Centri interculturali: una realtà nazionale attenta ai mutamenti

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Cosa sono, da dove vengono e cosa fanno i Centri Interculturali: un articolo di una nuova collaboratrice de «La ricerca»: l’insegnante e formatrice Carmelina Maurizio. Benvenuta!

I Centri Interculturali nascono in maniera pioneristica e informale circa 20 anni fa e nel 1998, in occasione del primo incontro nazionale a Milano, si costituisce una prima Rete Nazionale dei Centri Interculturali, all’epoca presenti e attivi soprattutto nel Nord e Centro Italia. Anno dopo anno, da allora, il numero dei Centri si è esteso e attualmente se ne contano un centinaio, diffusi su tutto il territorio italiano.

Nel 2007 è stato firmato un Protocollo di Intesa tra gli undici soggetti promotori che nel corso degli anni hanno creato azioni per la diffusione di buone pratiche e scambi di riflessione e progetti, attuando nelle loro realtà una positiva inclusione sociale e interazione culturale attraverso:
– la realizzazione di percorsi formativi rivolti a giovani, adulti, operatori educativi, sociali, sanitari, volontari, educatori, animatori;
– la promozione di opportunità e occasioni di incontro e di reciproca conoscenza e scambio interculturale fra cittadini italiani e stranieri;
– la disponibilità di spazi, occasioni di riflessione e auto-riflessione professionale sui temi legati all’integrazione e all’Intercultura;
– l’elaborazione e la diffusione di strumenti, materiali, pubblicistica (anche plurilingue) utili al lavoro educativo, sociale e culturale in contesti multiculturali;
– la creazione di strategie volte a favorire la partecipazione e i percorsi di cittadinanza dei nuovi cittadini;
– la diffusione di idee e pratiche di intercultura e di interazione positiva atta a sostenere il lavoro degli operatori dei servizi per tutti

I firmatari del Protocollo sono:
– Centro COME – Milano
– Centro Interculturale Città di Torino – Comune di Torino
– Centro di Documentazione Città di Arezzo
– Centro Documentazione Educativa – Comune di Venezia
– Centro Millevoci di Trento
– C.R.E.M.I. – Fano
– MEMO Multicentro Educativo “Sergio Neri” Modena
– Comune di Modena
– Prometeo – Provincia di Reggio Emilia
– Centro Interculturale Città di Bari
– Laboratorio Migrazioni – Comune di Genova
– CD/LEI di Bologna

L’elenco mostra una diffusione dei Centri a livello nazionale, e segnala un interesse e un coinvolgimento di realtà che, seppure diverse, hanno obiettivi comuni: proprio per questo ogni anno si svolgono seminari nazionali della Rete – l’ultimo si è svolto a Piacenza nell’autunno 2016 – durante i quali educatori, operatori, volontari e responsabili si incontrano soprattutto per mettere a confronto buone pratiche e monitorare le tante azioni in corso, anche in prospettiva.

Nel corso degli anni i Centri Interculturali, spesso sostenuti dalle amministrazioni locali e dalle associazioni di volontariato e del privato sociale, hanno svolto un lavoro enorme, attento e capillare per accompagnare il mutamento soprattutto delle aree urbane e metropolitane in senso multiculturale, nella consapevolezza che, come si legge nel già citato Protocollo del 2007 l’interazione positiva tra nuovi e vecchi cittadini non si origina infatti dalla sola convivenza, ma è un programma di lavoro che deve vedere impegnati soggetti del pubblico e del privato sociale in azioni quotidiane volte a facilitare le relazioni tra le persone, avviare progetti interculturali, promuovere la formazione degli operatori.
In questa prospettiva e con questa visione nel corso degli anni le politiche e le scelte locali si sono intersecate con i mutamenti sociali in essere e i Centri Interculturali hanno avuto un ruolo importante nei territori dove sono sorti e dove hanno agito, e continuano ad agire, le numerose azioni a favore del dialogo, dello scambio, della crescita collettiva.

Questi Centri, che come già detto s’incontrano ogni anno, intendono costantemente confrontarsi per uno scambio interno, per affrontare questioni specifiche ed emergenze, ma soprattutto per promuovere progettazioni congiunte, per la programmazione di attività della Rete, tra cui ampio spazio ha proprio il convegno nazionale annuale, che viene promosso e organizzato dal Centro COME, dal Centro Interculturale della Città di Torino, dal Centro Interculturale Città di Arezzo/Oxfam Italia, e dal Centro Interculturale/Città ospitante (diversi ogni anno).
I tre Centri citati partecipano inoltre al cofinanziamento del convegno, definiscono i termini comuni per una progettazione congiunta e offrono assistenza alla città ospitante per la parte organizzativa.

Mappa nazionale dei Centri
Una veloce lettura della partecipazione ai convegni nazionali e ai siti di riferimenti, sia delle autorità locali, sia dell’associazionismo, una ricerca basata su fonti digitali e cartacee, mostrano una realtà in movimento, con situazioni storiche pluridecennali, fino a quelle più recenti, ma in ogni caso presenti in modo diffuso su tutto il territorio. In molti casi ciascun Centro si fa animatore e coordina piccole e grandi Reti locali, che raccolgono parrocchie, associazioni di volontariato per la prima accoglienza, alfabetizzazione, assistenza legale. Non è facile avere una mappatura costantemente aggiornata e capillare, spesso infatti non vi sono localmente veri e propri Centri, ma gruppi, sia istituzionali che privati e volontari, che creano forme di aggregazione e forniscono servizi e attività molto simili a quelle dei Centri facenti parte della Rete nazionale, con una forma e un coordinamento più strutturati.
Ciò che conta, tuttavia, al di là dei numeri precisi e delle definizioni, è registrare come su tutto il territorio nazionale si siano diffuse negli anni buone pratiche interculturali, che in molti casi hanno portato alla creazione di gruppi formali e informali che hanno accolto e accolgono i mutamenti interculturali in Italia.

Ecco dunque la distribuzione geografica dei Centri italiani:
– Nord Italia: Piemonte (presenti a Alessandria, Biella, Cuneo, Novara, Torino), Friuli Venezia Giulia (Udine), Trentino Alto Adige (a Bolzano e a Trento), Lombardia (a Milano e a Mantova, a Brescia, a Pavia), Veneto (a Mestre, Padova, Venezia, Verona, Vicenza), Liguria (Genova), Emilia Romagna (a Bologna, Modena, Imola, Cesena, Piacenza, Reggio Emilia, Ferrara);
– Centro Italia: Lazio (Roma), Toscana (Firenze, Prato, Arezzo Pistoia), Marche (a Fano e a Jesi), Abruzzo (L’Aquila), Umbria (Perugia);
– Sud Italia: Puglia (Bari e Foggia), Sicilia (Catania), Basilicata (Matera), Campania (Napoli).

Convegno annuale
Se diamo uno sguardo ai temi e alle questioni affrontati e approfonditi dal 1998 a oggi, essi accompagnano e sostengono i tanti mutamenti sociali e culturali avvenuti in Italia in questo arco di tempo; si va infatti dalla scuola e servizi per l’infanzia alle famiglie migranti, dalla mediazione all’italiano L2 e il plurilinguismo alle narrazioni alle “seconde generazioni”, dalle questioni della convivenza nella città a quelle della cittadinanza e dell’inclusione nei servizi e negli spazi di tutti.

Di seguito una sintesi cronologica degli incontri:

  • Incontro nazionale dei centri Interculturali (Milano 8-9 ottobre 1998);
  • I Centri Interculturali: mappa, azioni, parole/chiave (Venezia 27-28 ottobre 1999);
  • Mediare parole, mediare significato. La mediazione e i mediatori nella scuola e nei servizi educativi (Trento, 12-13 ottobre 2000);
  • Tra memoria e progetto. Bambini e famiglie tra due culture (Arezzo 11-12 ottobre 201);
  • Storie narrate e storie di sé. Fiabe, narrazioni e autobiografia nell’incontro tra culture (Fano, 10-11 ottobre 2002);
  • Passaggi e soste. Intercultura: spazi e limiti dell’incontro (Torino, 3-4 ottobre 2003);
  • L’italiano e le altre lingue. Apprendimento della seconda lingua e bilinguismo dei bambini e dei ragazzi migranti (Modena, 5-6 novembre 2004);
  • Una generazione in movimento. Gli adolescenti e i giovani immigrati (Reggio Emilia, 20-21 ottobre 2005);
  • Pluralismo culturale e diritti di cittadinanza. Una sfida per le comunità che cambiano (Bari, 12-13 ottobre 2006);
  • Letterature migranti e identità urbane (Bologna 11-12 ottobre 2007);
  • Convivere nel tempo della pluralità. Seminario europeo (Milano 9-11 ottobre 2008);
  • Per gioco e per passione. Sport, Intercultura, Razzismo (Ancona, 22-23 ottobre 2009);
  • Fare inte(g)razione tra enti locali scuola e comunità (Padova, 28-29 ottobre 2010);
  • Territorio, bene comune (Vicenza, 4-5- novembre 2011);
  • Abitare le differenze. Fare intercultura tra fragilità, distanze e risorse del territorio (Napoli, 26-27 ottobre 2012);
  • INTER-GENERAZIONI. I nuovi italiani insieme nella scuola e nella città (Arezzo, 10 e 11 ottobre 2013);
  • S-CONFINI Plurilingui. L’italiano L2 e la diversità linguistica a scuola e nella città (Pavia, 23 e 24 ottobre 2014);
  • Lingue e linguaggi per non essere stranieri – Italiano, apprendimenti e plurilinguismo nella scuola e nella città inclusive(Prato, 15 e 16 ottobre 2015);
  • Vivere insieme in pari dignità. Le sfide del presente, le pratiche della con-cittadinanza a scuola, nella città, nei luoghi comuni per l’inclusione di tutti (Piacenza, 21 e 22 ottobre 2016).

Il convegno, in genere, si articola su una giornata e mezzo di lavori: una sessione plenaria con interventi di esperti e una sessione di lavori di gruppo e scambio di progetti ed esperienze (3-4 gruppi) su temi lanciati durante il convegno. Nel tempo, questo appuntamento annuale, a cui partecipano tra le 300 e le 400 persone nell’arco delle giornate, è diventato un’occasione di scambio e riflessione per tutti gli operatori, non solo per coloro che lavorano nei Centri Interculturali, e la partecipazione, nell’ultimo decennio, è aumentata notevolmente. Coordinatrice e referente scientifico della Rete Nazionale è Graziella Favaro del Centro COME, la quale ha più volte ribadito come la presenza degli immigrati stranieri, giunti qui dai quattro angoli del mondo, ha reso negli anni le città e le comunità sempre più variegate e plurali, quanto a riferimenti, origini, storie, accenti.

Reti regionali
A fianco della più volte citata Rete Nazionale, ne esistono alcune a livello regionale, che coordinano in modo capillare ed efficace le azioni attuano un costante monitoraggio dei nuovi bisogni e delle questioni a raggio più localizzato.

Tra queste fa spicco per il numero elevato di centri e per le attività che vengono svolte, quella dei Centri Interculturali dell’Emilia Romagna, promossa dalla LR 5/2004, costituita da: Spazio Belleville (Piacenza), Centro Interculturale di Parma e provincia (nato nel 2013), Centro Interculturale Popoli di Fidenza, che si occupa in particolare di dialogo interreligioso, Centro Interculturale Mondinsieme per partecipaRE la città (Reggio Emilia), Centro Interculturale internazionale di Rio Saliceto (RE), uno dei più antichi nato nel 1996, Casa delle Culture di Modena (dal 1999), che propone una rilettura del periodo coloniale italiano, MEMO, Multicentro Educativo Modena “Sergio Neri”, molto attivo nelle scuole, il Centro Interculturale Zonarelli di Bologna e il CD/Lei, Centro di documentazione entrambi a Bologna, Scuola di Pace di Bologna, spazio promosso dalle associazioni di quartiere, CDI, Centro Documentazione per l’Integrazione di Crespellano (BO), Patchanka di Vado di Monzuno (BO), sede della Radio Frequenza Appeninno, Trama di Terre di Imola, nato nel 2001 e che si occupa prevalentemente di donne, Casa delle Culture di Ravenna, che ha al suo attivo il Festival delle Culture, Spazio Interculturale Scambiamenti di Cervia, nato 10 anni fa dalla collaborazione di volontari da tutto il mondo, Centro per la Pace di Forlì, Centro Culturale Movimenti di Cesena, uno dei più antichi, nato nel 1998 per volontà del Comune e infine Casa dell’Intercultura di Rimini, che ha al suo interno una biblioteca con testi in varie lingue, tra cui albanese e cinese.

Si tratta di una rete vasta, articolata e ricca, che propone a livello territoriale una significativa serie di servizi: dai corsi di italiano L2 all’assistenza alle donne, da eventi culturali su temi specifici alla stretta collaborazione con le scuole, dalla formazione di docenti e operatori al coinvolgimento di altri soggetti del territorio per realizzare eventi, promuovere la cultura della pace e della tolleranza.

Anche in Toscana i Centri rappresentano una realtà capillare ed efficace. Si tratta di una rete di cui fanno parte la Regione, 10 Province e oltre 200 Comuni e quasi 100 tra piccoli e grandi centri.
Ciascuno di loro, secondo quella che è la mission della rete, promuove il confronto di genere tra donne e uomini, sostenendo processi di autorganizzazione ed ‘empowerment’ della presenza femminile; il confronto intergenerazionale, a partire dalla valorizzazione dei vissuti delle generazioni anziane (recupero della memoria storica ecc.); il confronto tra culture di popoli diversi, sulla base di una scelta di ascolto sistematico rispetto alle culture ‘diverse’ e non conosciute, e attraverso programmi di iniziative da progettare e costruire insieme con i cittadini immigrati, sostenendo anche in questo caso processi di ‘empowerment’ e superamento delle diseguaglianze; l’educazione alle diversità e allo sviluppo della conoscenza e della consapevolezza collettiva.

In provincia di Arezzo ve ne sono 13 e in quella di Firenze se ne contano 10, tra Grosseto e provincia 6, 10 sono anche quelli di Livorno e dintorni, 10 anche in provincia di Lucca, 4 nell’area di Massa e Carrara, ce ne sono 8 nel pisano, 7 nella provincia di Pistoia, 5 a Prato, 10 infine anche a Siena.

Uno sguardo ai centri interculturali in Europa
La realtà italiana fa parte di una rete molto più grande, che è quella dei tanti Centri e luoghi di intercultura, diffusi a livello locale ovunque. Ne citiamo qui alcuni, per dare una veloce occasione di confronto.
– Das Haus der Kulturen der Welt (la Casa delle Culture del Mondo) di Berlino: si trova nei pressi del giardino zoologico, in un edificio degli anni 50, recentemente ristrutturato dopo danni significativi nel passato. Ospita eventi artistici e culturali per promuovere il dialogo tra le culture di tutto il mondo.
– CBAI, Centre Bruxelloise d’Action Interculturelle, il cui motto è “Unire senza confrontare; distinguere senza separare”: si occupa dal 1995 di coesione sociale, di storia dell’emigrazione e ha una ricca e sempre attuale agenda di eventi interculturali.
– Integrationshaus di Vienna si occupa di rifugiati, richiedenti asilo, ma anche di eventi culturali, dal 1995.
– Laboratorio de Estudios Interculturales Universidad de Granada – LDEI è un centro che ha sede presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione e ha al suo interno tre sezioni tra cui il Centro di Documentazione sulle migrazioni, l’Osservatorio sulle migrazioni, che si preoccupa di fare formazione e dare informazioni, attraverso una rete di associazioni capillari sul territorio, e il sito web Alumnado de Nueva Incorporazione – ANI, che dialoga con gli studenti stranieri che frequentano le scuole spagnole, cercando di fornire informazioni il più possibile aggiornate, di monitorare i flussi e dare risorse ai docenti.
– Accem è una ONG presente in numerose aree spagnole (12), dalle Baleari a Madrid, dove ha la sede centrale, che proprio grazie alla sua capillarità riesce a rispondere a bisogni locali in modo diretto ed efficace. Gestisce luoghi di accoglienza per i migranti, si avvale della collaborazione di numerosi volontari (un terzo del personale che vi opera) che provengono da quasi 50 paesi diversi.
– Multicultural Pavillon è una rete virtuale, che attraverso ricche pagine e un forum attivo, si occupa a livello globale di temi legati alla giustizia, all’uguaglianza, alla formazione e educazione interculturale, fornendo risorse e materiali totalmente gratuiti, in inglese.
– RichMix è un centro culturale nell’Eastend di Londra, che opera sulla base di donazioni e volontariato, offrendo una ricca serie di proposte interculturali per tutti, dalle famiglie ai bambini. Il programma è sempre aggiornato e dettagliato sul sito web.
– Undervaerket, di Randers, nello Jutland (Danimarca), è un centro polivalente dove si incontrano culture e hanno luogo eventi di ogni genere, con uno sguardo al dialogo interreligioso.

Bibliografia

A cura del Centro COME, Vivere nel tempo della pluralità, Atti del XI Convegno dei centri interculturali, Franco Angeli, Milano 2010.

P. Bonora, A. Giardini, I Centri Interculturali in Emilia Romagna, a cura della Regione Emilia Romagna, 2004.

L. Cecchini, F. Amelii (2014), Assessorato Politiche Sociali Emilia Romagna.

G. Favaro, L. Luatti, Il Tempo dell’integrazione. I Centri Interculturali In Italia, Franco Angeli, Milano 2008.

U. Melchionda, C. Paravati, Introduzione al Dossier Statistico Immigrazione 2016: statistiche e prospettive controcorrente, a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS e della rivista interreligiosa “Confronti”.

A. Rossetti, G. Gentilucci, Intercultura, Accoglienza e Partecipazione: il Centro d’informazione e documentazione interculturale Casa delle Culture di Ravenna, in Educazione interculturale: culture, esperienze, progetti, Erikson, Trento 2007

R. Cecchini, F. Amelii, Investire nella diversità. Centri Interculturali come risorse: Fotografia dei Centri Interculturali in Emilia-Romagna, 2014, http://www.integrazionemigranti.gov.it/Documenti-e-ricerche/EMILIAROMAGNAcentriinterculturali.pdf

Sitografia

arcobalenoweb.org

edchange.org

Il convegno annuale dei Centri interculturali dal 1998 al 2914 su centrocome.it

Il XVI Convegno nazionale dei Centri Interculturali su oxfamitalia.org

Incontri nazionali dei Centri incerculturali su interculturatorino.it

cestim.it

I Centri Interculturali in Italia su interculturatorino.it

meltingpot.org

cbai.be

accem.es

integrationshaus.at

comune.prato.it/immigrazione

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Camelina Maurizio

Vive a Torino. Insegnante di inglese nella scuola secondaria, è anche docente a contratto presso l’Università di Torino e l’Università di Genova. È formatrice per l’inglese nel Piano Nazionale del Miur per i docenti della scuola primaria nonché per il Piano Nazionale Scuola Digitale. Si occupa di insegnamento e bisogni educativi speciali e di didattica con le TIC. Collabora con diverse case editrici scolastiche, ed è valutatore Erasmus.

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