Note a margine di un importante Convegno organizzato dalla “Consulta Universitaria di Studi Latini”.
Note a margine di un importante Convegno organizzato dalla “Consulta Universitaria di Studi Latini”.
Arpino è un bellissimo centro della Ciociaria, immerso in un felice contesto ambientale e paesaggistico e, soprattutto, carico di storia, se è vero che diede i natali sia al sette volte console Gaio Mario (157-86 a.C.) sia al grande oratore Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.).
Tale passato vanta testimonianze ancora visibili, come le mura ciclopiche e l’acropoli di epoca arcaica o i resti dell’antica pavimentazione stradale romana; per tacere delle vestigia del Medio Evo e di epoche successive, tra le quali non ultimo per importanza è il cosiddetto Castello di Ladislao, oggi ben restaurato e sede della “Fondazione Umberto Mastrioanni”, lo zio scultore del più noto attore Marcello.
Proprio in questa sede si è svolta, nei giorni 23 e 24 maggio, un’importante iniziativa culturale organizzata dalla “Consulta Universitaria di Studi Latini”, nelle persone della presidente e del segretario uscenti, e cioè la prof.ssa Valeria Viparelli e il prof. Antonio Stramaglia: si è trattato di un Convegno dal titolo La circolazione della cultura scritta nella Roma dell’impero (il 23), e di una Tavola rotonda su Le nuove forme editoriali dei classici (il 24).
Ovviamente il clou dell’iniziativa è stato il Convegno del 23, dove su un tema davvero interessante hanno parlato studiosi di altissimo valore e grande notorietà. In due sedute, presiedute da Guglielmo Cavallo e Marina Passalacqua, si sono infatti alternati Matthew Nicholls, Paolo Fioretti, Rosa Rita Marchese, Mario Citroni, Alessandro Barchiesi, Giovanni Polara e Oronzo Pecere, che hanno trattato da prospettive diverse il senso profondo della funzione del libro nel mondo antico.
E dalle loro relazioni – che ho avuto la fortuna di ascoltare – non sono solo emerse tradizionali (e fondamentali) questioni, come quelle delle modalità di trascrizione e tradizione dei testi (Pecere) o del rapporto tra volumen e codice (Fioretti), ma anche suggestioni davvero innovative.
Tra queste, l’opportunità di tenere presente gli elementi di diversità tra antichi e moderni riguardo ai concetti di “biblioteca” (Nicholls), “pubblicazione” (Citroni) e “circolazione” (cui hanno alluso un po’ tutti); ma anche la necessità di non rifiutare il confronto con alcune categorie moderne, se è vero che si è parlato del significato universale del libro come “dono” (Marchese), ed è stato descritto – vera rarità – un caso di testi letterari scritti su indumenti, alludendo ad esperienze analoghe della moda di oggi (Polara).
Molto vivace e ricco di spunti, inoltre, è stato il dibattito suscitato da un’originale rilettura del romanzo di Apuleio (Barchiesi): segnalo, tra i molti, un dottissimo intervento di Guglielmo Cavallo, che ha riproposto la questione delle diverse modalità di lettura del mondo antico.
Il 24 maggio, infine, sotto il coordinamento di Valeria Viparelli, hanno riflettuto sul rapporto tra testi classici (o comunque al mondo classico collegati) un autorevole studioso come Giusto Picone e due “rappresentanti” del mondo dell’editoria, e cioè Lucia Floridi (D’Anna) e chi vi scrive ora, cioè Mauro Reali (Loescher). Dal dibattito è emersa la necessità di un maggiore “dialogo” tra i tre soggetti che al mondo letterario antico fanno riferimento (Università, Scuola, Editoria), anche se – a detta di molti – non sempre si può pensare che i libri pubblicati possano avere utilizzo polivalente. Un esempio di quest’ultima affermazione è la scarsità di testi classici integrali annotati in circolazione (ad esempio un libro di Virgilio, Tacito etc…), che la Scuola richiede sempre meno e dei quali invece l’Università avrebbe bisogno.Quanto alla multimedialità, si è parlato di ebook – come è ovvio – ma anche della necessità di connotare in modo specifico le espansioni on line dei libri, che potrebbero (dovrebbero, secondo alcuni) contenere soprattutto immagini, filmati, etc.: tutte quelle cose, cioè, che la carta non supporta al meglio.Mi piace però chiudere ricordando come, anche alla luce delle interessanti affermazioni di Giusto Picone sull’importanza delle riviste on line, ad Arpino ho fatto cenno – nel mio intervento – alla Ricerca on line. Ho infatti parlato del ruolo importante che sta assumendo come “forma operativa, agile, ma non superficiale di aggiornamento e stimolo didattico”; e se l’ho detto è perché il riscontro (anche per il tramite di Twitter) di quanto scrivo riguardo al mondo classico è molto incoraggiante. Insomma, fondendo un po’ il titolo del Convegno e della Tavola rotonda arpinati, mi verrebbe voglia di dire che la cultura classica va fatta “circolare” in ogni “forma editoriale” possibile; e che solo così possiamo salvarla dall’oblio nel quale qualcuno vorrebbe relegarla, a Scuola, nelle Università, e – purtroppo – anche al di fuori di queste.