Bombe su una scuola: se a morire sono gli insegnanti

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Due insegnanti sono stati uccisi, due giorni fa, da un bombardamento su una scuola a Gorlovka, nell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk: sembra – ma francamente la cosa è quasi secondaria – che le bombe siano state lanciate dalle forze ucraine in chiave anti-separatista. Ciò mentre i Russi, che invece appoggiano la locale secessione, stavano a loro volta bombardando le città ucraine e puntando ai palazzi del potere. Se così fosse davvero l’evento mostrerebbe il lato più inquietante della guerra: aggressori ed aggrediti si mescolano, torti e ragioni – che pure esistono – sembrano annullarsi e confondersi perché contaminati dal sangue dei civili.

 

Da insegnante, mi è venuta voglia di commentare l’episodio. Da giornalista – che dovrebbe potere controllare le fonti delle notizie che commenta – dovrei invece astenermene, perché propaganda e manipolazione fanno filtrare di tutto, in queste ore; e, ovviamente, nessun check mi è davvero possibile dalla comfort zone italiana dalla quale scrivo.

Dunque non del fatto in sé intendo parlare, ma delle immagini e del breve filmato che ho potuto vedere sul web. Le prime testimoniano la devastazione delle aule, ma è l’inquietante video amatoriale che mi ha maggiormente toccato. Che cosa si vede? Una stanza con una bacheca affollata di fogli, come quelle di qualunque scuola, compresa quella dove insegno: fogli spesso abbandonati lì da anni, monumento ad una burocrazia che non ha confini territoriali. Ci sono poi le scaffalature a parete, con gli immancabili faldoni e forse (ma le immagini non sono nitide), un po’ di libri e compiti in classe archiviati. C’è un tavolo, con delle sedie, lo schermo di un pc e una fotocopiatrice (o una stampante?). E, nonostante i danneggiamenti, si intravvede una porta che dà su un’altra stanza, con altre sedie: siamo in una presidenza o una segreteria annessa a una sala insegnanti? Forse. Quel che è certo è che il pavimento è ricoperto di calcinacci, e che appaiono incustodite delle borse, probabilmente femminili, abbandonate durante il bombardamento. Siamo nel Donetsk – dicevo – una terra che prima di questi giorni quasi nessuno sapeva che esistesse; ma siamo anche a Roma, a Parigi, a Londra, a Nuova Delhi o a… Vimercate, dove insegno. Perché quando si colpisce una scuola, è un po’ come se si colpissero tutte le scuole del mondo: nessuno deve morire perché sta insegnando o apprendendo. Quelle borse incustodite, inoltre, potrebbero essere quelle delle mie colleghe, e quei faldoni potrebbero contenere i documenti dei miei alunni. E sotto quelle bombe avrei potuto esserci io, se fossi nato in un altro luogo della terra, neppure troppo lontano dal mio.

Non sappiamo se la scuola di Gorlovka sia stata colpita deliberatamente o se la sua distruzione sia un fatale “danno collaterale”. Oppure se i due insegnanti morti fossero indipendentisti filo-russi o parteggiassero per il governo filo-occidentale di Kiev. Certo – lo ripeto – la storia non è neutrale, e per ogni evento esistono responsabilità precise da ricercare: non è mai, mai davvero, accettabile un generico qualunquismo. Ma, come dice il libro biblico del Qoelet, «per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo», e qualcuno più esperto e informato di me saprà spiegare nel dettaglio le complesse ragioni storiche del separatismo del Donetsk, nell’ancor più complesso ginepraio della crisi ucraina…

A me premeva solo condividere la commozione per la visione di un filmato di una ventina di secondi, alla fine del quale, oltre a quanto già scritto, ho ripensato alla celebre, arcinota (ma mai abbastanza sedimentata nelle nostre coscienze) frase di Gino Strada: «Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra perché la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire». Retorica? Forse un po’ sì, se considerata in astratto. Molto, molto, meno, se considerata alla luce della vita – tutt’altro che retorica e astratta – di chi l’ha pronunciata.

N.B. Ho pubblicato una versione leggermente diversa di questo articolo sul “giornalino” del mio Liceo.

 

 

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Mauro Reali

Docente di Liceo, Dottore di Ricerca in Storia Antica, è autore di testi Loescher di Letteratura Latina e di Storia. Le sue ricerche scientifiche, realizzate presso l’Università degli Studi di Milano, riguardano l’Epigrafia latina e la Storia romana. È giornalista pubblicista e Direttore responsabile de «La ricerca».

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