliya Abramova. “Body Painting – Pennello e spugna”, primo posto. Foto Andrea Peria
  •  Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artisti: Benedetta Carugati e Andrea Benocci. Modella: Giulia Benzoni. “Body Painting – Effetti speciali”, primo posto. Foto Andrea Peria. Body Art Winter Festival, Verona 2015. Artisti: Benedetta Carugati e Andrea Benocci. Modella: Giulia Benzoni. “Body Painting – Effetti speciali”, primo posto. Foto Andrea Peria.

Ma il Body Painting, come abbiamo visto al Festival di Verona, può essere decisamente considerato come una particolare forma di espressione artistica. Quando entro nel padiglione della fiera, la competizione è già iniziata. Da un lato sono all’opera gli artisti del Face Painting, dall’altro quelli impegnati nel Body Painting. È molto bello vedere al lavoro i pittori, alle prese con un “supporto” che non è immobile, ma reagisce; che non è neutro, ma ha una personalità; che non è liscio e uniforme, ma ha delle forme ben precise, diverse da modella a modella, da assecondare.

E dopo la trasformazione, la parte più emozionante è vedere come l’opera si svincoli dal suo creatore e si distacchi da lui. A lavoro concluso, l’opera sembra non appartenere più al pittore: è autonoma, è della modella, è “la” modella, che può valorizzarla o sminuirla con la sua interpretazione.

Il tema di questa edizione, curata da Melanie Branchi e Giacomo Branchi, era Miti e leggende. La giuria, formata da noti esperti internazionali, doveva pronunciarsi secondo determinati criteri: qualità del lavoro; tecnica e abilità; interpretazione del tema e originalità; composizione; presentazione generale dell’opera. Gli artisti avevano a disposizione 2 ore nella categoria “Face Painting”, 6 ore per le categorie “Body Painting – Pennello e spugna” e “Body Painting – Aerografo”; 6 ore e mezza per la categoria “Body Painting – Effetti speciali”. Sfilano davanti a noi modelle (pochi i modelli) che interpretano fatti e personaggi della mitologia, creature di altri mondi e di altri sogni, mentre la musica accompagna l’esibizione delle “opere”.

Sono arrivata in tempo per seguire la categoria “Body Painting – Pennello e spugna”. Al primo posto si classificano Giusy Campolungo e Lucia Postacchini, modella Vitaliya Abramova, con il potente e suggestivo Troia brucia, che vince anche il premio per la miglior performance. Al secondo posto Johannes Stötter e Valerie Moroder, con la modella Giada Capello che avanza sulla passerella con sinuosi movimenti di danza del ventre, esaltando il lavoro del pittore.

Lo ammetto, sono di parte, e faccio un tifo sfrenato per l’incredibile lavoro di Silvia Vitali e Tiziana La Monica, Athena, terzo posto. La modella Claudia La Monica interpreta il suo ruolo sulla passerella, elegante e fiera: in questo momento è veramente Athena, non sta recitando.

Molti miti vengono rievocati nell’occasione, ma uno in particolare mi sembra accomuni tutte le opere. È il mito di Pigmalione, non tanto, o non solo, per l’amore dell’artista verso la sua creazione, ma soprattutto per l’immagine dell’opera che prende vita. Pigmalione, come raccontano Le Metamorfosi di Ovidio, aveva realizzato una statua d’avorio così bella che se ne era innamorato, le offriva doni e la adornava con abiti, nastri e gioielli. Il giorno della festa di Venere rivolse una preghiera agli dei: «“Se voi potete tutto, fate che sia mia moglie” – e non osò dire “la ragazza d’avorio”, ma disse “qualcuna che le somigli”. Ma l’aurea Venere, che era presente alla sua festa, capì il vero senso della preghiera, ed in segno del suo favore la fiamma si accese tre volte, e guizzò la punta nell’aria». La statua prese vita: «Era davvero un corpo: le vene toccate pulsavano».

Anche nel Body Painting il corpo è destinato a riprendere ben presto il sopravvento sull’opera. Un’opera effimera, destinata a svanire in poco tempo, perfettamente in linea con molte tendenze dell’arte contemporanea, ma anche con il rapido riciclo che contraddistingue la nostra società. La pittura si cancella, lasciando spazio a nuove possibilità, nuove opere da immaginare e un nuovo corpo da scoprire.

Info: Body Art Winter Festival, anche su Facebook

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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