Aquarius

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Vi ricordate Sonia Braga, l’attrice brasiliana diventata popolare in tutto il mondo interpretando la telenovela Gabriela? Era la fine degli anni Settanta: l’Italia cominciava a scoprire il mondo delle TV private, inondate da serie televisive made in USA o sudamericane – prodotte per un consumo rapido e di massa, consolatorie, semplicistiche, perfette per fidelizzare un pubblico, che ancora non si rendeva conto del progressivo processo di manipolazione culturale con cui oggi facciamo tristemente i conti.

Ma torniamo a Sonia Braga. Dopo essersi affermata come star del genere delle telenovelas, negli anni Ottanta iniziò a interpretare film più impegnati, con l’intento di dare una svolta alla sua carriera. Nel 1985 recitava al fianco di William Hurt e Raoul Julia nel bellissimo Il bacio della donna ragno, firmato dal regista argentino Hector Babenco. Seguirono poi Milagro (1988) di Robert Redford e La recluta (1990) di Clint Eastwood. Tuttavia, nonostante i numerosi tentativi, non è mai riuscita a sfondare nel mondo del cinema, e tra molti film che rimuoviamo senza rimpianti dalla memoria e sporadiche apparizioni di secondo piano, c’eravamo ormai dimenticati di lei.

Dobbiamo dunque ingraziare il regista brasiliano Kleber Mendonça Filho, che ce l’ha fatta riscoprire affidandole il ruolo principale nel film Aquarius. Presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes e da pochi giorni nelle sale italiane, il film ci restituisce un’attrice intensa, passionale, capace da sola di sostenere il peso drammaturgico dell’opera, regalandoci un personaggio indimenticabile.

Nel film Sonia Braga veste i panni di Clara, un’ex cantante e musicista ormai in pensione, che vive in un vecchio palazzo affacciato sulla spiaggia di Recife. Un ricco e potente costruttore ha acquistato tutti gli appartamenti del piccolo stabile, con l’intendo di demolire e costruire un grande e moderno edificio. Clara è l’unica a non voler vendere.
Le sue giornate scorrono serene tra un bagno in mare, una passeggiata sulla spiaggia, la musica, i libri, i ricordi, i figli e i nipoti. Proprio Clara, una donna sola e apparentemente fragile, è l’unica a tener testa alla speculazione edilizia che sta devastando il lungomare. La sua lotta si oppone a un Brasile che sta velocemente cambiando: il paese dal volto amabile e dolcemente nostalgico, seppur pieno di contraddizioni, cantato dai versi di Vinicious de Moraes e Caetano Veloso, sta lasciando il posto a una nuova era dominata da arrivisti rampanti, disposti a tutto pur di arricchirsi. Demolire il passato, il tessuto urbano e sociale, spazzare via la solidarietà della vita di quartiere per fare spazio a lussuosi edifici blindati per i nuovi ricchi: questo è il futuro. Nel Brasile del XXI secolo la gente comune non ha più nemmeno il diritto di godersi le bellezze naturali. Va cacciata per quattro soldi dai vecchi quartieri sul mare per lasciare spazio ai nuovi ricchi.

Ma Clara è una donna forte. Tutto ciò che ha spaventato gli altri inquilini non scalfisce la sua fermezza. La lezione di Clara è che i ricordi, le emozioni vissute tra le mura di casa, le relazioni sociali e le amicizie frutto di una vita, non hanno prezzo. Affronta con serenità il potere arrogante di chi è convinto che con il denaro si possa comprare tutto.
Per l’impresa di costruzioni il rifiuto di Clara è incomprensibile e disorientante: due universi che non possono toccarsi. In una scena, fortemente simbolica, Clara non fa neppure entrare in casa l’ingegnere dell’impresa che vuole farle una proposta d’acquisto. Vuole tenere questo nuovo Brasile che avanza fuori dal suo mondo, dalla sua storia personale, dalla sua vita.
La macchina da presa accarezza con dolcezza il suo sguardo sul mare, gli occhi scuri intensi, in inquadrature riempite dalle note musicali che accompagnano le sue giornate. Una colonna sonora di ricordi ed emozioni insostituibile e per questo non negoziabile: ciò che per l’impresa di costruzioni è solo una miniera di soldi, per Clara è una sorgente di vita e amore irrinunciabile.

Per Clara restare fedele a se stessa e al suo mondo è l’unica strada, opporsi al potere dei soldi la cosa più semplice e istintiva, resistere alle minacce l’unica scelta possibile. Questa è la sua grande lezione.
Una lezione che il film dispensa a tutti: vivere da uomini liberi vuol dire anche avere il coraggio di difendere ciò che ci è più caro, rispedire al mittente l’idea che tutto si può comprare, che tutti sono pronti a prostrarsi e a vendersi di fronte al potere e al denaro. È il rifiuto di questi valori, di questa visione del mondo, che disorienta gli squali della nuova economia, così aridi e spiritualmente poveri da non riuscire neppure contemplare questa forma di resistenza e a comprenderne le ragioni. E non capire vuol dire inevitabilmente perdere.
Da vedere assolutamente.

Aquarius
Regia: Kleber Mendonça Filho
Con: Sonia Braga, Maeve Jinkings, Irandhir Santos, Humberto Carrão, Fernando Teixeira. Jeff Rosick, Julia Bernat, Carla Ribas, Rubens Santos
Durata: 140 min.
Produzione: Brasile 2016

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Alessio Turazza

Consulente nel settore cinema e home entertainment, collabora con diverse aziende del settore. Ha lavorato come marketing manager editoriale per Arnoldo Mondadori Editore, Medusa Film e Warner Bros.

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