Abbracci gratis

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“Mi può abbracciare, per piacere?” Me lo sta chiedendo una gentile ragazza totalmente sconosciuta, seguita da un bel gruppetto di amici.

 

L’avevo vista avanzare fra la folla e avevo sorriso guardando il cartello. A questo devo la sua domanda rivolta in tono speranzoso e un po’ timido. Non ho fatto a tempo ad allargare le braccia che mi sono ritrovata stretta in un affettuoso abbraccio, fra il tripudio dei suoi amici. Possibile che nessuno fino a quel momento avesse voluto rispondere a quel delizioso invito?
Mi ha ringraziato molte volte, neanche le avessi fatto chissà quale regalo speciale. L’ho ringraziata anch’io. Mi ha sorpreso quest’esperienza insolita e divertente.
Li avevo già visti una volta dei ragazzi con il cartello “Abbracci gratis” in pieno centro città, in attesa. Non ho idea di quante persone siano andate effettivamente ad abbracciarli, qualcuno li guardava con un po’ di diffidenza.
Free Hugs
è un’iniziativa che nasce in Australia e si diffonde a livello internazionale soprattutto nel 2006, a seguito di un video diffuso su youtube, tanto da originare una vera e propria campagna di “Abbracci gratis” (Free Hugs Campaign). Tutto ha origine dall’esperienza di un giovane, noto con lo pseudonimo di Juan Mann, costretto da vicende personali a ritornare in Australia dopo un lungo periodo di permanenza a Londra.

Nessuno ad attenderlo all’aeroporto di Sidney, nessun sorriso o abbraccio di bentornato. Guardandosi intorno, e osservando le risate e i calorosi abbracci dei viaggiatori in arrivo con gli amici e i familiari, sentì la mancanza di qualcuno pronto ad accoglierlo, felice di vederlo e abbracciarlo. Così nacque l’idea degli Abbracci gratis, con il dichiarato scopo di offrire un atto di gentilezza disinteressata a uno sconosciuto.
Mann decise quindi di avventurarsi in una frequentata zona pedonale della sua città con un grande cartello, Free Hugs. Per un quarto d’ora i passanti si limitarono a guardarlo, finché una piccola, anziana signora si fermò, gli raccontò la sua tristezza, lui si chinò e si abbracciarono. Da allora Mann è diventato un testimonial per varie iniziative, i suoi Abbracci gratis si sono diffusi in tutto il mondo, si sono formati gruppi organizzati per località, sono state create pagine Facebook e giornate apposite e vengono forniti consigli online su come comportarsi anche per evitare problemi con le autorità locali.
La nostra società, a differenza di altre, partecipa di una cultura del “non contatto”: non ci si tocca fra estranei e generalmente ci si scusa se inavvertitamente sfioriamo qualcuno per strada; sentiamo disagio se uno sconosciuto invade la nostra bolla d’aria, quello spazio ristretto intorno a noi che delimita la nostra individualità e segna il confine con il resto del mondo. Quando siamo in un autobus affollato, a stretto contatto con sconosciuti, mettiamo in atto dei meccanismi di autodifesa, ci irrigidiamo, guardiamo nel vuoto.
È quindi facile provare un certo senso di sconcerto di fronte all’abbraccio di un estraneo. Ed è interessante notare come, in un momento in cui i social network hanno facilitato, ma smaterializzato le relazioni interpersonali, si senta il bisogno di un contatto vero, in presenza.

Mi ha messo di buon umore quell’abbraccio sconosciuto. A volte basta veramente poco.

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Elena Franchi

È storica dell’arte, giornalista e membro di commissioni dell’International Council of Museums (ICOM).
Candidata nel 2009 all’Emmy Award, sezione “Research”, per il documentario americano “The Rape of Europa” (2006), dal 2017 al 2019 ha partecipato al progetto europeo “Transfer of Cultural Objects in the Alpe Adria Region in the 20th Century”.
Fra le sue pubblicazioni: “I viaggi dell’Assunta. La protezione del patrimonio artistico veneziano durante i conflitti mondiali”, Pisa, 2010; “Arte in assetto di guerra. Protezione e distruzione del patrimonio artistico a Pisa durante la Seconda guerra mondiale”, Pisa, 2006; il manuale scolastico “Educazione civica per l’arte. Il patrimonio culturale come bene dell’umanità”, Loescher-D’Anna, Torino 2021.
Ambiti di ricerca principali: protezione del patrimonio culturale nei conflitti (dalle guerre mondiali alle aree di crisi contemporanee); tutela e educazione al patrimonio; storia della divulgazione e della didattica della storia dell’arte; musei della scuola.

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