Correva l’anno 1872, e a Torino vedeva la luce, stampata in poche centinaia di esemplari, la prima edizione italiana di un libro subito diventato un classico: Alice’s Adventures in Wonderland. L’opera di Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson) era uscita in Inghilterra nel 1865, ma solo sette anni dopo veniva ripubblicata contemporaneamente dalla londinese Macmillan e da Lœscher in Italia. A cimentarsi nell’impegnativa traduzione del testo inglese ricchissimo di invenzioni lessicali è Teodorico Pietrocola Rossetti, un italiano espatriato in Inghilterra a seguito dei moti risorgimentali. A Londra è ospite a casa di uno zio e proprio qui inizia a frequentare un circolo letterario e artistico in cui conosce Lewis Carroll, che è amico anche del cugino, il poeta e pittore pre-raffaellita Dante Gabriel Rossetti.
È così che Le Avventure d’Alice nel Paese delle Meraviglie escono in coedizione Macmillian-Lœscher: con lo stesso formato, copertina e illustrazioni di John Tenniel (italianizzato in Giovanni come si usava al tempo) della prima edizione inglese. Quella italiana pare che sia anche l’unica traduzione personalmente approvata dall’autore. Una piccola curiosità emerge dalle lettere di Lewis Carroll, che scrivendo a Macmillian definisce Ermanno Lœscher come «my Italian friend», a testimonianza del rapporto privilegiato che aveva con il nostro paese.
Le avventure di Alice hanno avuto un’enorme fortuna in tutto il mondo e, anche solo restando in Italia, alla prima edizione di 150 anni fa ne sono seguite moltissime altre. Infatti ancora oggi nelle librerie e biblioteche se ne posso trovare tante anche molto diverse fra loro: illustrate, a fumetti, con testo inglese a fronte, riccamente annotate… Per usare le parole dello scrittore Aldo Busi, che ne ha curato una recente traduzione[1]:
Di Alice si potrebbe forse dire che è il testo che non è e pertanto il testo perfetto: esso è sempre spostato un po’ più avanti o un po’ più indietro di dove ognuno pensa di averlo còlto – spesso acchiappato […] è un testo da inseguire e che invariabilmente ci troviamo alle spalle, che bussa, che chiede permesso per superarci, che ha più tempo di noi e tuttavia non ha tempo da perdere, e ognuno starà al gioco secondo il proprio passo, il proprio ritmo, il proprio passato presente.
Ecco forse spiegato il motivo del successo così longevo di un libro che negli anni ha saputo allargare la sua influenza anche ad altri ambiti artistici. L’opera di Lewis Carroll ha infatti generato un’intera industria, che va dagli adattamenti cinematografici e televisivi, alle giostre nei parchi a tema, fino ai videogiochi e altri prodotti di ogni genere.
Alice è diventata subito un personaggio immensamente popolare in Europa e non solo, ha ispirato molte eroine simili a lei nella letteratura e nella cultura pop, molte delle quali si chiamano anche allo stesso modo in omaggio alla «bella bambina bionda dagli occhi azzurrissimi». Figura di culto anche in Giappone, da quando il paese si è aperto all’Occidente alla fine del XIX secolo, Alice è stata un soggetto molto sfruttato in vari manga (come quelli del collettivo CLAMP) e una fonte di ispirazione per la moda giapponese. Ci sono poi alcuni musical – soprattutto in inglese – che raccontano le sue avventure e sembra che ci sia un po’ di Alice persino nel famoso singolo dei Beatles Lucy in the Sky with Diamonds, in cui John Lennon avrebbe tratto ispirazione dai libri di Carroll per le immagini fantastiche evocate nel testo della canzone.
Un discorso a parte meritano le tantissime trasposizioni cinematografiche del libro, e dovendo scegliere solo qualche titolo fra le decine che sono stati girati, due spiccano su tutti: la versione più recente e dark diretta da Tim Burton, in cui il regista statunitense crea un universo fantasy che è un vero piacere per gli occhi. Quest’opera mescola riprese di attori in carne e ossa con effetti visivi (usando la tecnica del motion capture) e ha anche vinto due premi Oscar nel 2011 per i migliori costumi e la miglior scenografia. E poi non possiamo non citare il classico film d’animazione Alice nel Paese delle Meraviglie prodotto dalla Disney nel 1951, in cui si inseriscono anche alcuni elementi tratti dal successivo libro di Carroll Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò.
Ma il primo film in assoluto ispirato alle avventure di Alice risale addirittura al 1903, ed è intitolato appunto Alice in Wonderland: si tratta di un cortometraggio britannico muto, che per l’epoca era un vero concentrato di effetti speciali all’avanguardia. L’unica copia rimasta di questa pellicola è conservata nell’archivio nazionale del British Film Institute, ma è molto danneggiata nonostante gli accurati restauri a cui è stata sottoposta (ed è visibile qui).
Insomma, questa fiaba senza età è un libro che ha saputo permeare ogni recesso della cultura pop, e che continua ad affascinare da oltre 150 anni generazioni di lettori. O come diceva il poeta britannico Wystan Hugh Auden[2]:
Un bambino o una bambina a cui piacciono i libri di Alice continuerà a goderseli anche da grande, anche se la sua “lettura” di ciò che significano probabilmente cambierà.
Note
[1] https://bur.rizzolilibri.it/libri/alice-nel-paese-delle-meraviglie-11/
[2] Forewords and Afterwords (1973), p. 291.