Una quarantina di persone rimasero ferite nello scoppio dell’autobomba con più di 250 kg di una miscela di tritolo piazzata sotto la Torre dei Pulci, sede della storica Accademia fondata nel 1753 dal canonico lateranense Ubaldo Montelatici, allo scopo di «far continue e ben regolate sperienze, ed osservazioni, per condurre a perfezione l’Arte tanto giovevole della toscana coltivazione».
Il centro storico di Firenze subì gravi danni: l’esplosione distrusse la Torre dei Pulci e colpì molti edifici della zona, fra cui Palazzo Vecchio e il Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte.
Lo spostamento d’aria e una pioggia di vetri danneggiarono pesantemente alcuni ambienti della Galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano, 173 dipinti, fra cui l’Adorazione dei pastori di Gherardo delle Notti, i Giocatori di carte e il Concerto di Bartolomeo Manfredi e una cinquantina di sculture.
I restauri delle opere si sono protratti per anni, allo scopo di recuperare anche quelle considerate completamente perdute, come i Giocatori di carte, sottoposto nel 2017 a una minuziosa ricomposizione dei frammenti rimasti, salvati grazie all’intervento di persone che cercarono di trovare, fra il fumo e la polvere, i brandelli della tela squarciata.
Pare che fossero proprio gli Uffizi il bersaglio principale, ma fu probabilmente la presenza delle telecamere a indurre gli attentatori a lasciare il Fiat Fiorino imbottito di esplosivo in una zona limitrofa.
La notte del 27 luglio, poco dopo le ore 23.00, sarebbe stata la volta di Milano, con la strage di via Palestro dove morirono cinque persone, Alessandro Ferrari, Carlo La Catena, Sergio Pasotto Stefano Picerno e Driss Moussafir, e furono ferite circa 12 persone. L’esplosione danneggiò la Galleria d’arte moderna e il muro esterno del Padiglione di arte contemporanea; i vigili del fuoco impiegarono ore a domare l’incendio. All’alba, l’esplosione di una sacca di gas danneggiò alcuni dipinti del Padiglione e la Villa Reale.
Nel corso della notte furono fatte esplodere altre due autobombe a Roma: la prima scardinò la cancellata e danneggiò la facciata della Basilica di San Giovanni in Laterano; la seconda, pochi minuti dopo, esplose all’esterno della chiesa di San Giorgio al Velabro, provocando danni alle strutture murarie e agli edifici limitrofi.
Sono attentati che si inseriscono in una lunga scia culminata nel 1992 con le stragi di Capaci (23 maggio) e di via D’Amelio (19 luglio), in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simboli della lotta alla mafia, la moglie di Falcone Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani; Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi e Vincenzo Li Muli.
Nell’autunno dello stesso anno, venne piazzato un ordigno nel giardino di Boboli a Firenze, trovato dal personale di servizio dietro una statua. Si trattava di una bomba da mortaio utilizzata nella Seconda Guerra Mondiale e non più in dotazione all’Esercito italiano.
Nel 1996, per la prima volta in Italia, in un’ordinanza di rinvio a giudizio comparve fra le accuse principali quella di «devastazione del patrimonio artistico». Come aveva dichiarato all’indomani delle stragi l’allora ministro per i Beni e le Attività Culturali Alberto Ronchey, si trattava di un nuovo tipo di terrorismo, «il terrorismo culturale, quello che punta a colpire la memoria storica».
Il pubblico ministero Gabriele Chelazzi, coordinatore delle indagini, lo avrebbe definito un processo per «offesa all’umanità», in quanto gli attentati avevano colpito allo stesso tempo gli esseri umani e le «memorie e i simboli dell’umanità».
Non può non venirci in mente, con queste parole, il preambolo della Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, adottata all’Aja nel 1954: i danni arrecati ai beni culturali di qualsiasi popolo costituiscono un danno al patrimonio culturale dell’intera umanità, in quanto ogni popolo contribuisce alla cultura mondiale.
Cosa Nostra, la mafia di origine siciliana, puntava a colpire lo Stato attraverso i beni culturali per costringerlo a trattare in merito alle questioni del carcere duro (previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario) e dei collaboratori di giustizia, i cosiddetti “pentiti”.
La decisione di colpire il patrimonio culturale poteva risultare dai contatti con un trafficante d’arte. Alla base dell’idea, la considerazione che «ucciso un giudice, questi viene sostituito, ucciso un poliziotto avviene la stessa cosa, ma distrutta la Torre di Pisa viene distrutta una cosa insostituibile con incalcolabili danni per lo Stato».
Il processo di restauro dei Giocatori di carte di Bartolomeo Manfredi, semidistrutto nell’attentato di via dei Georgofili, ha avuto origine dall’intuizione della restauratrice Daniela Lippi di fronte al frammento di una carta da gioco, il sei di fiori. Il suo progetto, una volta approvato, è riuscito a raccogliere i finanziamenti necessari al restauro, coordinato da Maria Matilde Simari. In occasione dell’anniversario del 2018, l’opera è stata riproposta al pubblico. Come sottolineava Daniela Lippi: «Non so se questo possa definirsi restauro. Forse è più un recupero archeologico. Non si restituisce un’opera nella sua interezza, la sua visione estetica e i valori artistici, ma ciò che resta di essa dopo il terribile trauma. Resta un documento, una testimonianza di quell’evento terribile, che intende serbarne memoria ed essere un monito».
Nel 2019, l’anniversario della strage è stato ricordato, nella Sala di Botticelli degli Uffizi, anche con uno spettacolo dei bambini della V A della scuola primaria Armando Diaz, scritto e diretto dalla maestra Martina Cardelli su musiche di Angelo Marrone, a cura del Dipartimento per l’Educazione – Area Scuola e Giovani della Galleria degli Uffizi.
A partire dalle parole di Carolina, 8 anni, «Un’opera d’arte si riconosce subito perché quando la vedi non sei più quello di prima», la bellezza veniva presentata attraverso gli occhi dei bambini, che in questo modo volevano ricordare la piccola Nadia Nencioni, di 9 anni, uccisa nell’attentato dei Georgofili. Il titolo dello spettacolo, dedicato a Nadia, riassumeva il significato dell’iniziativa: Solo l’amore resta.
Per approfondire:
– Francesco Nocentini, Storia d’Italia in sette stragi. La campagna di Cosa Nostra per ricattare lo Stato, FirenzeLibri, Reggello (FI) 2012
– Cultura contro terrore. Il restauro dei Giocatori di carte di Bartolomeo Manfredi, a cura di Edoardo Lusena, Madragora, Firenze 2018.
– Tsao Cevoli, Storia senza voce, Liberarcheologia, Napoli 2021.
– Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari, XVI Legislatura (dal 29 aprile 2008 al 14 marzo 2013), Resoconti stenografici delle sedute (in particolare quelli dedicati ai grandi delitti e le stragi di mafia degli anni 1992-1993).
– Testimonianze di coraggio: in ricordo della strage di Firenze, in Via dei Georgofili, maggio 2018.
– Eccezionale esposizione dell’Adorazione dei pastori di Gherardo delle Notti e il ritorno agli Uffizi dei Giocatori di carte di Bartolomeo Manfredi. Per non dimenticare, maggio 2018.
– Ricordando il 27 maggio 1993. Esposti il Concerto e i Giocatori di carte di Bartolomeo Manfredi alla Sala del Camino, maggio 2019.